Primo giorno di «cassa-Fiat»

Primo giorno di «cassa-Fiat» Parla uno dei 78 mila che lavorano tre giorni la settimana Primo giorno di «cassa-Fiat» Padre di due bimbi, operaio di notte alle Presse, giunto 10 anni fa a Torino dal Sud Dice: «Oggi è andata, stanotte chissà se dormirò» - Guardando nel futuro: «£' il dopo che mi preoccupa. Lavoro nero? Non è giusto. Lotterò, ma laggiù non torno» E si è arrivati, ieri, al primo giorno di cassa integrazione, quella già preannunciata da mesi, che interessa (per tutto settembre due giorni la settimana), 78 mila lavoratori Fiat in tutta Italia e di questi circa 58 mila a Torino e cintura. Sono rimasti a casa, in una liberta che non è festa, ma soltanto amarezza, rompendo le abitudini della settimana che s'inizia, di solito, varcando i cancelli della fabbrica per quel guadagno che è vita. Giuseppe Bochicchio, 31 anni, operaio alle grandi Presse di Miraf iori, è uno dei tanti. Non un simbolo, soltanto un esempio : un padre di famiglia costretto, ieri e oggi, a un riposo forzato, messo difronte a una crisi nella quale stenta a credere. Rifiuta la parola «paura», ma durante le ferie ha rinunciato a comprare i giornali: 'Non volevo interessarmi di niente: Di «cassa» parla con distacco: 'Siamo solo al primo giorno. Non si sente. Per ora: All'improvviso rompe la diffidenza: «La preoccupazione non è per me, è per il domani, è per i miei figli, per i figli di tutti noi: E osserva, tenero, Donato, 6 anni, il viso appoggiato al tavolo, la bocca aperta, e Alessandro, 4 anni, che gioca accanto. Riprende con voce tesa: •Alla cassa ero preparato; ero preparato anche ai licenziamenti; ce ne sono tutti i giorni, se ne sono già fatti Ma in vacanza non ci ho voluto pensare. Vedersi prendere in giro, questo è preoccupante. C'è gente che dice di aver paura, altri che si mascherano dietro una battuta. Troppo qualun quismo. Pochi pensano con la loro testa. L'assenteismo? E vero, c'è gente che non lavora. Il costo della manodopera? E' vero. Ma è altrettanto vero che a livello di dirigenti ci so no molti incompetenti E' vero che chi vuole un'auto attende mesi prima di averla. Chi paga, purtroppo, è sempre l'operaio: A Torino è approdato con uno dei «treni della speranza», da Bari, dieci anni fa. Ne aveva 21. «Ho trovato lavoro, mi sono inserito: S'è sposato con Anna, ha messo su casa e famiglia. Da allora la sua vita è scandita dai ritmi della fabbrica: turno di notte, dalle 22 alle 6, ^perché mia moglie va a lavorare di giorno e ai bambini bisogna provvedere: Ogni giornata eguale: 'Torno al mattino, dormo una o due ore, seguo i bambini dò loro da mangiare. Mia moglie torna alle quattro e mezzo; dormo dalle cinque alle nove, poi vado in fabbrica: Ma al rientro dalle ferie, dopo appena due giorni di lavoro, l'orologio è già saltato. 'Dormire di giorno e lavorare di notte è la mia vita. Stasera, invece, vado a dormire. Non so se dormirò: Si corregge, quasi una prudenza per non svelare i pensieri : «/n fondo, sono tranquillo; posso tenere meglio i bambini Ho portato Alessandro all'asilo, ho letto il giornale, sono andato a riprenderlo; ho preparato per pranzo riso al burro, la mia specialità: Ma la risata gU si spegne in gola: «E' una tranquillità solo per la famiglia. Oggi avevo tempo: E in questo «aver tempo» c'è perplessità, rancore, traspare l'insicurezza: domani, il tempo che non passa mai, la necessità di ritrovare un orologio sul quale ritmare le abitudini. 'Domani (cioè oggi, n.d.r.) forse andrò dal maestro di fisarmonica. Sì, domani forse vado a lezione. Non so suonare, ma quando sono giù di morale, tento qualche ritornello. Mi scarico così "quelle" tensioni: Con la fisarmonica, la squadra di calcio: 'Tutti dilettanti della Fiat, è una squadra Uisp; ci paghiamo le spese: Insiste, quasi una riflessione ad alta voce: 'Già, oggi è stato un giorno normale. Stasera, no». E se la «cassa» si prolungasse? 'Giocare al pallone sarà il primo taglio: Sbotta: 'Nonmipreoccupa l'oggi. E'il dopo, questo rinvio costante. Che verrà, dopo? Ancora "in cassa"?QuanU rtorneranno al lavoro? Quanti ne resteranno fuori?: Si sfoga: 'Non è giusto costringere un uomo al lavoro nero. Io l'ho fatto, sfortunatamente, anni fa. Ma non è giusto. Non mi va di prendere il posto a un altro: Accusa: 'Troppe cose non sono giuste. Una famiglia dovrebbe poter vivere adeguatamente, lavorando. Ma solo quando si lavora in due una famiglia è in grado di farcela. I prezzi sono alti: Del futuro parla malvolentieri: 'Chi può dire quel che succederà? Mia moglie lavora e io no? Potrebbero esserci dissidi nelle famiglie. Quando il mare è calmo tutti arrivano all'altra sponda, ma quando è in burrasca, chi ci arriva?'. Viene meno la fiducia riposta, dieci anni fa, in questa città, in questa fabbrica, quando si è lasciato alle spalle il paese, i genitori, la gioventù per cercare lavoro al Nord. 'Sono stato costretto ad andare via dalla mia terra. Certo Agnelli non mi ha chiamato da Bari, ma ci sono stato costretto a venire. Laggiù, ero sema libretti; laggiù, c'è un altro tipo [di sfruttamento. Qui la vita la si affronta subito, con gli occhi: se non lavori, nonmangu. Lui, Giuseppe, ha scelto di lavorare, ha accettato il cambio della notte con il giorno, ha cercato Torino e adesso questa città è la «sua» città. Esplode: 'Perché dovrei andarmene? Ho lottato in fabbrica per anni con dignità, senza bombe né mitra. Non capisco perché adesso dovrebbero sbattermi fuori Io cercherò ancora di lottare. Farò qualcosa. Ma laggiù non torno. I miei figli sarebbero di nuovo costretti a fare la mia fine, lasciare genitori e terra per tornare, quassù, a lavorare. Qui ci sono i ricordi quelli cattivi ma anche quelli buoni No, non torneremo indietro: Simonetta Conti L'operaio Giuseppe Bochicchio tra i figli Donato, 6 anni, e Alessandro di 4 anni

Persone citate: Giuseppe Bochicchio, Simonetta Conti

Luoghi citati: Bari, Italia, Torino