L'aquila prigioniera

L'aquila prigioniera L'aquila prigioniera C'è sempre un'ambulanza nelle crisi del partito comunista polacco. Dieci anni fa Gomulka, quasi cieco per un colpo, fu trasportato alla clinica ministeriale di Varsavia e Gierek prese il suo posto. Con la stessa urgenza, per collasso cardiaco, è finito in clinica Gierek e subito il Comitato centrale l'ha rimpiazzato con Kania. Anche il più tenace antagonista dei due ex leader all'interno del partito, il generale Moczar, concluse in ospedale la carriera politica. Su questi bollettini medici che hanno segnato le grandi svolte sotto la spinta degli scioperi, fare dell'ironia sarebbe ingiusto. Il dramma polacco è fatto anche delle illusioni perdute dei suoi capi storici, forse realmente stroncati nel fisico quando d'improvviso hanno scoperto l'impopolarità del loro potere. Ora che Gierek se n'è andato, il bilancio dei suoi dieci anni ripete come un vecchio film la parabola di Gomulka. An che lui divenne il numero uno fra le grandi speranze della nazione, anche lui esce di scena sconfitto dalla macchina burocratica che aveva creduto di e i a i o i l a i a dominare. L'insuccesso è stato identico, il cammino in parte diverso. Alla Polonia frugale e contadina di Gomulka, Gierek oppose il sogno di un paese ad alta efficienza industriale che rassomigliasse il più possibile alla Germania di Honecker. Più spregiudicato di Gomulka, contrasse forti debiti con l'Occidente, si circondò di tecnocrati, tentò a suo modo quello che il giornale più importante di Varsavia definì avventurosamente «un matrimonio fra dittatura socialista e libertà». Matrimonio fallito quasi subito per la logica ferrea del sistema. L'illusione che bastasse dare più carne e burro per risolvere tutto, svanì definitivamente quando anche carne e burro ricominciarono a scarseggiare. Al suo avvento al potere, nel tragico inverno di Danzica, si disse che Gierek era un comu nista più «liberale» di Gomul ka e ora alcuni ripeteranno lo stesso vaticinio per Stanislaw Kania. Come se la storia della Polonia rossa fosse un lungo e tormentato cammino di riformisti nel partito, una scalata ininterrotta verso un socialismo diverso. Ma a parte il fatto che il curriculum politico di Kania non incoraggia all'ottimismo, il ragionamento può essere rovesciato. In realtà le grandi battaglie del partito polacco hanno avuto il risultato di legarlo sempre più strettamente all'Urss. Gomulka, con il suo prestigio di scorbutico eroe nazionale, aveva spazi di manovra che non ha avuto Gierek. E Kania, figura più scialba e burocratica di Gierek. se va al potere con l'avallo sovietico, è un leader destinato a riportare prudentemente l'ordine. Non sono le «modernizzazioni» della Polonia a preoccu pare i sovietici, ma il manteni mento, al di là delle parole, di un rigido conformismo politi co. Oggi la situazione è com plessa ed è pensabile che Mosca abbiano esitato a lungo prima di sacrificare Gierek. russi diffidano da sempre dei polacchi, del loro nazionalismo e dei loro scoppi di rabbioso coraggio. «Cosa possiamo aspettarci da un Paese — disse una volta il genero di Kruscev, Agiubei — che anche nel suo emblema nazionale, l'aquila bianca, ha la testa rivolta all'Ovest?». L'aquila polacca guarda Occidente, ma senza molta speranza. L'anello di ferro del Patto di Varsavia che le impri giona una zampa, forse da oggi è un poco più stretto. g. f. qzlppndz