Cacciatori veri e «tribù dei pum pum» di Clemente Granata

Cacciatori veri e «tribù dei pum pum» Quattro morti e 20 feriti il bilancio dell'apertura della caccia Cacciatori veri e «tribù dei pum pum» Così vengono definiti, dagli autentici sportivi, coloro che sparano su tutto provocando, a volte, tragici incidenti - Si accendono le polemiche in vista del referendum a, , della c I mette cne 1 es i i n o Da un capo all'altro d'Italia, all'alba di domenica, la caccia s'è dunque aperta per una stagione che durerà sino alla fine di dicembre e che, secondo le speranze del fautori del referendum abrogativo, dovrebbe essere l'ultima stagione, l'ultima funesta occasione per il compimento di stragi di selvaggina con 1 gravi squilibri e dissesti di carattere ecologico che esse comporterebbero. E anche l'ultima pagina di una storia dolorosa per altri aspetti: le tragiche morti tra i rappresentanti dell'attività venatoria dovute a imprudenza, imperizia. A dispetto di quelle stesse regole di comportamento, una sorta di codice deontologico, che le varie associazioni di cacciatori si sono date. La giornata inaugurale di domenica con la catena e il peso dei lutti e del ferimenti, sembra fatta apposta per dar corpo e alimentare polemi che: quattro morti, più di venti persone ricoverate all'ospedale e alcune In condizioni disperate. Un padre ha ucciso il figlio nelle campagne di Novafeltria, in provincia di Pesaro; un giovane ha ucciso il padre nelle campagne di Matera. Due altre disgrazie mortali In provincia di Firenze e nel Lodigiano. Le cronache inoltre segnalano feriti nel Vercellese, nei dintorni di Sanremo, in Emilia, in Sardegna, nelle Marche. Alla Federazione della caccia della provincia torinese che con altre tre associazioni, l'Enalcaccla, la Libera caccia e l'Arclcaccla, raccoglie gli appassionati piemontesi dell'attività venatoria, di fronte a questo tragico elenco della giornata inaugurale, oppon gono cifre, statistiche tenden ti a dimostrare che i morti e i feriti di domenica non rappresentano un dato particolarmente allarmante, se si pensa per esemplo al fatto che In tutta Italia sono quasi due milioni coloro che impu guano la doppietta, se si pen sa al bilancio delle morti cau sa te da incidenti In montagna o da incidenti automobilistici. E sottolineano anche che In provincia di Torino non è segnalato nulla di drammatico e che la media dei cinquanta incidenti annui, registratasi dal 1970 ai nostri giorni, concerne eventi non molto drammatici anzi talora del tutto «normali» (nella statistica degli incidenti sono comprese per esempio anche le slogature riportate da un cacciatore o le ferite, non dovute necessariamente a un colpo d'arma da fuoco, subite dal cane). Anche tra gli stessi appassionati è però chi ameserclzio dell'attività venatoria non è più «quello di una volta* fondato su esperienze e saggezze antiche e che al gruppo del 'Cacciatori veri* si è aggiunto, talora sovrapponendosi, quello che è chiamato .esercito degli sparatori*. Vale a dire, gente che imbraccia il fucile in mo¬ dlc«rcsmpriPp do scriteriato, incurante dell'incolumità altrui. E a questo gruppo, qualificato in modo spregiativo la « tribù dei pum pum* sarebbero da addebitarsi oltre agli Incidenti talora funesti, le stesse stragi di selvaggina che molti denunciano. Annotava poco tempo fa l'etologo Floriano Papi, dell'Università di Pisa che i cacciatori veri «si prefiggono una caccia diffici¬ le, l'abbattimento di esemplari di una sola specie, marciano per ore su terreni impervi, si accontentano di un numero limitato di capi, imparano a conoscere i posti, le abitudini delle prede...*, ma constatava che simili cacciatori non sono più del 5-10 per cento. E Italo Cremona scriveva con amarezza. Ironia e sarcasmo: •Fors'anche per aver conosciuto cacciatori eccellenti e veri buongustai, oggi la caccia mi ripugna e cosi sto a letto mentre gli altri vanno di fretta a scaricare tonnellate di energia su un passerotto». E' la «tribù dei pum pum» che i veri cacciatori considerano uno dei loro «nemici peggiori» (e indicano anche località, regioni dove essa «si annida»). E accanto alle gesta di una tale tribù collocano l'azione dei diserbanti responsabile anch'essa della scomparsa di alcuni volatili. «In alcune zone del Piemonte e specialmente nella provincia di Torino — affermano — non vediamo più una quaglia e una starna ne manco se la cerchiamo per settimane. Ci diranno: "E' colpa vostra, avete distrutto la specie". Già, ma come la mettiamo con le rondini? Sono scomparse anch 'esse dalle nostre parti e mica si potrà sostenere che le abbiamo cacciate noi». E' polemica vecchia di alcuni anni e destinata a rinnovarsi più virulenta che mal ora che sull'attività venatoria pende la spada di Damocle del referendum. Clemente Granata

Persone citate: Floriano Papi, Italo Cremona