«Buffoni » pericolosi

«Buffoni » pericolosi OSSERVATORIO «Buffoni » pericolosi Il neonazismo tedesco — a 35 anni dalla fine della guerra — si presenta diviso in due parti. Quella ufficiale, rappresentata dal partito nazionaldemocratico di Germania (npd) ammesso anche alle elezioni, si assottiglia sempre più, dopo i successi elettorali del 1969, quando ottenne il 4,6% dei voti, ora è ridotto allo 0,3% e ha meno di 8 mila iscritti. Quella dei gruppi paramilitaii più o meno segreti ha invece sempre più seguaci. Il più noto, il «Gruppo sportivo militare Hoffmann», al quale apparteneva il presunto attentatore di Monaco morto nell'esplosione di venerdì sera. Tenuto d'occhio da anni dalla polizia e dal Servizio di protezione della Costituzione, il Gruppo capeggiato dal «Ffihrer» Karl Heinz Hoffìnann è stato messo fuori legge soltanto nel gennaio di quest'anno perché si ispirava a idee anticostituzionali. Il suo obiettivo era lo «Stato totale». Benché nella centrale dell'organizzazione, un castello nella Germania meridionale, la polizia abbia trovato un vero arsenale (c'erano perfino un cannoncino contraereo e un carro armato, insieme con camion militari, jeeps e motociclette, nonché centinaia di armi da guerra, munizioni e uniformi con emblemi nazisti e il teschio) nessuno dei circa 80 iscritti fu arrestato. La benevolenza delle autorità nei confronti dei giovani nazisti nasce dal fatto che nessuno li ha mai presi sul serio. Le «truppe» di Hoffmann infatti agivano alla luce del sole: facevano le esercitazioni militari in campagna, le adunate in uniforme sulla pubblica strada. «CVii siamo noi?», gridava il «Fuhrer» al termine delle riunioni in divisa. «/ granatieri d'Europa», rispondevano in coro i gio¬ vanotti. «Per che cosa lottiamo?». «Per la vittoria del movimento». «Chi sono i nostri nemici?». «Il bolscevismo e il capitale». Invero era difficile considerare un pericolo per l'ordine pubblico e per la democrazia questo pugno di fanatici che giocavano alla guerra. Eppure le autorità sapevano, per esempio, che dietro ai «buffoni» (cosi li chiamavano i politici) c'erano il giornale neonazista Deutsche Nationalzeitung di Monaco, e la «Lega di combattimento dei soldati tedeschi» (veterani di guerra, quasi tutti ex «SS») a loro volta finanziati da due dei più grandi industriali del settore alimentare, multimiliardari noti anche fuori dei conrmi della Germania. Tuttavia in vari rapporti sul neonazismo fatti negli ultimi anni si legge più volte che «i gruppi sono sotto controllo» e che «non costituiscono un pericolo acuto per il nostro libero italo di diritto». Le statistiche del ministe ro degli Interni rivelano che gli estremisti di destra han no compiuto 52 attentati nel 1978 e 117 nel 1979; che contro 760 persone sono state aperte istruttorie penali l'anno scorso e che 365 di esse sono state condannate. Ma di ciò fino al massacro di Monaco di Baviera non si era mai parlato. Questi «buffoni» andavano regolarmente in Libano dove, in quanto antisionisti, tenevano contatti con l'Olp e — a quanto pare — ave vano un campo per esercì fazioni militari. Evidente mente — scrivono ora alcuni commentatori tedesch accusando le autorità di avere sottovalutato il pericolo neonazista — mei siamo occupati solo del terrorismo di sinistra ed eravamo ciechi all'occhio destro». Tito Sansa Karl Heinz Hoffmann: il suo obiettivo era lo «Stato totale»

Persone citate: Hoffmann, Karl Heinz Hoffmann, Karl Heinz Hoffìnann, Tito Sansa Karl Heinz

Luoghi citati: Europa, Germania, Libano, Monaco, Monaco Di Baviera