Un anellino e un mano di ehiawi sveleranno il giallo ili Tivoli?

Un anellino e un mano di ehiawi sveleranno il giallo ili Tivoli? Sono ormai due le vittime del misterioso mostro Un anellino e un mano di ehiawi sveleranno il giallo ili Tivoli? ROMA —Una storia macabra, che ricorda nei particolari quella di undici anni fa. Ossa e resti umani, sparsi in un raggio di alcune centinaia di metri, attorno ad una cartiera nei pressi di Tivoli, a. poca distanza dal fiume Aniene. Nel '69, due cadaveri orrendamente smembrati vennero ripescati nel Tevere. Anche allora apparve arduo sin dall'inizio risalire all'assassino, subito indicato dalla fantasia dei cronisti come il «mostro del Tevere». Ma pazienti indagini portarono all'autore dell'efferrato delitto: Vincenzo Teti, e alla identificazione delle vittime: Graziano Lo vaglio e Teresa Poidomani, due pregiudicati uccisi nel corso di una lite, macellati e gettati nel fiume. Questo accadeva nel mese di luglio. A undici anni di distanza, la storia si ripete. Lo scenario è diverso, una cartiera che sorge nei pressi dell'Aniene, affluente del Tevere, ma identico il punto di partenza: i resti sparsi di due cadaveri, e un assassino, un altro «mostro», ancora sconosciuto. TI nuovo «giallo», il «giallo della cartiera» come ormai viene indicato, si sviluppa in due momenti separati: il primo in agosto, quando vengono trovati i resti di un cadavere di cui è difficile indicare persino il sesso; il secondo, sabato scorso, quando altri resti, appartenenti al cadavere di una donna, sono segnalati, con una telefonata anonima alla questura di Tivoli, in una discarica vicina alla cartiera. L'indicazione si rivela molto precisa: in una valigia, gli agenti scoprono una testa umana con ciocche di capelli rossicci, frammenti, forse, di una parrucca. Poco più in là, in una busta di plastica, pezzi di dita, un anellino di rame, un mazzo di chiavi, un reggiseno. Questi elementi hanno permesso agli investigatori, se non altro, di stabilire il sesso della vittima. TI ritrovamento, naturalmente, è stato immediatamente messo in relazione con quello di metà agosto. Era stato il guardiano della cartiera, rientrato dalle ferie, ad accorgersi che la sua cagnetta portava nella cuccia ossa che non erano di un altro animale, ma frammenti di teschio umano. Fu sempre intorno alla cuccia che la polizia recuperò due tibie e altre ossa, tutte semicarbonizzate. Da dove venivano? Per giorni gli agenti pedinarono la cagnetta, sperando che li conducesse nel luogo in cui il cadavere era stato mascosto e bruciato. Ma fu inutile. Fra l'altro, nella zona non era stata segnalata la scomparsa di nessuno. Cosi, poco alla volta il «giallo» perse di interesse, finché sabato scorso, con la nuova, macabra scoperta, non si è riproposto in maniera ancora più drammatica. Una donna uccisa insieme all'altra persona, i cui resti furono trovati nella cartiera? Gli inquirenti pensano dì si, anche se per il momento ogni ipotesi resta valida. Le indagini sull'omicidio scoperto in agosto sinora non hanno condotto a sensibili risultati. Tra i resti ritrovati all'epoca e quelli di sabato c'è comunque una differenza nella tecnica usata per smembrarli: le ossa della cartiera erano state sezionate con una sega elettrica, le ultime con un'ascia. Identico, invece, il periodo cui si fanno risalire i due assassina: venticinque-trenta giorni fa. Le due vittime, in ogni caso, non sono state uccise sul posto. Nemmeno sul movente gli inquirenti hanno per ora ipotesi valide: più che all'opera di un maniaco, in ogni caso, la polizia sembra dar credito alla tesi del regolamento di conti. TI particolare dei resti di mani bruciate trovati in un cartoccio del latte, fa pensare a un'azione non di «bassa delinquenza». Chi ha agito in quel modo lo ha fatto a ragione: voleva cancellare l'ultimo segno di riconoscimento: le impronte digitali.

Persone citate: Teresa Poidomani, Vincenzo Teti

Luoghi citati: Roma, Tivoli