Fare cultura con i tarocchi di Giampaolo Dossena

Fare cultura con i tarocchi MILANO PREPARA UNA MOSTRA SULLE CARTE DA GIOCO Fare cultura con i tarocchi MILANO —Uno degli autori più tenebrosi della casa editrice Adelphl è René Guénon. I suoi libri hanno titoli come Simboli della scienza sacra. La grande triade. L'esoterismo di Dante. Guénon rincorre per esemplo attraverso culture disparate le connessioni fra il Sacro Cuore (di Gesù), il Graal (per chi non lo sapesse era un calice, una coppa), la rosa (intesa come fiore). E si accorge con un brivido che le coppe dei tarocchi corrispondono ai cuori delle carte francesi. Guénon sarebbe cascato in ginocchio se avesse saputo di un'altra corrispondenza, che salda il cerchio dei tre simboli: esistono carte svizzero-tedesche in cui le coppe, o cuori, sono sostituite da rose. Ma chi avrebbe potuto dirglielo, a Guénon? Queste cose, ai suoi tempi (1886-1951) non le sapeva nessuno. Le tradizioni popolari erano state setacciate tutte, canzoni e proverbi, insegne e imagérie; al patrimonio culturale delle carte da gioco non si era ancora prestato attenzione. Solo nel 1972 si fonda in Gran Bretagna un'associazione che si mette a studiare le carte da gioco, e i giochi relativi (Play■ ing Cards Society) con la serietà e il disinteresse che avevano i collezionisti di tempi migliori, come Linneo e Mommsen negli svariati regni della zoologia e delle iscrizioni latine. Quest'anno la Playing Cards Society tiene il suo con¬ vegno annuale a Milano. Sul binario delle carte in sé, come immagini e come mazzi, lunedi 22 settembre si inaugura una mostra nella prestigiosa sede della Sala di Maria Teresa, nella Biblioteca di Brera. I membri italiani dell'associazione hanno scoperto e studiato settanta mazzi di carte milanesi, dal Cinquecento al 1940, alcuni bellissimi, altri sottilmente strani. Il catalogo, molto dotto, ha solo illustrazioni in bianco e nero. Da Oxford Sul binario dei giochi, invece, l'attenzione del convegno si sposta da Milano, varca il Ticino. La fanno da padroni i tarocchi piemontesi. Il Piemonte è una delle ultime terre (con la Foresta Nera, Vienna e poche altre isole, in parte inesplorate) dove si gioca ancora a tarocchi. A edificazione dei membri della Playing Cards Society, che arrivano da Paesi come il Giappone e gli Stati Uniti, dove 1 tarocchi sono totalmente sconosciuti, saranno organizzate partite dimostrative secondo regole piemontesi semplificate. Giocheranno dei volontari, la sera di venerdì 26, nei locali della Regent School. Ci sarà poi un ciclo di conferenze. La più importante, sulla storia dei tarocchi, sarà tenuta, in italiano, da un professore di Logica dell'Università di Oxford, Michael Dummett, sempre a Brera, sabato 27. n professor Dummett è noto (si fa per dire) come scopritore dei tarocchi siciliani, che sono diversissimi da quelli piemontesi. Li giocavano ancora una decina di anni fa in tre paesi, Calatafimi, Tortorici, Barcellona Pozzo di Gotto, e non lo sapeva nessuno. Fu una delle più brutte figure dei folcloristi e degli antropologi nostrani. Il professor Dummett arriva da Oxford con le prime copie, appena stampate, di un suo libro gigantesco sui tarocchi, che pesa due chili e verrà a costare sulle 90 mila lire. Questo libro nettamente si oppone all'Enciclopedia dei tarocchi pubblicata nel 1978 m America da Stuart L. Kaplan (autore di un manualetto sui tarocchi più volte ristampato negli «Oscar» Mondadori). Mentre Kaplan bada ai tarocchi esoterici, divinatori, «per fare le carte», il professor Dummett prende sul serio solo i tarocchi come giochi. I tarocchi nascono tra Ferrara e Milano, verso il 1442-45, come un arricchimento delle carte usuali. Da Milano passano in Francia ai primi del Cinquecento. Il loro stravolgimento, da gioco a superstizione, dal terreno «ludico» a quello oracolare, avviene in Francia non prima del 1780. Tutto quel che si dice sulle origini egizie o ebraiche dei tarocchi è senza senso. Un discorso, questo, che piacerà poco ai lettori di Gué¬ non e di altri autori alla moda 03vola non escluso): cioè a chi ama sentir parlare di reviviscenza della Tradizione, della Religiosità, della Metafisica ecc. In questo sacco, vanno anche la crisi della ragione, la ricerca dei cibi genuini, e chi più ne ha più ne metta. Il professor Dummett, senza lasciarsi tentare da queste «mode culturali», se ne sta saldo alle sue ricerche (d'archivio e sul campo) e ai principi logici oxfordiani. L'Inghilterra è ancora quel Paese dove per esempio Co si legge nei numeri più recenti del supplemento letterario del Times) non ha attecchito la semiologia, non si crede allo strutturalismo, e si dà per avvenuto il collasso della linguistica. Regole ignote Con questi occhi da logico puro, sotto i cespugli gialli e bianchi delle sopracciglia e dei capelli, il professor Dummett si aggirerà fra i tavoli, dove i volontari si esibiranno giocando ai tarocchi. Starà attentissimo. Spera intervenga qualcuno che, senza saperlo, gioca ai tarocchi con qualche regola ritenuta estinta, con qualche variante non anco ta catalogata. 'Lo sa — mi chiede — che in certe valli torinesi giocano a tarocchi con 54 carte invece che con 78? E che ancora negli Anni 30 a Genova giocavano con 97 carte invece che con 78?: Giampaolo Dossena