Chiusi (anche per polemica) i Rifugi Torino sul Bianco di Remo Lugli

Chiusi (anche per polemica) i Rifugi Torino sul Bianco Stupore e discussioni nel mondo dell'alpinismo Chiusi (anche per polemica) i Rifugi Torino sul Bianco L'ordinanza del sindaco di Courmayeur si riferiva a quello vecchio, invece è risultato che riguardava quello nuovo, eh'è a quota 3375 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE COURMAYEUR — Il sindaco di Courmayeur, Renzo Truchet, ha emesso ordinanza di chiusura del Rifugio Torino, sul Monte Bianco. La motivazione è per le pessime condizioni igienico-sanitarie. Il provvedimento ha suscitato polemiche e stupore nel mondo alpinistico; ma non solo, anche disorientamento, perché è nato con una buona dose di confusione. Esistono due rifugi Torino, uno vecchio del 1850, a quota 3338 metri, nei pressi dell'arrivo della funivia del Monte Bianco; e uno nuovo, denominato rifugio-albergo, costruito nel 1951, distante quindici minuti a piedi dal primo, a quota 3375. Quello vecchio ha cinquantanove posti-letto, quello nuovo centoventicinque, entrambi sono di proprietà del Club Alpino Italiano di Torino-Aosta e gestiti da Sergio Galizzio, di Alba. L'ordinanza descrive il vecchio rifugio, citando la relazione del vigile sanitario Vincenzo Puleio e il parere dell'ufficiale sanitario dottor Pietro Bassi: «... il locale cucina si trova in pessime condizioni igienico-sanitarie; manca la cappa di aspirazione; le suppellettili e tutto ciò che viene utilizzato per la preparazione e la conservazione degli alimenti non sono igieniche in quanto sporche e arrugginite; non esiste cella frigori- fera per le carni, che si trovano appese in una cantina satura di umidità; le camere sono sovraccariche di posti-letto che in totale sono cinquantanove con due soli servisi in pessimo stato Cinquantanove posti-letto, dunque, il rifugio vecchio, non quello nuovo, che ne ha centoventlcinque con sei gabinetti. Per di più l'ordinanza è stata affissa alla porta del vecchio rifugio, venerdì sera 12 settembre, n rifugio-albergo nuovo avrebbe chiuso, come da programma annuale, il 15 settembre, lunedi, per riaprire il 15 giugno dell'anno prossimo' mentre quello vecchio ha un'apertura annuale. Un telegramma spedito ieri mattina dal sindaco a tutti gli interessati, gestore. Cai, carabinieri, precisa che l'ordinanza si riferisce al rifugio-albergo nuovo. Si resta disorientati. ' Si può capire l'affrettata rettifica considerando che cosa è accaduto in questi ultimi giorni. Ad esempio una comitiva di una dozzina di alpinisti, arrivati domenica sera al vecchio rifugio dopo una lunga escursione, esasperati davanti al locale chiuso, stanchi e infreddoliti, con la necessità di trovare un ricovero per la notte (di sera la funivia non funziona), hanno forzato la porta e sono entrati al riparo. •Il fatto è che nessuno può ordinare la chiusura di un rifugio — dice Roberto Lupi, direttore della funivia del Monte Bianco —. Un rifugio che è nato per essere sempre aperto disponibile ed accogliente per chi si è avventurato nella montagna. E' dal 1950 che gli alpinisti ne ■ conoscono l'esistenza e l'hanno sempre trovato disponibile: è assurdo pensare dipoterlo bloccare*. H rifugio nuovo ha, come si è detto, anche la qualifica di albergo e come tale può essere chiuso se non vengono rispettate le norme igieniche; ma allora perché nell'ordinanza si è descrìtto l'altro? Qualcuno pensa che l'errore e la confusione non siano tanto casuali. L'albergo sarebbe stato chiuso come da programma e una chiusura forzata anticipata di pochi giorni non avrebbe suscitato alcun interesse. Di qui l'opportunità di fare un po' di clamore chiudendo per un paio di giorni il rifugio vecchio. Il sindaco dice che cosi non è più possibile andare avanti, e allude all'albergo nuovo: •Da anni ormai avevamo continue segnalazioni di inefficienza e di sporcizia. Da quando questo edificio è stato costruito ed è entrato in servizio, circa 30 anni fa, il Cai non ci ha mai fatto manutenzione, o quasi. Bisogna che prenda provvedimenti*. Sergio Galizzio, il gestore, è amareggiato: lo troviamo ad Entrèves, alla stazione della funivia, è appena sceso con un grosso carico di materiale che sta collocando su un camion: • Torno ad Alba, a casa mia—dice —. Il mio contratto con il Club Alpino scade a febbraio, manterrò aperto il vecchio rifugio, tenuto conto di questo telegramma di rettifica. Poi basta, non ne voglio più sapere. Sono 11 anni che vivo in alta quota, pago 7 milioni all'anno di affitto al Cai, il quale raramente si fa vivo. Una recente bufera ha portato via il tetto di lamiera e se ho voluto che non piovesse o nevicasse dentro l'ho dovuto riparare io, con le mie mani. Il Cai ha pronto un progetto di ristrutturazione. Sono ormai due anni che se ne parla, ma i lavori non incominciano mai. Con il suo provvedimento il Comune avrà forse voluto smuovere la situazione: Nel rifugio-albergo un pasto si paga 8 mila lire, dormire nei cameroni (da 8 a 14 posti) 3 mila lire, mille lire in più per le lenzuola, altre mille per una camera da due a quattro posti. •Parlano di mancanza d'igiene, ma dovremmo guardare qual è la prima causa di questa lacuna — dice Galizzio —. Nel pieno della stagione ogni mattina riempio tre sacchi con l'immondìzia buttata dai clienti sul solo terrazzo. Poi si deve tenere conto della mancanza d'acqua, che dev'essere portata su con la funivia o quanto meno prodotta facendo fondere la neve. A quella quota ogni piccola cosa può diventare problematica». Remo Lugli

Persone citate: Pietro Bassi, Renzo Truchet, Roberto Lupi, Sergio Galizzio, Vincenzo Puleio

Luoghi citati: Alba, Courmayeur, Entrèves, Torino