Bacchetti: «Oggi è preistoria» di Giampaolo Dossena

Bacchetti: «Oggi è preistoria» COLLOQUIO SULLA SUA VITA, LA POESIA, LA CULTURA Bacchetti: «Oggi è preistoria» A 89 anni legge ancora i nuovi autori, ai quali ha dedicato epigrammi terrìbili - «Cosa significa adesso il concetto di cultura?» - «I primitivi anticiparono quello che è diventata la civiltà moderna» - «Tutto il cosmo è in combustione e collisione: non possiamo che avere, se l'abbiamo, una risposta religiosa» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SALSOMAGGIORE — Bocchelli, come sta? Dice: «Guarisco lentamente», con un temo in cui la fiducia prevale sulla pazienza. Ha compiuto 89 anni e a vederlo non sembrano tanti Dopo la siesta, sta in poltrona, con un pigiama rosa e un lenzuolo ben drappeggiato, nella saletta ombreggiata di un palazzo in un parco, un po' grand hotel, un po' clinica di lusso. «Passa le acque» a Salsomaggiore, come fa sempre sullo scorcio dell'estate. Quest'anno ha rimandato il ritorno alla sua casa di Milano per qualche disturbo alle gambe. Il disturbo che gli ha anche impedito di andare a ricevere il premio speciale «Campiello* assegnatogli a Venezia. Un ennesimo premio. Cosa ne dice? — Cosa vuole, me l'hanno dato e io l'ho accettato con gratitudine. Non sono in condizione di rifiutare premi. Cosi... E' certo che in materia di premi si profila immediatamente la polemica intorno al Premio Nobel. Ma non la voglio fare. Sembra assorto, parla sottovoce, con lunghe pause. Ma a trascriverle dal registratore tutte le sue frasi hanno una compiutezza cesellata. E le polemiche di casa nostra? Su gli altri autori premiati e no? Li legge? — Certo, ne leggo. Non ne dico niente in pubblico. Parlarne, sarebbe un compito che comporterebbe delle fatiche, delle attenzioni, che oggi, per me, in queste condizioni, sarebbe assurdo affrontare. Per cui questa è una domanda a cui non rispondo, in sostanza. Prima di dire «in sostanza» Bocchelli fa una pausa densa di significati, e ride. Nel suo libro più recente, In grotta e in valle (Mondadori) ci sono anche degli epigrammi terribili, divertentissimi Se non vuol parlar male dei contemporanei non vogliamo divertirci a parlar male almeno di Niccolò Tommaseo? — Da giovane ho spiritoseggiato a carico di Tommaseo, il quale era un uomo pieno di caratteri scontrosi e difficili e ingiusti. Però era un genio. E non solo: è uno dei quattro grandi poeti lirici dell'Ottocento italiano. Insieme a Leopardi e a Manzoni. E il quarto? — Direi, in grado minore, da scegliere fra gli altri. Il quarto posto lo lascerei come una candidatura. Ride di nuovo. Cinque anni fa, rispondendo a un'inchiesta sulla «cultura italiana; aveva dichiarato: —Voglio limitarmi a giudicarla in tre momenti. Prima del '14 compi una grande, ricca, necessaria riforma di se stessa. Nel ventennio fascista, o fascistico, salvò altamente la propria forza, dignità, e produttività, salvo eccezioni che non contano. Oggi, dopo la guerra del '39, quanto più ci penso tanto più campeggia dentro di me un interrogativo. Sul concetto di cultura in generale. Oggi direbbe ancora così? — Vedo che già allora avevo idee abbastanza chiare. In grotta e in valle riprende questo interrogativo, questo dubbio sulla cultura in generale. E' giusto dire che In grotta e in valle parla delle origini della cultura e della sua probabile fine? — Come se la preistoria fosse una prefigurazione di quel che è diventata la civiltà umana. Ma è una ipotesi poetica. Io non gli dò un significato scientifico. Quei preistorici son divisi in due categorie, quelli di valle e quelli di montagna. Avviene, come devo dire?, avviene con una certa misura di arbitrio. Però, non assurdo. Che ci fossero certe divisioni, che per esempio in valle fossero