Alla vigilia della scuola con la paura dell'eroina di Luciano Curino
Alla vigilia della scuola con la paura dell'eroina Angoscia in numerose famiglie Alla vigilia della scuola con la paura dell'eroina In questi giorni una preoccupazione (ma può anche essere paura e perfino angoscia), sconosciuta pochi anni fa, entra in molte famiglie don un ragazzo che sta per ritornare a scuola. E' la droga che preoccupa e spaventa. Questi affanni non sono irragionevoli se è vero, come affermano gli esperti, che l'Italia è il paese che ha il maggior incremento del fenomeno droga. «Sembrano passati mille anni ed era ieri, il 1973, che in Italia venne registrato il primo morto per droga. Fu clamore grande ed era uno» si legge in una recente inchiesta di Roberto Fabiani. L'anno scorso i morti sono stati 129 e si teme che alla fine di quest'anno la cifra non sarà inferiore a 200. 'Mentre l'esercito di quelli che vendono la propria esistema alla polvere arruola 4500 reclute ogni dodici mesi andandole a cercare persino tra i ragazzini: unico paese al mondo insieme alla Germania, l'Italia oggi conta eroinomani di 14 annU. Sicché è ragionevole preoccuparsi. E' invece irragionevole che molti genitori se ne preoccupino soltanto adesso, alla vigilia dell'anno scolastico. Come se il sentiero della droga serpeggiasse soltanto nella scuola, anche in quelle al di sopra di ogni sospetto. Si sa invece che marijuana, hashish e eroina hanno avuto il loro forte numero di «cadetti» (cosi nel gergo sono chiamati gli iniziati alla droga) quest'estate, nei paesi delle vacanze con nomi che evocano serenità, svago e distensione. I! fatto è che sulla droga si è detto tutto e il contrario di tutto, creando disorientamento. E' uscito da Einaudi La droga nella scuola del professor Enzo D'Arcangelo, Università di Roma, che scrive: 'Forse niente nel nostro paese è cambiato così velocemente negli ultimi anni come il problema della tossicomania giovanile: fino a pochi anni fa se ne parlava come di un fenomeno da scongiurare, rispetto al quale bisognava mettere in moto tutti i meccanismi di difesa e di prevenzione possibile, ora invece si è in aperta campagna legislativa per confezionare l'eroina di Stato, sotto la spìnta emotiva del numero dei morti e del numero sempre maggiore dei tossicodipendenti». Il problema è stato sovente trattato con incompetenza leggerezza. Ci sono stati lavori seri e scrupolosi. Ma ci sono anche opere «definitive scritte da chi ha orecchiato qua e là ed ha intervistato tossicomani che quasi sempre gli hanno raccontato frottole. Quanti hanno la franchezza di ammettere, come lo specialista francese dottor Olivenst-ein: «Sono dieci anni che mi occupo di tossicomani. Più vado avanti, meno capisco»? Alla prima «puzza di fumo; (una decina di anni fa in uno zatterone sul Tevere studentelli furono trovati con meno di 50 grammi di hashish) se gui una gara al sensazionalismo, si arrivò a titoli come questo: •Allucinante scoperta in una scuola. Trenta bambini drogati a Roma per "allevarli come tossicomani». Era un'e sagerazione, anzi non era nemmeno esatto, comunque il panico entrò nelle famiglie con figli che andavano scuola. Certamente, ed è bene saperlo, attorno a licei e a medie stanno in agguato spacciatori. Ragazzi sono tentati, ne sono vittime. Qualcuno «fuma» tra una lezione di mate matica e una di storia. Qualcun altro nasconde con le maniche lunghe i «rosari» da iniezione agli avambracci. Ma qnDsqgrrsdtgqncngopmcdpcsdqppciprA questo non accade soltanto nel mondo della scuola. Afferma anzi il professor D'Arcangelo: «I giovani nonstudenti, siano essi lavoratori pieno titolo o appartenenti a quell'esercito composito di giovani apprendisti, lavoratori nascosti, precari, lavoratori-studenti, sono coinvolti forse più pesantemente degli studenti dal fenomeno. Gli adulti, ossia quelli compresi nella generazione dei trentenni e quarantenni, considerati sinora estranei al problema perché muniti di altri valori, siano essi il '68, il lavoro, la famiglia, le istituzioni, risultano ora sempre più coinvolti al punto che ormai si parla di un mercato oscuro che sfugge ancora di più ad una possibilità dì quantificazione proprio perché composto da persone 'rispettabili"». Alle famiglie con ragazzi che stanno per ritornare a scuola e che sono preoccupate dal pericolo della droga si può quindi rispondere che questo pericolo è dappertutto, sempre. La scuola, anzi, può essed'aiuto anche in questo campo. Si sa di ragazzi tentati già «cadetti» salvati da un insegnante che ha saputo parlargli e convincerli. Oppure ha aperto gli occhi agli ingenui genitori del ragazzo. Appena in tempo. Per la lotta alla droga si era parlato di programmi di in formazione per le scuole, ma non esistono, se non qualche iniziativa privata. Scrive D'Arcangelo: «All'assenso, totale di iniziative della scuola (che non dimentichiamo è il maggior luogo di aggregazione sociale con oltre 6 milioni di iscritti) e degli enti locali si devono aggiungere le carenze paurose nella formazione professionale dei "tecnici" che dovrebbero essere poi gli in terlocutori più validi delle masse giovanili su questo come su altri problemi (professori, avvocati, medici, ecc.)». Mancano i programmi di informazione e che cosa deve fare un professore? Descrivere ai giovani i pericoli della droga? Attenzione, avvertono gli psicologi, i giovani amano il rischio. E, poi, un'informazione impartita da professori non specializzati può risultare nociva. O scivolare come pioggia su un ombrello. Per il problema droga manca il programma di informazione. Ma fortunatamente la scuola è ancora ricca di insegnanti che sono anche maestri di vita, sanno suscitare interessi ed entusiasmi. E contro il flagello della droga la prevenzione più efficace è appunto questa: imparare a vivere, avere interessi ed entusiasmo e coraggio. Luciano Curino
Persone citate: Einaudi, Enzo D'arcangelo, Roberto Fabiani
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