Quei furfanti in Arcadia di Carlo Carena

Quei furfanti in Arcadia I mezzadri in Toscana tra '800 e '900 Quei furfanti in Arcadia Pietro Clemente, Vera Pietrelli, Mariano Fresta, Mima Coppi, Gianna Fineschi: «Mezzadri, letterati e padroni», ed. Sellerio, pag. 214,- lire 7000. Quando Federico Tozzi scrìve, verso il '10 Con gli occhi chiusi (in ristampa recente presso gli Editori Riuniti), ci dà, nei primi capitoli soprattutto, un quadro agghiacciante della Toscana campestre d'inizio secolo: non solo i rapporti fra proprietari e coloni ma il clima delle famiglie e di quella società così elementare, immobile, crudele. Alla fatica e alla miseria si unisce una violenza continua, un sopruso sfumato o aperto, sociale e carnale. I documenti sono in quest'altro libro, con una ricerca di testi e tradizioni L'ampio studio del Clemente disegna, in apertura, una fotografia del mezzadro e della sua condizione in Toscana nell'Ottocento e analizza testi inchieste, contratti istruzioni almanacchi e lunari, giungendo poi sino al primo dopoguerra. Più sicure le prime fonti le discussioni còlte soprattutto; più cauta la posizione da assumere davanti ai testi popolari (come, negli studi successivi quelli poetici), che pure incuriosiscono molto, ma possono contenere deformazioni difficilmente interpretabili Quello che ne esce ben chiaro è il cliché del mezzadro nel modello padronale. Dovunque emergono e si focalizzano tratti di straordinaria costanza: il contadino ladro; poltrone; spergiuro; pigro; infingardo; litigioso; astioso; irriverente. A quest'esemplare il padrone e la legge assicurano un trattamento squisito. Il patto colonico è cosi descritto nel 1860 dal Sismondi (rimangono da gustare i diminutivi vernacolari): «Il mezzalolo riceve dal padrone un podere già avviato, colla casuccia necessaria per l'abitazione, e col bestiame e il picciol capitale di attrezzi rurali, di foraggi e sementi che abbisognano pel lavoreccio»; e ancora: «Vende poco, compra poco, non ma- neggla denaro, ma nessuno pure gliene chiede... Sobri sono per indole i contadini toscani; ma i loro pasti sono salubri e svariati.. Il lavoro incomincia col primo spuntare dell'alba e non cessa se non col cadere del giorno. La varietà, la libertà e la speranza sono i tre pregi che rendono graditi i lavori campestri». Un furfante in Arcadia. Certo è una situazione che vai la pena di conservare il più a lungo possibile E qui entrano in scena quei veicoli di cultura e di ideologia che sono i lunari: taluno velatamente progressista per impostazione o col passar del tempo, i più paternalistici e tutori Se ne tro vano di tutti i colori. Nell'Almanacco dei Campagnoli del 1867 si legge dapprima: «Contadini, siate con i vostri padroni obbedienti, rispettosi e amateli come vostri benefattori, perché ne hanno tutte le qualità. Non vogliate invidiare loro le ricchezze, le comodità della vita, mentre voi siete più felici di loro nella vostra povertà perché con il vostro sudore fate pane per voi e ricchezza per la nazione»; poi una novellina del buono e del cattivo contadino, alla fine pentito, con la formula programmatica: «Anderò da Nunziatina una volta la settimana, pregherò il priore a ricevermi tra i suoi vegliatori, imparerò a leggere e a scrivere alla meglio, cosi avrò speso meglio il mio tempo ; e se il padrone me lo permette sposerò Nunziatina e allora starò a casa la notte e il giorno nel campo a lavorare vigorosamente». Il contrasto del contadino buono e cattivo si ritrova stranamente anche nei canti popolari e nelle 'Veglie; per tradizione lontana o per amara ironia o per desolato fatalismo. Ma come la parte sociologica del volume termina accennando alle lotte contadine tra le fine dell'Otto e il Novecento, così la seconda folkloristica non manca di documentare scanzonati e vigorosi cantari dei nostri Anni Quaranta e Cinquanta, che smontano l'idillio e, come i trattori rendono un ameno cimelio la Coltivazione toscana del Davanzali così spazzano via un quadro tristo non solo per chi l'ha sofferto ma anche per chi l'ha creato. Carlo Carena

Persone citate: Campagnoli, Federico Tozzi, Gianna Fineschi, Mariano Fresta, Mima Coppi, Sellerio, Sismondi

Luoghi citati: Arcadia Pietro Clemente, Nunziatina, Ottocento, Toscana, Vera Pietrelli