pescatori e in collina fossero cacciatori, è un dato che si desume anche dai musei. In questo senso questa umanità supposta, fantastica, avrebbe precorso le forme del vivere umano. Son cose che si accettano o si rifiutano. Come la poesia in genere. Lei ha descritto oggi la preistoria come nel '35 descrisse l'Africa, no? — Certo. In Africa ci sono stato dopo avere scritto dell'Africa. Sono romanzi. Na¬ turalmente un fatto simile suppone delle capacità fantastiche. Credo di averle. Ma nel libro ci sono anche delle cose «vere: Come questo anello che ha al dito. — L'anello è ancora quello. L'hanno dovuto un po' rinforzare perché con gli anni si era consumato. E il diamante che c'è adesso gliel'ha regalato sua moglie TI diamante che c'era incastonato prima s'è perso... — Nella sabbia. In Versilia. A Porte dei Marmi. Sulla spiaggia. Sarà una quarantina d'anni fa, penso. Adesso non sto a rifare il conto. Me l'aveva dato mia madre. Mia madre proveniva da una famiglia di tedeschi emigrati in Svizzera per ragioni politiche. Erano dei liberali. Dovettero fuggire nel '49 (1849, n.d.r.). Mia madre era nata e cresciuta in Svizzera, sul Lago di Costanza. Amava molto la musica, era una donna molto colta, molto di gusto. Un animo elettissimo, gene¬ roso quanto mai E buono. Nella poesia Gli anelli, datata 1976-78, pubblicata in questo libro In grotta e in valle, lei racconta che «a ogni figlio ebbe una gemma in dono / da nostro padre nostra madre, e ognuno / la propria un giorno ereditò da lei». Dove sono finite queste gemme? — Per la nascita di una bambina mio padre aveva dato a mia madre una perla. La perla, mia sorella suora l'ha data, come qualunque cosa di suo possesso, prendendo il velo, all'Ordine in cui è entrata. Dei miei tre fratelli, uno è morto in Russia, sul Don, ufficiale di artiglieria. Un altro, Mario, pittore, è morto in un incidente stradale in America, nel Tennessee, a Memphis. Si stava fermando laggiù. Una sera, in un. incidente, urtò contro una macchina della polizia, ma credo che avesse torto lui. A ogni modo è sepolto là. L'ultimo è morto che sono poche settimane. A lei toccò il diamante, «fin che dal castone / logoro usci, si perse nella sabbia...», come dice un'altra poesia, datata 3 febbraio 1978: Cadde e s'immerse nella [sabbia fonda di una spiaggia tirrenica il [diamante dell'anello, ricordo di mia [madre all'ultim'ora : serba ed ha [recato figura della luce che fu [sua, nella terrestre polvere, la [sabbia. Ma polvere è, di mondi, [l'universo, e in essa immersa l'anima [vi reca il simbolo immortale della [luce da prima a poi del tempo [nostro umano, del tempo che umanizzò in [noi. nel suo mistero, [l'immortalità. Mi sembra una delle fiabe più belle che lei abbia raccontato. —La parte mia l'ho fatta. Ma in questo universo «polvere di mondi», quale «figura di luce» resta? In grotta e in valle sembra recare un messaggio, molto pessimistico, su un futuro a breve scadenza. — Bisognerebbe esser profeta. Sembra che ci aspetti o già ci circondi un mondo di polvere desolata. Lei a un certo momento viene a parlare della Pietà «RondaninU di Michelangelo. Ad altri può venire in mente n pianeta irritabile di Volponi o qualche brutta immagine di fantascienza catastrofista... — Questo non appartiene all'argomento umano comprensibile. Sfugge all'umanità. E' certo che tutto il cosmo è in combustione e in collisione. Come si vedono stelle che si scontrano e producono nuove costellazioni, nuove nebulose, calore, vita, cosi dobbiamo ammetterlo anche per la Terra. Davanti a questo non possiamo fare altro che avere, se l'abbiamo, una risposta religiosa. Se non l'abbiamo dobbiamo tacere, n meglio è tacere. Giampaolo Dossena

Persone citate: Manzoni, Niccolò Tommaseo, Tommaseo, Volponi