Zurigo: «Ci sapremo difendere anche con i bastoni e i fucili» di Remo Lugli

Zurigo: «Ci sapremo difendere anche con i bastoni e i fucili» Gli scontri tra i giovani e la polizia provocano forte tensione Zurigo: «Ci sapremo difendere anche con i bastoni e i fucili» Così dicono i commercianti che si sono visti rompere le vetrine dei negozi Sono favorevoli a un Centro per giovani «ma siano allontanati ladri e drogati» - Nella protesta dei giovani anche la richiesta di vivere senza lavorare DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ZURIGO — Il cortile della Jugendhaus, l'ex officina concessa dal Comune come centro d'Incontro giovanile poi ripresa sabato notte con un blitz della polizia dopo scontri violenti, è separato dal piazzale di sosta degli autobus da una semplice rete metallica. Ma adesso la rete è sommersa da enormi grovigli di filo spinato. Oltre questa barriera, tra i capannoni variopinti sulle cui pareti spiccano disegni e slogans (non politici, ma inneggianti alla liberta, all'indipendenza da tutti, come «No leaders») girano poliziotti in borghese. Al di qua del filo spinato, tra 1 pullman, sostano in chiacchiere gruppetti di giovani, capelli lunghi, collanine sul petto, braccialetti ai polsi: ricordano, commentano, si preparano. Tutti sanno che sabato ci sarà di nuovo battaglia. Un poliziotto al cancello dice che il Comune è in attesa di assegnare di nuovo il centro ai giovani, ma sotto la responsabilità di qualche ente che sia garante davvero, non come faceva il partito socialista che si limitava a pagare l'affitto della Jugendhaus senza cu rarsi se dentro ci andavano solo i giovani d* buone interi zioni o anche i ladri e i drogati. Si attendono nuovi eventi, quindi, in bene e in male. «E' un cancro che ci sta rodendo —dice un commerciante della Bahnhofstrasse —. Bisogna avere il coraggio di estirparlo'. Ecco, in questa vigilia, può essere interessante sentire il polso della città attraverso le varie voci. La prima per sona da interpellare sarebbe 11 sindaco, l'indipendente Sigmund Wieder, ma lui se ne guarda bene dall'accettare incontri con i giornalisti manda a dire che tutto il mondo tempesta di telefonate il municipio perché vorrebbe sapere come mai nella pace della Svizzera c'è il bubbone del fermento di Zurigo: lui non può rispondere a tutti e quindi non risponde a nessuno. Parlano, al posto suo, tutti i commercianti delle vie centrali che sono diventate, durante gli ormai consueti di sordini del weekend, il teatro degli scontri. Parlano, ma quasi tutti chiedono di non essere citati, hanno paura di non perdere solo le vetrine. Per loro la polizia è troppo molle, anche se in alcuni filmati si vedono poliziotti infierire a colpi di manganello. •Saremo costretti a difendere i nostri beni con bastone e fucile.. Toni Keller, 35 anni, proprietario di un negozio di colori, che ha già avuto la vetrina frantumata quattro volte, dice: «Non capisco questa ira dcbelsDvpBnhpmrcv di distruzione, so comunque che la prossima volta se ne becco uno lo ammasso». E' evidente che il clima è pericoloso. Sei tedeschi sabato scorso sono entrati nel ristorante Du Pont, erano turisti, cercavano rifugio perché fuori la polizia sparava lacrimogeni. Bene, il capo del servizi Werne Stelger e i camerieri 11 hanno accolti a bastonate, perché li avevano presi per dimostranti; e Steiger, indifferente all'errore commesso, dice: 'La prossima volta mi rivolgerò all'esercito per tenere lontana la guerriglia dal mio locale». Oli svizzeri pagano le tasse con fierezza e dal momento in cui le hanno pagate pretendono la perfezione in tutto ciò che riguarda 11 Paese. Dice B. Hansruedi, 43 anni, tenente della polizia: «Se lei parcheggia la sua auto oltre il limite deve pagare la multa, è mai possibile che altri possano mettere a soqquadro la città sema pagare la multa? Io non odio i giovani, ma dico che se fanno così sono dei criminali». E' indignato contro questi quattro vagabondi che terrorizzano Zurigo», tuttavia vede positivamente l'esperimento del Centro giovanile perché molti ragazzi hanno alle spalle situazioni familiari difficili ed hanno bisogno di un loro punto di riferimento. «Afa se vi si intromettono dei malfattori e dei capibanda, è evidente che la cosa non può durare». Pietro Mazzola, un italiano che dirige il più famoso ristorante di Zurìgo, il Kronenhalle, dove approda l'elite svizzera e straniera, fa una considerazione: 'Il Centro poteva andare benissimo se gli stessi giovani fossero stati capaci di autogestirsi mantenendo lontani ladri, drogati e politicizeati». A Jorg, 20 anni, apprendista cuoco, che sta sul piazzale degli autobus a guardare con malinconia, oltre il filo spinato, il cortile della Jugendhaus, i a i chiedo se, dopo questa esperienza, in un ipotetico nuovo Centro, loro sarebbero più severi attuando dei controlli. Dice: «ivo, non possiamo andare contro i nostri principi di libertà indagando su ogni nuovo venuto, chiedendogli se si droga o si prostituisce. Certo che gli infiltrati ci hanno creato problemi ma sono nella natura delle cose, non possiamo evitarli». Felix Huwiler, 24 anni, impiegato delle Poste, racconta la sua avventura di sabato. Alle 16 era davanti al museo delle Arti in attesa del tram. C'era clima di prebattaglia e due poliziotti gli hanno dato uno spintone per allontanarlo. Una rabbia improvvisa e la decisione di unirsi ai dimostranti. Dopo cinque ore di scontri, Felix viene bloccato, portato al posto di polizia. Appena entrato, vengo preso i pugni e schiaffi da alcuni poliziotti con il viso coperto da fazzoletti. Mi perquisiscono, nudo, mi buttano in una cella con altri trenta». Viene rilasciato verso l'alba, dopo che un giudice gli ha annunciato che riceverà un mandato di comparizione per avere eretto barricate. Tutti, contestatori, cittadini, polizia, sono concordi nel dire che alla base di questi momenti di rivolta non ci sono fattori politici di tipo tedesco o italiano. Questi giovani, divisi in tanti raggruppamenti, sono d'accordo nel non volere capi e militanze, nel chiedere il Centro per riunirsi e le case a minor prezzo; altre richieste variano a seconda dei gruppi: una diversa qualità di vita, abolizione della meritocrazia e concessioni in base alle necessità; taluni addirittura pretenderebbero di essere mantenuti dallo Stato senza lavorare. Non vogliono la politica, ma la politica cerca di insinuarsi tra loro, attraverso gli estremisti tedeschi. Per ora di italiani venuti dall'Italia non ne sono stati trovati, i figli dei nostri immigrati fanno contorno, ingrossano le file dei simpatizzanti, che pure contribuiscono a riempire le strade durante gli scontri dei weekend. Remo Lugli

Persone citate: Felix Huwiler, Pietro Mazzola, Pont, Sigmund Wieder, Steiger, Toni Keller

Luoghi citati: Italia, Jorg, Svizzera, Zurigo