Il vitello già aumentato di 250-500 lire il chilo

Il vitello già aumentato di 250-500 lire il chilo Dopo il blocco per gli estrogeni Il vitello già aumentato di 250-500 lire il chilo Per ora solo all'ingrosso - Potrebbero rincarare anche manzo e vitellone - Molti allevatori decidono di chiudere le stalle dal nostro inviato speciale MILANO — Lo scandalo degli estrogeni, con l'ordine di sequestro dei vitelli e la successiva modifica, ha provocato già gravi danni: la carne è rincarata all'ingrosso da 250 a 500 lire il chilo, gli allevatori non sanno se continuare a fare il loro mestiere o chiudere le stalle (alcuni lo hanno già fatto), i grossisti hanno i frigoriferi pieni di «tagli» bloccati, la carne sotto esame si deteriorerà (per le analisi occorrono una decina di giorni). Vediamo punto per punto questa intricata vicenda. •Le vendite sono bloccate, il commercio all'ingrosso s'è ridotto a sero», dice Elio Ragno, segretario generale del Cil (Consorzio importatori macellatori). «7 camion pieni di carne ci vengono respinti. Quella sequestrata, se e quando risulterà immune da estrogeni, sarà difficilmente recuperabile, comunque avremo un danno di 500-700 lire il chilo». I prezzi aumenteranno? «Se la gente, come sta facendo in questi giorni — dice Ragno —, mangerà meno carne bianca, ci sarà bisogno dì più carne di vitellone, marno, pollo, suino, eccetera». Allora, i prezzi? «J pressi probabilmente aumenteranno, forse d'un dieci per cento». Queste previsioni si sono immediatamente avverate. Infatti, sui mercati all'ingrosso, già venerdì i vitelli costavano da 250 a 500 lire in più il chilo. L'aumento non si è ancora riversato al dettaglio, perché la richiesta di carne di vitello è scarsissima e quindi i macellai non ritoccano i listini: lo faranno forse la prossima settimana. Da lunedi prossimo potrebbero rincarare anche i «tagli» di manzo e vitellone, carni che dovrebbero supplire al minor consumo di carne di vitello, che rappre sentava quasi un quarto dell'intero consumo nazionale di carne bovina. Lo sciopero dei consumato ri, che la Lega italiana per la difesa degli animali aveva indetto per oggi 27 settembre, ha quindi già avuto l'effetto che voleva provocare: il minor consumo di carne. La «bomba» fatta esplodere dal pretore di Latina avrà conseguenze negative molto gravi. E' giusto, infatti, tutelare la salute del consumatore, ma non basta un'ordinanza per mettere ordine in un settore caotico come quello dei controlli sugli alimenti. Per l'esame dei centomila quintali di carne sotto sequestro ci sono solo gli istituti zooprofilattici provinciali (ma non tutte le province ce l'hanno, tant'è vero che per il Piemonte e Liguria ve n'è uno solo). Un esperto, il dr. Sergio Andruetto, addetto alle analisi nell'Istituto piemontese, ci spiega in che cosa consistano le prove. Sugli animali interi si fa un esame istologico, cioè sulla prostata. Ma sulle carni già macellate si deve fare l'esame biologico: si prelevano, cioè, parti di carne dei vari «tagli» e con queste si nutrono per 4-5 giorni delle topine impuberi; poi le topine vengono uccise e si esamina il loro utero: se nelle carni che hanno ingerito c'erano degli estrogeni, l'utero è molto ingrossato, anche dieci volte più del normale. E' quasi certo che, senza il contrordine dato giovedì dal pretore di Latina, che ha limitato i quantitativi di carne da esaminare, tutti i 100 mila quintali sarebbero andati perduti, anche se non avevano estrogeni. Comunque, un danno ci sarà certamente, anche perché il consumatore è frastornato da troppe notizie contraddittorie; la conseguenza quasi certa sarà un minor acquisto di carne bianca (o forse di carne di bovini in generale). Il che potrebbe anche non esse¬ re un male, dato il passivo della bilancia commerciale. Ma questa indicazione non doveva avvenire in modo traumatico, con l'ordinanza d'un pretore: avrebbe invece dovuto essere oggetto di una programmazione nel settore agricolo. Questo è quanto affermano gli allevatori, che si sentono i più colpiti dal provvedimento. •In Italia — dice il direttore dell'Unione agricoltori di Brescia Agostino Mantovani, esperto in questo settore zootecnico — vi sono 5 mila aziende che allevano ogni anno un milione 300 mila vitelli a carne bianca, con un impegno economico di circa 800 miliardi». Ora che cosa faranno? Mol ti hanno già deciso di chiude re le stalle. «Se ciò dovesse avvenire in modo massiccio — aggiunge Mantovani —, avremo non una, ma tre Fiat, perché ci sarebbero almeno 40 mila disoccupati». Livio Burato

Persone citate: Agostino Mantovani, Elio Ragno, Livio Burato, Mantovani, Ragno, Sergio Andruetto

Luoghi citati: Brescia, Italia, Latina, Liguria, Milano, Piemonte