Fuggono in trenta dal Tg2 lottizzato?

Fuggono in trenta dal Tg2 lottizzato? Alla Rai si allarga la polemica Fuggono in trenta dal Tg2 lottizzato? ROMA — Circa trenta giornalisti del Tg 2 si dichiarano pronti a dimettersi dal telegiornale se verrà realizzata la nuova lottizzazione della Raitv fra i partiti al governo e se il direttore Andrea Barbato, sgradito al psi che ritiene d'avere giurisdizione sul secondo canale tv, sarà licenziato. Un documento destinato a venir ufficialmente reso noto oggi, sinora sottoscritto da circa 30 su 70 giornalisti del Tg 2, giudica la minacciata sostituzione del direttore Barbato «anche il segno palese di una sconfessione del lavoro che la redazione nel suo complesso ha svolto dall'inizio della riforma ad oggi»; respinge «l'ipotesi di un mutamento di direzione che significhi l'assegnazione del Tg 2 a qualsivoglia partito»; annuncia nel caso l'abbandono collettivo del giornale (non dell'azienda). Tra i primi firmatari del documento sono tre giornalisti molto popolari, «facce» esemplari del Tg 2: Mario Pastore e Italo Moretti, conduttori del telegiornale, ed Ennio Mastrostefano, responsabile del settimanale «Dossier». Abbiamo rivolto loro tre domande. Perché proprio adesso questa protesta contro la lottizzazione? TI Tg 2 non appartiene all'area socialista sin dalla riforma del 1976? Mario Pastore: «Forse il psi lo credeva ma Barbato non ha fatto il servo, ha fatto il giornalista. Come tale, ha dato per esempio a me, cattolico e moderato, ampio spazio per dire la mia: così, qualche volta vincendo, qualche volta perdendo, anch'io ho concorso a fare del Tg 2 un giornale pluralista. Adesso, accortisi d'aver sbagliato, vogliono cambiare il direttore e soprattutto il giornale. Negli ultimi giorni ho incontrato qualche esponente della de, per sollecitare un atteggiamento che mi garantisse la libertà e professionalità che ho avuto in questi anni. Mi hanno risposto che i democristiani non possono interferire nelle scelte dei socialisti: con ciò dando per scontato che il Tg 2 deve diventare un giornale socialista.. Ora, dal momento che io socialista non sono, non mi resta che andarmene. Nel 1973, lasciai il video per non obbedire a Fanfani: figuriamoci se resto per obbedire a Craxi e a Martelli». Italo Moretti: «Il Tg 2 non è una prefettura, con tutto il rispetto per i signori prefetti, e neppure il consiglio d'amministrazione di una Cassa di Risparmio. E' un giornale del servizio pubblico, nato pluralista perché da noi c'è di tutto: indipendenti e indipendenti di sinistra, socialisti, comunisti cattolici-democratici democristiani repubblicani, socialdemocratici liberali Non possiamo accettare il principio che a scegliere il direttore sia un partito, qualunque partito». Ennio Mastre-Stefano: «Dal 1976 anno della riforma, abbiamo conosciuto al Tg 2 tali spazi di professionalità e libertà, da permetterci un'esperienza giornalistica che a me, vecchio della Rai come sono, non era mai stata consentita. E' un'esperienza preziosa per il pubblico, anche per me: e io intendo difenderla da una lottizzazione che è esattamente il suo contrario». l.t. (Continua a pagina 2 In ottava colonna)

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