L'America in allarme per il Golfo

L'America in allarme per il Golfo L'America in allarme per il Golfo (Segue dalla 1° pagina) troscena rimasti sino a ieri nascosti. Oli eventi hanno incominciato a precipitare sabato. Quel giorno, i servizi segreti americani hanno appreso che l'Iran contemplava atti terroristici contro i Paesi arabi che appoggiano l'Iraq: in particolare, progettava di fare saltare pozzi di petrolio nell'Arabia Saudita e nel Kuwait. Il presidente Carter ha subito convocato i suoi consiglieri politici e militari ed è giunto alla conclusione che solo l'Immediata soluzione del conflitto potrebbe evitare il peggio. A tale scopo, ha detto che pressioni devono essere esercitate sull'Iraq e sull'Urss perché la penetrazione irachena in territorio Iraniano si arresti. Sembra che in merito Carter abbia inviato una serie di messaggi agli alleati, prima di tutto alla Francia, che ha buoni rapporti con Baghdad. Domenica mattina, Warren Christopher, che aveva partecipato alla riunione alla Casa Bianca, è apparso alla tv. Egli ha sottolineato i seguenti punti: 1) la guerra, ha detto, «non è più limitata». «Dagli scontri a terra si è passati ai bombardamenti e alle battaglie navali... Essa potrebbe estendersi a tutto il Golfo». 2) «Oli iracheni hanno il controllo della provincia iraniana del Khuzistan» e «bisogna prendere in considerazione la possibilità che vogliano annettersela, dato che è ricchissima di petrolio e con una popolazione prevalentemente araba»; 3) Oli Stati Uniti «si opporrebbero fortemente a uno smembramento dall'Iran». «Sono sicuro — ha aggiunto Christopher, accennando all'eventualità di un intervento sovietico — che l'Urss sa che considereremmo estremamente grave un suo tentativo di entrare nell'Iran in qualsiasi maniera». B sottosegretario di Stato ha concluso che «gli Stati Uniti intendono mantenere aperti gli stretti di Hormuz» e che «Francia e Inghilterra condividono la nostra determinazione». Egli ha precisato che Washington si era consultata a tale proposito non solo con l'Europa, ma anche con Paesi arabi come l'Arabia Saudita. Christopher ha rifiutato di dire se la flotta Usa dell'Oceano Indiano si preparava a entrare nel Golfo Persico. Ma il Pentagono ha annunciato subito dopo che essa si stava spostando nel Mare Arabico, e che all'interno del Oolfo stesso si trovava già la squadra cosiddetta del Medio Oriente, composta di cinque unità navali. Tutto questo metteva in allarme l'Onu, dove il Consiglio di sicurezza aveva vanamente trascorso l'intero sabato discutendo il conflitto. La riunione del Consiglio è incominciata domenica sera in un'atmosfera molto tesa. A differenza di quelle che l'avevano preceduta è stata pubblica. Fin dalle prime battute si è capito che i retroscena del giorno prima avevano influito su tutti i 15 membri. B Pakistan infatti ha subito ritirato le riserve avanzate su una risoluzione «che avrebbe potuto compromettere la mediazione del presidente Zia». L'Iraq ha detto di voler collaborare, e persino l'Urss ha modificato il proprio atteggiamento negativo. La mozione presentata dal Messico è cosi passata all'u- nanimltà- Ennio Carette

Persone citate: Ennio Carette, Warren Christopher