Tolstoj e Manzoni scrittori impegnati

Tolstoj e Manzoni scrittori impegnati TRA REALISMO E UTOPIA Tolstoj e Manzoni scrittori impegnati E' difficile giudicate un'opera letteraria. Una distinzione da tener sempre presente è tra realismo e mitologia. Bisogna parlar bene del primo e male della seconda. Naturalmente non è facile, perché ambedue hanno a che fare con la realtà. Ma mentre il primo si sforza di rappresentarla in modo veritiero, la seconda la mitizza. Quando la mitizzazione è evidente (è il caso di D'Annunzio e in genere di tutti i nazionalisti) il riconoscimento è facile. Ma c'è una mitizzazione più sottile, quella di Croce e in genere degli storicisti, che può sembrare realismo e non lo è. Croce e compagni infatti non tirano fuori i fauni e le ninfe come fa D'Annunzio; della mitologia pagana sono anzi acerrimi nemici: esaltano la realtà così come l'ha modellata la storia e derìdono coloro che la vorrebbero cambiare in modo antistorico. Cioè, gli utopisti. Domanda: non sono costoro i campioni del realismo? Niente affatto: altrimenti il maggior scrittore realista moderno, ^eone Tolstoj, che era un utopista dichiarato, dovrebbe es sere ascrìtto tra i mitizzatoti e, dato che siamo in Italia, tra dannunziani. In effetti l'amore delle cose, che è indispensabile per uno scrittore, si concilia benissimo col desiderio di cani biarle, cioè con un progetto utopistico di riforma della società: altrimenti la letteratura impegnata non potrebbe stere. Naturalmente una letteratura impegnata degna di questo nome è esistita un tempo, non quando è stata inventata la parola. Era un impegnato Leone Tolstoj, anche se non sapeva di esserlo, non certo Sartre e Vit torini. I quali volevano sì cambiare la realtà, ma con la realtà stessa (quella messa in piedi dai comunisti). In altre parole, non avevano nessun progetto di riforma della società in testa. La letteratura impegnata consiste in una teoria (utopistica) e in una pratica (realistica). Logico che una cultura solo realistica come lo storicismo abbia visto in Sartre e in Vittorini i soli scrittori impegnati del nostro tempo. Manca agli storicisti il senso del dover essere (che essi considerano utopistico). Particolarmente inadeguata è una cultura simile (e la letteratura mitizzatrìce che ne consegue) al giorno d'oggi, quando un uomo di cultura e uno scrittore devono rendersi conto che il loro amore per la vita rischia di essere annientato, in quanto è minacciata di annientamento la vita stessa. Rebus sic stantibus, nella cultura come nella politica. La realtà non deve essere affatto esaltata, ma a essa va contrapposta una civiltà del futuro, che è molto difficile far diventare realtà. Sarebbe infatti il contrario di quello che abbiamo sotto gli occhi: sotto gli occhi abbiamo gli Stati sovrani armati, che sono sempre esistiti e che ci condurranno alla rovina. Ho detto che il contrasto è tra il realismo e la mitizzazione. Con espressione più semplice, avrei potuto dire che il contrasto è tra il vecchio e il nuovo. Poiché la gente è conservatrice, anche quando si dichiara rivoluzionaria, è molto difficile far prevalere il nuovo. Specie'se il nuovo va contro il principio della sicurezza nazionale, che è un pregiudizio inveterato. Noi italiani dovremmo essere vaccinati contro di esso, data la tristissima esperienza fatta. ★ * Nei settantacinque anni della monarchia liberale e fascista, quasi tutte le risorse disponibili sono state spese per le forze armate: in un vano tentativo di rinnovare i fasti dell'antica Roma. E la gente non s'è ancora resa conto che la miseria è una conseguenza inevitabile di quello sperpero insensato. Sperpero insensato che tutti i popoli fanno: e infatti sono tutti in miseria. Come può la gente rendersene conto se nessuno gliel'ha mai detto? Durante la repubblica democratica, queste spese inconsulte sono diminuite; non si sono però estinte, come sarebbe stato necessario. E il ministro della Difesa, socialista per giunta, si lamenta di questa diminuzione! Un crociano di stretta osservanza, Manlio Ciardo, mi ha accusato di aver osato dire che, se la prima bomba atomica fosse caduta a Mergellina anziché a Hiroshima, Benedetto Croce avrebbe fatto finta di non accorgersene. Ciardo dice press'a poco così: «Non è vero che Be¬ nlbcbplbddpcqqrbdtzbrtspcfs nedetto Croce avesse sottovalutato l'importanza della bomba atomica. Il 7 agosto 1945, chi gli stava vicino lo sentì borbottare: "Ma allora la storia può anche finire?"». Ciardo non si avvede di darsi la zappa sui piedi. Quel borbottio non è infatti la riprova dell'intelligenza di Croce, ma della sua malafede. Se la storia può anche finire, è evidente che la pace diventa di colpo la questione più importante. E' questo che avrebbe dovuto dire Croce a gran voce, invece di borbottarlo tra sé. Egli avrebbe dovuto farne il punto di partenza di una nuova considerazione della storia, che l'avrebbe condotto a ripudiare lo storicismo. Croce si sarebbe dovuto dire che quello che aveva sempre combattuto, cioè il programma illuministico di cambiare il corso della storia, facendola finita con gli Stati sovrani armati e con la guerra, era in realtà sacrosanto. Invece si intestardì in una polemica coi comunisti sulla questione della libertà. Ma allora cosa contava più la nuova convinzione che la storia può anche finire e che di conseguenza la pace è di gran lunga la cosa più importante? Ho scritto, e lo ripeto qui, che il dissidio fra i liberali e i comunisti, o fra i liberali, i cattolici e i socialdemocratici da una parte e i comunisti dall'altra sulla questione della libertà (questione che dalla fine della guerra occupa le menti di tutti) è una faccenda secondarissima rispetto alla pace. Che vincano i primi o i secondi, non me ne importa un fico secco, perché in entrambi i casi la vita sarà estinta. ★ ★ Nel giudicare le opere letterarie, Croce avrebbe dovuto attenersi alla distinzione a cui ci atteniamo noi, la mitologia dannunziana e storicista da rifiutare, il realismo da esaltare. 'Si fosse attenuto a questa distinzione, non avrebbe commesso l'errore madornale di considerare i Promessi sposi un romanzo di edificazione religiosa: quasi una lunghissima predica. Al contrario avrebbe capito che l'illuminista Manzoni è il più grande scriuore impegnato che abbia avuto il nostro Paese. Car,0 Casso,a

Luoghi citati: Hiroshima, Italia, Roma