La 'ndrangheta allarga il dominio dal mare si trasferisce all'interno di Clemente Granata

La 'ndrangheta allarga il dominio dal mare si trasferisce all'interno Ormai la piaga della violenza tocca tutta la Calabria La 'ndrangheta allarga il dominio dal mare si trasferisce all'interno Ricatti, soprusi e delitti anche nella zona di Catanzaro, da tempo immune da gravi manifestazioni di criminalità - Lotte sanguinose per conquistare appalti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE REGGIO CALABRIA — Pomeriggio del 5 settembre scorso in località. Serra San Bruno vicino al Comune di Brognaturo, zona impervia, intrico di boschi, estrema propaggine della provincia di Catanzaro. Da qualche settimana è aperto un cantiere. Una sessantina di operai della «Fincosit» scavano una galleria per l'acquedotto destinato a servire 159 Comuni della fascia ionica e della «piana» di Gioia Tauro. D'improvviso appaiono cinque individui, passamontagna calato sul volto, armi in pugno. Intimano di pagare cento milioni. E' la tangente che garantirà la regolare prosecuzione dei lavori. In caso conrario parlerà il tritolo. L'azienda decide di resistere. I lavoratori, sostenuti dai sindacati, non abbandonano il cantiere. Se si fosse in territorio di Reggio l'irruzione e il ricatto di chiara impronta mafiosa non susciterebbero particolare sensazione. Le intimidazioni e peggio sono divenute purtroppo fatti quotidiani: una patologia che ormai ha assunto il carattere della normalità. Ma il territorio di Catanzaro da parecchio tempo era immune da gravi manifestazioni della criminalità organizzata. La conclusione che ne traggono gli inquirenti, sconfortante ma imposta dalla logica dei fatti, è che la nuova 'ndrangheta vuole estendere la zona di influenza, conquistare nuove piazze. E la «Serra», dove è avvenuta la scorreria, si preannuncia fertile terra di conquista visto che sono program mati lavori pubblici per decine di miliardi. Sì prevede che le minacce alla «Fincosit» non rimarranno un fatto isolato e, ci si domanda se anche in quell'estremo lembo della provincia di Catanzaro non si dovrà adottare l'eccezionale provvedimento del coprifuoco dalle 18 all'alba del giorno dopo deciso dal prefetto di Reggio nei Comuni di Mammola, Cinquefrondi, Gioiosa Ionica per proteggere il cantiere della «Salcos», l'azienda che cura i lavori della superstrada ionica e i cui dirigenti furono sottoposti nel. luglio scorso ad analoghe intimidazioni. Mammola, Cinquefrondi, Gioiosa Ionica, Reggio e oltre Reggio la «piana» di Gioia Tauro: ci avviciniamo attraverso queste tappe all'epicentro del terremoto delinquenziale che scuote la Calabria. Le amarissime cronache quotidiane possono essere paragonate talora ad una sorta di bollettino di guerra dove alle imprese della criminalità organizzata si alternano i successi delle forze dell'ordine, successi significativi, frutto di serietà e di abnegazione, ma non sempre sufficienti a pareggiare il conto con le scorrerie della malavita. Come il 10 settembre scorso, un «mercoledì nero», allorché di fronte agli indubbi progressi delle indagini per i sequestri Forgione, De Andrè-Ghezzi e per l'«Anonima di Mammola», si collocano tre omicidi, uno dei quali nel centro di Reggio e un attentato dinamitardo a Palmi. Il bilancio dell'offensiva criminale in provinia di Reggio dal primo gennaio scorso parla di 400 attentati, 49 rapine, 5 sequestri, 55 omicidi (25 dei quali negli ultimi due mesi), 42 tentati omicidi. Secondo ciò che sostengono alcuni inquirenti della questura di Reggio, può essere errato ricondurre ogni attività illegale alla mafia, vedere sempre e ovunque l'etichetta della 'ndrangheta. In altre parole esisterebbero fenomeni delinquenziali caratterizzati anche da una buona dose di «spontaneismo». E' un'analisi che per quanto riguarda i reati di minore allarme sociale coglie probabilmente un aspetto della realtà. Ma altri investigatori sulla base di esperienze consolidate e di elementi di prova acquisiti nel corso di rilevanti inchieste della magistratura sottolineano che, per quanto riguarda la grande criminalità, esiste sempre un rapporto perlomeno indiretto con quella colossale forma di associazione per delinquere in cui consiste appunto la 'ndrangheta. Le inchieste dei magistrati Colicchia e Cordova culminate lo scorso anno nel «processo ai sessanta» contengono elementi illuminanti al riguardo. E' indubbio però che all'interno dell'attività e del potere mafioso si possono individuare articolazioni, stratificazioni che rendono il fenomeno complesso e talora di difficile lettura e interpretazione. In una radiografia dell'associazione per delinquere denominata 'ndrangheta si possono rilevare in estrema sintesi questi aspetti. Alla base di un'ipotetica piramide troviamo i giovani esponenti della criminalità organizzata (talora nomi nuovi e insospettati) 1 quali si dedicano al sequestro di persona e investono in modo diretto o Indiretto il denaro del riscatto in attività di per sé lecite. ' Nulla si può dire invece di concreto per quanto riguarda la loro partecipazione al traffico della droga, i loro rapporti con la mafia siciliana, i loro legami con il terrorismo. Esistono talora labili indizi ma sono elementi troppo scarsi perché si possa formulare un giudizio serio. Nel corpo centrale della piramide si collocano coloro che si dedicano in prevalenza alle estorsioni Sono gli esponenti della 'ndrangheta che per mezzo delle minacce e dei ricatti (condotti spesso con tecniche più raffinate di quelle adottate contro la Salcos e la Fincosit di cui abbiamo parlato all'inizio) vogliono entrare in modo massiccio negli appalti e nei subappalti dei lavori pubblici. Gli esempi più clamorosi ma non certo unici concernono in un recente passato i lavori per il porto di Gioia Tauro e per il raddoppio della linea Villa San Giovanni-Reggio. Al vertice della piramide si trovano gli esponenti di un potere ormai consolidato, interessati soprattutto, come dicono in questura, ad «amministrare in forme irreprensibili dal punto di vista legale un patrimonio acquisito in passato con tecniche delinquenzialU. E in questo settore si individuano talvolta i legami, i connubi con il potere politico sulla base di un modello che ripete a distanza di dieci anni l'esperienza siciliana. Naturalmente queste distinzioni non devono essere interpretate in modo troppo rigido e schematico. All'interno della piramide mafiosa ci sono rimescolamenti di carte, urti, contraccolpi, lotte a volte furibonde che complicano ulteriormente il lavoro degli inquirenti pieni di buona volontà ma scarsi di numero e non sempre dotati di mezzi adeguati. E la questione è resa ancor più difficile dal fatto che non ci troviamo soltanto di fronte ad un problema di ordine pubblico ma anche politico. Clemente Granata

Persone citate: Colicchia, Cordova, De Andrè, Forgione, Ghezzi