«Non mettiamo gli estrogeni nei vasetti ma sono già nelle torni che acquistiamo»

«Non mettiamo gli estrogeni nei vasetti ma sono già nelle torni che acquistiamo» Controffensiva delle industrie produttrici di omogeneizzati «Non mettiamo gli estrogeni nei vasetti ma sono già nelle torni che acquistiamo» Quarti di vitello sono stati acquistati dalle aziende sotto accusa in dieci macellerie milanesi-Dalie successive analisi è risultato che contenevano estrogeni in quattro casi su dieci MTLANO — Controffensiva immediata delle industrie produttrici degli alimenti di vitello e pollo omogeneizzati e liofilizzati prima messi sotto accusa da vari pretori e quindi al bando dal ministro Amasi per la presenza di estrogeni. La riscossa, preparata già da un paio di mesi, è partita ieri con un'azione legale a vasto raggio che tende a dimostrare la buona fede dei produttori di alimenti per l'infanzia e quindi, nel caso, della Plasmon, Dieterba, Gerber e Bui toni per gli omogeneizzati, e della Bracco per i liofilizzati. Evidentemente fin da quando, all'inizio dell'estate, il pretore di Pietrasanta aveva incaricato qualche laboratorio di analisi di mettere il naso nei vasetti le aziende interessate avevano capito che dall'indagine sarebbe scaturita per loro una forte pubblicità negativa e hanno studiato le contromosse opportune a far si che nell'immagine pubblica non sorga l'opinione: cibi per l'infanzia uguale estrogeni. E' stato cosi che da prima dell'estate, a cura dell'Associazione italiana industriali prodotti alimentari, sono state acquistate in dieci macellerie milanesi carni di vitello dei quarti posteriori e quindi sono state inviate all'Istituto di ispezione degli alimenti di origine animale dell'Università di Milano dove una équipe condotta dal prof. Giuseppe Caserio è andata alla ricerca di estrogeni. E li ha trovati in quattro casi su dieci. «Ce l'aspettavamo — ha detto Giampietro Borasio, presidente dell'Associazione e direttore generale della Plasmon — perché l'industria compra sulla Borsa carni di Milano i quarti anteriori mentre i posteriori vanno al commercio al dettaglio». Con questa mossa gli industriali vorrebbero rendere chiaro che gli estrogeni non sono inseriti nell'omogeneizzato al momento della lavorazione, ma ci sono già nelle carni al momento del loro arrivo negli stabilimenti di trasformazione malgrado siano accompagnate da certificati veterinari di totale idoneità che specificamente escludono la presenza nella partita di estrogeni. Anche sul piano legale le ditte specializzate si sono mosse e sempre guidate dalla loro Associazione hanno presentato al pretore di Bolgona, Della Porta, autore del primo ordine di sequestro, una denuncia contro ignoti che sarebbero i responsabili delle forniture alle aziende delle carni incriminate. Ma poiché formulata contro ignoti, la denuncia rischierebbe di rimanere lettera morta, le aziende hanno fornito alla giustizia anche gli elenchi dei loro fornitori oltre ai certificati sanitari che accompagnano sempre le partite di vitello e che ne garantivano la genuinità escludendo esplicitamente che vi fossero contenuti estrogeni. La tesi da sempre sostenuta dai produttori di omogeneizzati è che se la sostanza proibita è nel loro prodotto altrettanto ce ne deve essere nella carne di vitello in libera vendita in macelleria e che si mangia al ristorante, negli ospedali, negli asili nido e nelle mense. Contro i responsabili della commercializzazione della carne con estrogeni, gli industriali, come è stato annun ciato ieri, si sono anche costituiti parte civile a causa dei danni che le aziende stanno subendo. TI presidente della Associazione degli industriali ha ricordato ancora una volta come la carne usata da loro è sottoposta ad almeno tre con troll! veterinari tutti provati da certificati. «La singolarità della situazione — ha aggiunto — è che si vanno a sequestrare le carni di vitello omogeneizzate e liofilizzate (che pure rappresentano solo una parte minore dei consumi complessivi) e non quella servita nelle macellerie; con il che si ingannano le mamme, lasciando loro intendere che il vitello è estrogenato solo se messo in vasetto o in bustina, mentre gli esperti sanno bene che se lo è, lo è dappertutto. Non chiarire questo punto è un cattivo servizio che si fa al pubblico che si vuol tutelare». •Solo il 40 per cento delle' mamme compra omogeneizzati di carne, mentre il 60 per cento va dal macellaio di fiducia. Il consumatore deve sapere —ha concluso —che può in ogni caso riorientare le proprie scelte sugli omogeneizzati di manzo che, per la loro provenienza da animali adulti non corrono alcun rischio di essere contaminati da estrogeni Lo stesso vale naturalmente, a maggior ragione, per tutti gli altri omogeneizzati e liofilizzati di pesce, di formaggio, di frutta». Nella vertenza è intervenuto ieri, con un telegramma al ministro Aniasi, il Comitato per la difesa dei consumatori. TI suo segretario. Gustavo Ghidini, ha sollecitato un'ampia importazione di carni da Paesi produttori che notoriamente non fanno uso di estrogeni nell'allevamento dei bovini come l'Argentina e i Paesi dell'Est europeo», misura del resto già attuata autonomamente dagli indu¬ striali. m.f.

Persone citate: Aniasi, Bui, Della Porta, Gerber, Giampietro Borasio, Giuseppe Caserio, Gustavo Ghidini

Luoghi citati: Argentina, Milano, Pietrasanta