Rimorchiatori ancora in sciopero a Marghera si rischia la paralisi di Giuliano Marchesini

Rimorchiatori ancora in sciopero a Marghera si rischia la paralisi Il porto veneziano bloccato da ventidue giorni Rimorchiatori ancora in sciopero a Marghera si rischia la paralisi Ma si profila qualche speranza - Gli «autonomi» hanno consentito l'uscita a tre equipaggi per il traino di due navi - Dura critica della Cgil ai 200 scioperanti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Quel che più preoccupa è 11 riflesso sulle aziende di Marghera. Lo sciopero degli addetti ai rimorchiatori blocca il porto di Venezia da ventidue giorni. E ieri si è giunti al limite del collasso nella zona industriale: c'era il rischio di una fermata forzata di alcuni impianti per mancanza di rifornimenti, centinaia di operai della Montedison si trovavano di fronte alla prospettiva del ricorso alla Cassa integrazione. Dopo ore di tensione, gli equipaggi in agitazione hanno deciso di provvedere al traino nello scalo di due navi ancorate in rada: questa deroga è venuta dopo che il sindacato autonomo FedermarCisal ha preso contatti con il ministero della Marina Mercantile per un incontro in cui si cerchi di risolverò la logorante vertenza. Per il momento, dunque. Porto Marghera «riprende fiato*. Ma tolto questo «straordinario» approvvigionamento, i duecento marittimi che aderiscono alla Federmar-Cisal vanno avanti nella dura disputa con la direzione della «Panfido», che gestisce il servizio dei rimorchiatori a Venezia. Resta al centro della controversia quella bozza di accordo siglata il 16 luglio scorso dagli «autonomi» e dai rappresentanti della società: verso la fine del mese scorso, tutto è stato rimesso in discussione, ed è cominciato questo sciopero le cui conseguenze sono pesantissime per il porto veneziano. Mirko Trevisan, esponente della Fedennar, dice: « Io sono in servizio da quarantanni alla Panfido, e non ho mai visto una vertenza cosi lunga. Una volta sottoscritto l'accordo, in luglio, in pochi giorni noi eravamo riusciti a riportare lo scalo alla normalità. Ma poi quell'intesa è andata all'aria» I dirigenti della società concessionaria del servizio dei rimorchiatori sono fermi nel loro atteggiamento: rispondono che la bozza avrebbe dovu to essere la premessa di un contratto univoco, ripetono che ora sarebbe assurdo adottare trattamenti diversi per quanti aderiscono al sindacato autonomo e quanti rientrano nell'organizzazione confederale. E prospettano anche problemi di carattere economico. Dal 29 agosto a questa parte, mentre i rimorchiatori restavano all'attracco alla Riva degli Schiavoni, nella rada di Venezia s'è avuta la «congestione»: decine di petroliere e mercantili all'ancora, nell'attesa di uno sbocco di questa vertenza. Incontri, riunioni, tentativi di mediazione da parte del prefetto: non c'è stato niente da fare, dato che le posizioni del personale in agitazione e quella dei responsabili della «Panfido» rimanevano distanti. Per lo scalo veneziano stato un enorme accumulo di difficoltà, un andare verso la paralisi. Gli industriali dicono che questo sciopero costa due miliardi al giorno. E' lunga la fila delle navi bloccate di fronte alle bocche di porto, molti altri mercantili hanno dirottato. E Porto Marghera ha accusato vistosamente il peso di questa situazione: l'assottigliarsi delle scorte e la mancanza di approvvigionamenti hanno inflitto un'altra crisi alla zona industriale. Quella di ieri, a Venezia, è stata una giornata particolarmente inquieta: da Marghera si avvertiva che entro poche ore si sarebbe fermata la lavorazione in alcuni settori, se nrntuitd non fosse giunto in porto uh rifornimento. Erano in affanno soprattutto gli stabilimenti della Montedison. Dopo una mattinata di trattative incerte, a tratti confuse, s'è trovata la soluzione di emer- genza: i duecento addetti ai rimorchiatori della Federmar-Cisal si dicevano disposti a far giungere due navi al «terminal» del canale dei petroli, a condizione che si promuovesse una riunione al ministero della Marina Mercantile per tentare di risolvere la controversia. A quanto pare, qualche contatto preliminare, per questo incontro con il ministro, c'è stato. Cosi, gli «autonomi» veneziani hanno consentito l'uscita a tre equipaggi per il traino delle navi, la •Capo Nord» e la «Saint Jordi», indispensabili alla sopravvivenza di Marghera, ed anche di qualche impianto di Ferrara e Mantova. E' stata una parentesi nell'allarmante vicenda dei rimorchiatori di Venezia. Il porto e la zona industriale continuano comunque a rischiare emorragie. Intanto, su questa interminabile vertenza s'addensano polemiche. In una nota diffusa ieri sera, la federazione lavoratori del trasporto della Cgil della Regione Veneto critica duramente l'atteggiamento dei duecento addetti ai rimorchiatori. «Continua l'irresponsabile decisione di lotta — è detto nel comunicato — del sindacato autonomo, che provoca il blocco del porto di Venezia'. Questa iniziativa, dice la Filt, «è inaccettabile nel modo in cui viene condotta, per gli ingenti e in alcuni casi irreparabili danni al porto di Venezia, all'economia e alla produzione della città e del Veneto*. Giuliano Marchesini

Persone citate: Mirko Trevisan, Panfido