Ogni sabato (da ormai dieci settimane) gli autonomi mettono sottosopra Zurigo

Ogni sabato (da ormai dieci settimane) gli autonomi mettono sottosopra Zurigo Contestano il Comune che li ha fatti sloggiare dalla Jugendhaus Ogni sabato (da ormai dieci settimane) gli autonomi mettono sottosopra Zurigo Il centro della capitale bancaria d'Europa diventa un vero e proprio campo di battaglia Alla domenica sera, però, con grande efficienza, tutti i danni sono già stati riparati OAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ZURIGO — Anche l'ultima ondata di guerriglia è passata, adesso si aspetta la prossima, venerdì e sabato. Ormai il calendario è noto, collaudato da alcuni mesi: la rivoluzione si fa durante il week-end. Detto cosi, sembra una manifestazione folcloristica, uno scherzo, ma uno scherzo non è, anche se effettivamente i disordini avvengono sempre a fine settimana, perché molti dei contestatori sono giovani apprendisti, non hanno tempo negli altri giorni. Non è uno scherzo perché le cose vanno montando: il 28 maggio scorso erano in duecentocinquanta a buttare pomodori contro gli spettatori che entravano al teatro dell'Opera e sabato scorso, decima edizione dei disordini, erano in duemila a fare le barricate nella Bahnhofstrasse e nella Limmatstrasse, le strade che sono il cuore di Zurigo, capitale bancaria, cassaforte d'Europa e non solo d'Europa. Sotto i marciapiedi della Bahnhof strasse ci sono i fortilizi delle maggiori banche svizzere che hanno ospitato ed ospitano ricchezze di tutto il mondo, dai tesori degli zar ai petrodollari degli emiri. La grande arteria e tutte quelle del centro ora pulsano di vita vibrante e perfetta: non c'è più un segno di quello che tre sere fa era un campo dì battaglia e delle conseguenti di- struzioni. Almeno ottanta vetrine erano state distrutte, anche i vetri a prova di proiettile delle banche erano striati a raggiera dalle spaccature. Ovunque, ora, ci si può specchiare sema che l'occhio incontri l'ostacolo di una incrinatura. Una prova dell'efficientismo svizzero: alle sette di domenica mattina, due ore dopo la fine degli scontri, quando i granatieri della polizia municipale incominciavano a rientrare nelle caserme, su ogni vetrina danneggiata c'era già affisso un cartello di una ditta che si dichiarava aperta ventiquattro ore su ventiquattro e disponibile per riparazioni di ogni tipo. Infatti nella serata di domenica quasi lutti i lavori di ripristino erano ultimati. L'unico segno esteriore della rivolta sono, dietro la stazione, i cavalli di frisia intorno alla Jugendhaus, l'ex officina già concessa ai giovani emarginati come centro culturale e poi ripresa sabato dalle autorità con un colpo di mano. E la loro estromissione era sfociata nella nuova violentissima contestazione, che si è conclusa con 338 arresti e una quarantina di feriti. Ma ci sono altri segni oltre questo esteriore: ci sono la paura e il malessere che vanno al di là del perfezionismo, del riordinato splendore di queste strade, al di là dei luccichii nelle vetrine dei gioiellieri, al di là dei monitor che danno le pulsazioni finanziarie nelle vetrine delle banche. Ecco un esempio: cinquanta commercianti di questo cuore zurighese della Svizzera hanno indirizzato, ieri, una lettera aperta al presidente della Confederazione elvetica, George Chevallaz, nella quale dichiarano che si costituiscono in gruppo di autodifesa e chiedono l'intervento dell'esercito. Un altro danno provocato da questa rivoluzione del sabato è la spaccatura del partito socialista. La municipalità di Zurigo si regge grazie ad un delicato equilibrio tra partito socialista, partito liberale, partito democristiano e indipendenti n partito socialista si era reso garante dei giovani contestatori e intermediario tra loro e l'autorità. Da ieri non più: il partito ha rinunciato al suo ruolo e si è spezzato in due correnti. L'ala progressista, capeggiata dal presidente della seziona di Zurigo Funf Schilling, critica l'esecutivo comunale per aver dato ordine alla polizia di chiudere il Centro e di far sloggiare i giovani; l'ala opposta, di destra, capeggiata dalla senatrice Emilia Lieberhterr, afferma che questi sfaccendati non hanno diritto al Centro. Il Centro è, infatti, il fulcro di questa vicenda. La prima richiesta di un locale di ritro¬ vo risale al 1978 con il 'Globus Kavalle», i disordini che avevano preso il nome dal grande magazzino Globus. Due anni fa il Comune si era deciso ad asssegnare ai giovani la 'Rote Fabrike», ex fabbrica rossa per il colore dei mattoni a cinque chilometri da Zurigo. Ma nel maggio scorso si prendevano due decisioni che ai giovani non garbavano: un'assegnazione di 30 miliardi di lire per la ristrutturazione del teatro dell'Opera e l'utilizzo della -Rote Fabrike» come deposito per i materiali del teatro. La sera del 28 maggio volavano così i pomodori e s'innalzavano le prime barricate. Cinque settimane fa, per la mediazione del partito socialista, la municipalità concede ai giovani l'uso della Jugendhaus, un'altra ex officina, posta dietro la stazione ferroviaria, per la quale lo stesso partito si impegna a pagare l'affitto. Il Comune da parte sua concede una sovvenzione di 75 milioni di lire con la quale i giovani incominciano ad impiantare laboratori Ma ai giovani che si professavano liberi da obblighi sociali e di partito se ne uniscono altri dalla figura morale intaccata, ladri e drogati; e anche politicizzati Di qui la decisione delle autorità di fare piazza pulita e di riprendersi i locali La Jugendhaus è, ora, dunque, nelle mani dei granatieri, i giovani sono fuori e coi giovani ci sono (lo constata amaramente la gente cui preme l'immagine asettica della Svizzera) tanti altri, scontenti, frustrati, simpatizzanti E ci sono in giro (di questo soprattutto si preoccupano le autorità) parecchi stranieri, attivisti, fomentatori Si dice che fra gli arrestati ci siano una ventina di tedeschi dell'estrema sinistra. Intanto ieri i giovani hanno avanzato ufficialmente, con un comunicato stampa, una serie di richieste: le dimissioni in blocco del Consiglio comunale; la riapertura del Centro autonomo; un contributo di 500 mila franchi (oltre 250 milioni di lire) per la sua ristrutturazione; case a prezzi accessibili; un radicale cambiamento politico nei confronti dei giovani Remo Lugli Zurigo. Giovani manifestanti si scontrano con le forze di polizia che usano gli idranti (Tel. Upi)

Persone citate: George Chevallaz, Globus, Remo Lugli, Schilling