La «banda dei dieci» voleva uccidere Mae di Alain Jacob

La «banda dei dieci» voleva uccidere Mae Tra breve il processo a Pechino La «banda dei dieci» voleva uccidere Mae Insieme alla vedova del presidente e agli altri membri della «banda dei quattro», saranno giudicati i seguaci di Lin Biao NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PECHINO —Il processo alla «banda dei quattro» che si aprirà tra breve, sarà in definitiva un processo a una «banda dei dieci», n procuratore generale della Repubblica popolare, Huang Huoqing, ha annunciato di aver deciso di collegare il caso della vedova di Mao, Chang Ching, e degli altri tre membri dell'ufficio politico arrestati con lei nell'ottobre del 1976 (Wang Hongwen, Zhang Chunquio e Yao Wenyuan) a quello di altri imputati legati al complotto di Lin Biao del 1971. Questi ultimi erano noti, un tempo, come «i quattro generali» dell'ex ministro della Difesa: Huang Yongsheng (capo di stato maggiore dell'Esercito) Wu Faxian (comandante dell'Aviazione), Li Zuopen (commissario politico della Marina) e Qiu Huizuo (capo dei servizi logistici). Ad essi si aggiungono un altro militare, il generale Jiang Tengjiao, che nel '68 assunse la direzione del quartier generale delle forze aeree; e l'ex segretario politico di Mao, Chen Boda, uno dei principali ideologi della rivoluzione culturale. n procuratore generale "ha precisato che nessun procedimento sarà aperto contro imputati deceduti, il che esclude soprattutto un processo postumo a Lin Biao (scomparso, secondo la versione ufficiale, in un incidente aereo in Mongolia il 13 settembre del 1971). Huang Huoqing ha indicato quattro capi d'accusa: «sedizione e complotto al fine di rovesciare il potere della dittatura del proletariato»; «calunnia e persecuzione di dirigenti del partito e dello Stato con l'intenzione di impadronirsi del potere» ; «esercizio di una dittatura fascista con persecuzione e repressione dei dirigenti e delle masse»; «tentativo di uccidere il presidente Mao e di organizzare la ribellione annata controrivoluzionaria». Sono considerati solo i «crimini controrivoluzionari commessi in violazione del codice criminale», non «gli errori di lavoro, compresi quelli di linea politica». n processo che sta per aprirsi non è presentato come un processo politico; gli accusati sono soprattutto giudicati per infrazioni ai testi esistenti all'epoca dei loro «crimini», vale a dire le prime leggi promulgate subito dopo la liberazione, nel 1949, per la repressione dei «controrivoluzionari» ostili al potere comunista. Quanto all'accusa di aver tentato di uccidere il presidente Mao, che permette di porre quest'ultimo nella posizione della vittima, sembra soprattutto riguardare gli ex generali di Lin Biao. Il famoso «progetto 571», attribuito al defunto generale (o a suo figlio?) prevedeva in effetti l'eliminazione fisica, qualora fosse stato necessario, del fondatore della Repubblica popolare cinese. Sembra che siano stati compiuti parecchi tentativi di attentare alla sua vita nei primi giorni del settembre 1971, soprattutto durante il riaggio che Mao fece in quel periodo da Shanghai a Pechino. TI processo che sta per aprirsi a Pechino lascia poco spazio all'imprevisto. Un anno fa il presidente Hua Ouofeng aveva annunciato che nessun membro della «banda dei quattro» sarebbe stato condannato a morte. Un mese fa Deng Xiaoping aveva precisato che gli accusati non avrebbero detto nulla che potesse sporcare la memoria del presidente Mao. Per maggior sicurezza, comunque, il processo — che si pretende pubblico — si svolgerà davanti a un pubblico selezionato e senza osservatori stranieri. Alain Jacob Copyright Le Monde, e per l'Italia La Stampa

Luoghi citati: Italia, Mongolia, Pechino, Shanghai