Pioggia, cadute, ritiri nel «Veneto» tutti gli assi si arrendono a Barone

Pioggia, cadute, ritiri nel «Veneto» tutti gli assi si arrendono a Barone Il ciclista siciliano stacca Gavazzi, terzo Contini, sesto Saronni Pioggia, cadute, ritiri nel «Veneto» tutti gli assi si arrendono a Barone MONTEGROTTO TERME — Carmelo Barone vince in solitudine il 53° Giro del Veneto lasciandosi alle spalle i «big». Gavazzi, sicuramente l'antagonista più tenace e valoroso, finisce a l'28"; Contini a 2'11"; Saronni (sesto) e Battaglin a 3'21"; Baronchelli si ritira dopo 180 chilometri. Che cosa accade, dunque, in una corsa che non ha grosse salite eppure prova un simile sconquasso? Accade che il maltempo rende alquanto sofferta e selettiva la competizione. La pioggia, soprattutto nella prima metà, ha momenti torrenziali e non risparmia più i corridori fino al termine. Ma soprattutto accade che le strade ubriacanti dei Monti Berici e dei Colli Euganei sono viscide al punto da rendere pericolosa la marcia dei concorrenti. Lo dimostra il fatto che avvengono tante cadute: una trentina, forse più. Due corridori debbono ricorrere alle cure degli ospedali (Vanottì e Bertini), ma sono — o n i a i a l o ci e n, poi dimessi. Altri giungono ammaccati, contusi, sbucciati. Lo stesso abbandono di Baronchelli è determinato da una caduta: Tista prosegue per oltre cento chilometri, ma poiché gli duole un fianco, al secondo rifornimento lascia perdere. Si può spiegare, in un certo modo, con tutto ciò anche la resa di Saronni. assai timoroso di cadere, al punto di lasciarsi sfilare da un gruppetto nel quale inseguiva assieme a Battaglin e Contini, fino a perdere un minuto, per poi recuperarlo con una caccia tenace durata una decina di chilometri. Il campione d'Italia, a differenza di altre occasioni, tuttavia non molla nonostante tutto. Anche perché non vuole che si ripetano le polemiche dei campionati del mondo. Saronni, Battaglin, Contini e compagni, che sono in coda al plotone quando matura l'attacco nella discesa su Barbarano, al km. 175, si fanno sorprendere e sono tagliati fuori. In testa, dopo un allungo di Masi e Dusi, si trovano in quattordici: Gavazzi, Barone, Cervato, Natale, Parecchini, Fatato, Fossato, Masi, Masciarelli, Amadori, Mazzantini. Martinelli, Zuanel e Donadio. Tutti sono vittime di cadute ad eccezione di Gavazzi, che si trova a un certo momento in testa da solo, lui un velocista, che non ha mai tentato la fuga isolata. Insiste per una decina di chilometri, poi è raggiunto da Barone (che ha un furioso recupero), Cervato e Masciarelli. Poi Barone, che porta sulla coscia destra i segni di una caduta, attacca sull'ultimo colle di Castelnuovo. fa il vuoto accumulando quasi un minuto e mezzo in dodici chilometri su Gavazzi, mentre gli altri due sono riassorbiti e staccati. Ottimo il finale di Contini. «Dedico la vittoria alla mia ragazza e al mio capitano Moser, perché possa servirgli a dargli fiducia* dice con uno slancio di fair-play il ventiquattrenne siciliano. Barone ha già vinto quest'anno la tappa del Giro d'Italia all'isola d'Elba. Questo è il decimo successo della carriera. Saronni spiega cosi il suo comportamento: 'Per me era importante finire la competizione e quindi mi sono impegnato al massimo. Non volevo rimaner vittima di una caduta, ma non volevo nemmeno arrendermi. Tutto sommato mi sta bene così, anche se ho sofferto parecchio*. Carlo Valeri Ordine d'arrivo: 1. Barone (Sanson-Campagnolo) 234 km in 6 ore 18'39", media 37,143; 2. Gavazzi a l'28"; 3. Contini a 2'18"; 4. Bortolotto; 5. Cervato a 2'17"; 6. Saronni a 3'21"; 7. Segersall, 8. Battaglin; 9. Sefton; 10. Donadio.

Luoghi citati: Castelnuovo, Italia, Veneto