Scambi commerciali con Praga l'Italia rafforza le posizioni di Alfredo Venturi

Scambi commerciali con Praga l'Italia rafforza le posizioni Inaugurata la Fiera delle costruzioni meccaniche a Brno Scambi commerciali con Praga l'Italia rafforza le posizioni DAL NOSTRO INVIATO BRNO — Appuntamento con meccaniche d'avanguardia e con i mille nodi del commercio internazionale qui a Brno, dove il presidente Husak ha inaugurato la ventiduesimo Fiera delle construzioni meccaniche. Nella città morava dominata dallo Spielberg, la tetra fortezza di Pellico e Maroncelli, anche l'attività fieristica è ormai tradizione. Il primo nucleo del grande parco delle espozioni risale al 1928, agli anni della prima Repubblica cecoslovacca. Riflesso di un'evoluta cultura industriale, la Fiera di Brno è anche lo specchio fedele di un sistema politico-economico, e di un sistema di rapporti commerciali che ne è fra le più dirette conseguenze. Gli espositori stranieri sono quest'anno 2300, una trentina i Paesi di provenienza, che le illustrazioni ufficiali distinguono diligentemente fra socialisti e non socialisti L'Italia è presente con una trentina delle sue mag¬ giori imprese meccaniche e elettroniche. Le massime superfici espositive sono occupate, oltre che dalla Cecoslovacchia, dagli altri Paesi del Comecon, Unione Sovietica e Ddr in testa. Questa distribuzione ineguale degli spazi corrisponde esattamente alla struttura territoriale del commercio estero cecoslovacco. Più dei due terzi del totale è assorbito dai Paesi del Comecon Un ruolo di assoluta preminenza è quello dell'Unione Sovietica, titolare del 35% dell' intero export-import di questo Paese. Fra i Paesi occidentali, la Germania federale occupa il primo posto, che è poi il quinto in assoluto, con una quota dell'interscambio del 5,7%. L'Italia, con il suo miliardo e mezzo di corone, somma di valori esportati e importati nel '78, è presente nell'interscambio cecoslovacco con una quota dell'1,2%. Nei mesi più recenti si sono visti segni di un rafforzamento della posizione italiana su questo mercato, soprattutto con i prodotti della sua industria meccanica. Si tratta comungue di valori relativamente modesti Secondo le cifre ufficiali il movimento di prodotti nei due sensi non supera i duecentocinquanta miliardi di lire. Al cambio valutario la corona cecoslovacca quota 5,25 dollari Questi dati come tutti i dati che si riferiscono all'interscambio Cecoslovacchia-Paesi occidentali risentono della struttura del commercio estero di questo Paese, alla quale abbiamo accennato. Preso nel suo insieme, l'occidente •capitalista, non assorbe che un quinto del volume globale dell'import-export cecoslovacco. Di questo squilibrio fra potenzialità e realtà si parla molto, fra i padiglioni di questa ventiduesimo fiera meccanica. Da parte ufficiale si sottolinea il valore di quella forma di 'divisione internazionale del lavoro' che viene di fatto praticata nelle strutture del Comecon In effetti si tratta di una integrazione produttiva, più che di una integrazione economica. La parte che tocca alla Cecoslovacchia, in questo disegno internazionale, è quella tradizionale delle costruzioni ferroviarie, della siderurgia, della meccanica pesante, dell'industria automobilistica: più di recente si è aggiunta la tecnologia delle centrali nucleari E' ovvio che un simile meccanismo conferisce rigidità al sistema. Un altro elemento di rigidità è dato dalla funzione particolare di quel grande mercato di assorbimento che è rappresentato dall'Unione Sovietica. Di laggiù arriva la quasi totalità delle materie prime e dell'energia consumata in questo Paese, ivi comprese diciannove milioni di tonnellate di petrolio all'anno, a un prezzo che è valutato fra il cinquanta e il sessanta per cento di quello praticato dall'Opec. Questo sarebbe evidentemente un vantaggio incalcolabile, sia in termini di prezzo che di garanzia degli approvvigionamenti non fosse il fatto che praticamente l'intera struttura produttiva del Paese è orientata al pagamento della fattura energetica. E'appunto questo l'elemento di rigidità che si diceva, e che comporta una disponibilità relativamente ridotta di prodotti per il mercato occidentale, un mercato qualitativamente diverso da quello russo, che orienta la produzione cecoslovacca. Alle prese con la preparazione del settimo piano economico quinquennale, che scatterà l'anno prossimo, i dirigenti cecoslovacchi cercheranno probabilmente, cosi almeno si dice fra i padiglioni della GFera di Brno, di riorientare la loro struttura produttiva verso beni a più alto valore aggiunto, verso i grandi sistemi per l'investimento industriale. Ma della preparazione di questo piano ancora non si sente parlare: il punto cruciale è probabilmente quello di definire la previsione di sviluppo. Quella del piane precedente, oltre il cinque per cento all'anno, si è dimostrata ottimistica: per un groviglio di cause interne e esterne, alcune fra le quali ci riguardano tutti Alfredo Venturi

Persone citate: Husak, Maroncelli, Pellico, Spielberg