A Massa tutti respingono l'ultimatum Montedison di Bruno Marchiaro

A Massa tutti respingono l'ultimatum Montedison Dopo la nube tossica uscita dallo stabilimento A Massa tutti respingono l'ultimatum Montedison MASSA — L'atmosfera in città per la vicenda della Montedison oi è fatta nuovamente calda in seguito al comunicato della direzione che, in sostanza, minaccia la chiusura dello stabilimento se non riprende subito la produzione. La nube tossica, che invase Massa nella notte sul 17 agosto scorso provocata da un incendio in un magazzino di stoccaggio di fertilizzanti, è ormai dissolta da tempo ma le conseguenze, com'era prevedibile, restano. Lo stabilimento è fermo in seguito all'ordinanza del sindaco, il socialista Umberto Barbaresi, la maggioranza della popolazione in questo caso sostiene gli amministratori. I movimenti per la difesa dell'ambiente, anche se su posizioni diverse più o meno intransigenti, chiedono che la Montedison cambi genere di lavorazione, non produca più sostanze che possano essere pericolose sia dentro sia fuori dello stabilimento. Ma ci sono 1 settecento dipendenti, di cui almeno cinquecento già sospesi, che rischiano di perdere il lavoro e il loro problema grava ora, più che la spaventosa nube giallonera del 17 agosto, sui contrasti tra Montedison e Comune, La Montedison di Massa dal 1072 produce fertilizzanti per l'agricoltura e tra dipendenti diretti e altri di attività indotte dà lavoro a quasi 900 persone; è certamente una delle aziende trainanti per l'economia locale. Ma la serie degli incidenti è abbastanza lunga e da tempo gli abitanti dei quartieri vicini allo stabilimento lamentano l'inquinamento dell'aria che provoca gravi disturbi. La notte sul 17 agosto l'incendio e la nube tossica che ha fatto fuggire mezza città. Il sindaco ha ordinato il blocco della lavorazione ed ha interessato del problema i ministri della Sanità, delle Partecipazioni statali e dell'Industria. L'azienda ha risposto con la sospensione della maggior parte dei dipendenti e con la richiesta della Cassa integrazione a zero ore. Ora è venuto 11 comunicato del direttore generale della divisione agricoltura della Montedison, Eugenio Passaro, che si può cosi riassumere: lo stabilimento non è pericoloso, l'ordinanza del sindaco è illogica, immotivata, illegittima. Se non ci permettono di lavorare dovremo rivedere tutto il nostro programma. Che cosa significa rivedere il programma? Cambiare tipo di produzione come auspicano a Massa o chiudere lo stabilimento? Già in precedenza, subito dopo l'incidente, la direzione della Montedison aveva fatto sapere di non poter più rispettare l'accordo stipulato con il Comune nel 1972, secondo il quale il permesso di produzione viene concesso dal sindaco ogni sei mesi sempre che le ispezioni agli impianti diano garanzie per la salute dei lavoratori e della popolazione. Quindi il coma nicato del direttore Passaro suona quasi come un ultimatum: o ci lasciano lavorare o chiudiamo. La risposta del sindaco Barbaresi è decisa e chiara «Non prendiamo neppure in considerazione questo comunicato — ci ha detto — loro dicono di avere un programma, ne abbiamo uno anche noi e lo seguiamo. Ci siamo rivolti al governo, abbiamo interessato i ministri della Sanità, dell'Industria e delle Partecipazioni perché ci preoccupa l'occupazione e anche la salute pubblica. Il ministro Aniasi ha nominato una commissione di cui fanno parte rappresentanti del Comune, della Regione, del ministero della Ricerca scientifica e della Sanità». Augusto Puccetti è il segretario del movimento medicina democratica sorto con lo scopo di tutelare l'ambiente di lavoro e di salvaguardare la salute pubblica in generale. «Noi da anni denunciamo che la fabbrica è pericolosa — dice — ne abbiamo discusso anche con lavoratori della Montedison di Milano, con sindacalisti e rappresentanze dei partiti. Tuttavia, proprio pensando al problema dell'occupazione, siamo contrari alla sua chiusura, chiediamo che non si producano più sostanze pericolose e soprattutto che gli operai e la popolazione siano messi al corrente di ogni tipo di lavorazione così da prevenire incidenti». Bruno Marchiaro

Persone citate: Aniasi, Augusto Puccetti, Barbaresi, Eugenio Passaro, Passaro, Umberto Barbaresi

Luoghi citati: Milano