I Paesi Opec disposti ad aprire un nuovo dialogo con l'Occidente di Mario Ciriello

I Paesi Opec disposti ad aprire un nuovo dialogo con l'Occidente La strategia dell'alleanza petrolifera sarà definita a Baghdad I Paesi Opec disposti ad aprire un nuovo dialogo con l'Occidente I negoziati dovrebbero svolgersi all'Orni, ma Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna propongono che alcune trattative si svolgano al Fmi e alla Banca mondiale LONDRA — L'Opec è pronto ad allacciare un «dialogo» con l'Occidente per un nuovo mordine economico mondiale'. Cosi hanno deliberato ieri i ministri del Petrolio, degli Esteri e delle Finanze, dell'Organisation of petroleum exporting countries, durante la seconda giornata della loro conferenza a Vienna. E' una decisione importante, che ha spinto in secondo piano il negoziato ancora in corso nella capitale austriaca sull'indicizzazione dei prezzi del greggio e sui livelli di produzione. Anche su questi temi, si è avuta una crescente convergenza di vedute. Le proposte Opec per il nuovo dialogo Nord-Sud diverranno note soltanto alla fine del grande vertice che l'Alleanza petrolifera terrà a Baghdad all'inizio di novembre. I leaders dei 13 Paesi devono ancora accordarsi su tutti gli aspetti della loro futura strategia diplomatica, non pochi dissensi dividono i «falchi» dalle «colombe». Su un punto, però, il convegno viennese ha già trovato un'intesa: il dialogo dovrà svolgersi nel quadro dei «negoziati globali» all'Onu. Per l'Occidente è una notizia gradita e, allo stesso tempo, imbarazzante. Se comune infatti è il desiderio, tra le nazioni industriali, di avviare una nuova trattativa planetaria Nord-Sud, diverse sono le idee sulla strada da seguire. Negli ultimi giorni, a New York, Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna non hanno approvato il progetto favorito dagli altri membri dell'Onu per il «negoziato globale». Mentre la maggioranza vuole che questo «negoziato» avvenga e culmini durante l'81 entro le Nazioni Unite, i tre grandi occidentali chiedono un'arena più vasta. Perché? Perché non vogliono che l'intero «dialogo NordSud» si svolga in un foro, l'Onu, in cui l'Occidente è in minoranza: vogliono che alcune trattative abbiano luogo in organizzazioni specializzate, come il Fondo monetario internazionale e la banca mondiale, dove le potenze industriali hanno ancora l'ultima parola. L'Opec si è mostrato abile. Con la sua proposta, riuscirà forse a riconquistare parte della fiducia del Terzo Mondo, fiducia incrinata dai dolorosi rincari del petrolio. Hamid Zaheri, il portavoce dell'Opec a Vienna, è stato chiaro. « Questa nostra iniziaUva assumerà forma precisa e concreta al vertice di Baghdad. Ma già fin d'ora tutte le delegazioni vogliono far presente che all'Opec non interessa parlare con i soli Paesi consumatori. L'Opec parteciperà al dialogo inserendosi nel quadro del Terso Mondo». Insomma, nonostante la sua ricchezza, il cartello non rinuncia a presentarsi come paladino dei poveri. E, a tale fine, accrescerà quasi certamente la sua assistenza finanziaria. Nessuno affronterà con ottimismo i futuri «negoziati globali». Anche il vertice Opec del '75 ad Algeri diede avvio a un «dialogo NordSud» che si estlnse però nel '77 senza risultato alcuno. Ma è troppo presto per fare pronostici, bisogna attendere le altre decisioni dell'Opec, soprattutto quella sulla progettata indicizzazione dei prezzi. Un'indicizzazione smorzerebbe forse l'impeto e l'imprevedibilità degli aumenti (si parla di un 10-12 per cento annuo) e, in teoria almeno, potrebbe contribuire a un «dialogo» più disteso. Tutte le notizie giunte ieri da Vienna indicavano progressi. La difficoltà maggiore sembra adesso costituita dai «tempi» dei vari compromessi. L'Arabia Saudita non è disposta a tagliare la sua produzione di un milione di barili al giorno se i «falchi» non accetteranno prima l'indicizzazzione. Riad è in posizione di forza, grazie anche all'appoggio dell'Iraq: ma dovrà fare concessioni e alzerà forse il prezzo del suo greggio, ora a 28 dollari, avvicinandolo al minimo Opec di 32. Mario Ciriello

Persone citate: Hamid Zaheri