Il porto di Venezia è paralizzato Si teme il blocco alla Montedison di Giuliano Marchesini

Il porto di Venezia è paralizzato Si teme il blocco alla Montedison Decine di navi attendono che si concluda lo sciopero dei rimorchiatori Il porto di Venezia è paralizzato Si teme il blocco alla Montedison Se non riprenderanno le trattative per il Petrolchimico gli operai minacciano di chiudere l'impianto principale - L'azienda: «E' una manovra molto pericolosa» - Agitazioni anche negli alberghi e all'aeroporto DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Momento critico per Venezia. Lo sciopero degli addetti ai rimorchiatori, che qui va avanti ad oltranza, affolla di navi la rada e congestiona il porto. Marghera patisce, non soltanto per la mancanza di rifornimenti: la vertenza al «Petrolchimico» non sembra trovare sbocco, migliaia di operai trascorrono queste giornate nell'Incertezza, mentre non si esclude che si possa giungere alla fermata completa dello stabilimento della Montedison. Le controversie si estendono anche al settore del turismo, con l'agitazione di personale della «Giga Hotel». E si profila un blocco parziale dell'aeroporto di Tessera, perché i vigili del fuoco hanno proclamato un'astensione di alcune ore «scaglionata», a partire da lunedi. La «battaglia» in corso al Petrolchimico e le rivendicazioni dei dipendenti della .compagnia alberghiera sono sostenute dalla Federazione unitaria. Le altre vertenze per le quali Venezia è in affanno sono condotte da sindacati autonomi. La Federmar-Cisal, nella quale confluiscono 1 circa duecento marittimi che si occupano dei rimorchiatori per conto della società «Panfido» è decisa a tenere 1 mezzi agli ormeggi: è ancora tutto fermo il traffico pesante dei mercantili e delle petroliere, mentre si aggrava la situazione nell'area industriale veneziana, dove si potrebbe dar fondo alle scorte. E nessuno sa dire fino a quando potrà durare questa specie di «braccio di ferro». Stamane, nella sede della società veneziana che ha in appalto il servizio dei rimorchiatori, dovrebbero riprendere le trattative. Ma è un dialogo che si prospetta particolarmente aspro. Cosi, nella rada di Venezia resta un convoglio in esasperante attesa. Ieri mattina erano 29 le navi bloccate di fronte alle bocche di porto. Ed è rimasto fuori dal bacino di San Marco anche l'Incrociatore lanciamissili «Caio Duilio», sul quale sono imbarcati gli allievi dell'accademia navale. La capitaneria ha chiesto l'assistenza staordinaria per il traino dell'unità militare, gli scioperanti hanno risposto no, osservando che si sarebbe trattato di una «prò vocazione» nei confronti dei lavoratori di Marghera. Mentre la zona portuale è oppressa, la situazione s'è fatta ancor più inquietante nell'area industriale veneziana: ieri notte sono state sospese, a Milano, le trattative tra i dirigenti della Montedison e i rappresentanti del consiglio di fabbrica per la «piattaforma» al Petrolchimico. Sono di nuovo nel mezzo della burra¬ sca circa 7000 operai dello stabilimento, che tra l'altro rischiano di andare verso la Cassa integrazione, nel caso in cui si giunga alla fermata totale della fabbrica. Sulla base del confronto con la direzione dell'azienda — dice Bruno Oeromin, segretario provinciale della Cisl — durante l'assemblea generale che s'è tenuta nel capannone del Petrolchimico si è deciso di continuare nella lotta. Andiamo avanti con il programma, che prevede la riduzione del carico degli impianti a ciclo continuo e la chiusura di alcune linee di produzione: Se non cambierà qualcosa nei prossimi giorni, il Petrolchimico sarà un gigante paralizzato. In questo momento, circa metà delle sue strutture sono bloccate. E il segretario provinciale della Uil, Luciano Favaretto, fa presente che si potrebbe arrivare alla chiusura del «cracking», impianto principale dello stabilimento. Si sa che l'azienda sostiene che l'operazione potrebbe essere pericolosa. «Certo — dice Bruno Geromin —siamo in una fase mol- to delicata. Del resto, credo che in questi giorni noi abbiamo dimostrato la massima serietà, per ogni misura di sicurezza. Al tempo stesso, dobbiamo affermare con molta chiarezza che le posizioni assunte dalla Montedison nell'ultima trattativa non consentono al sindacato soluzioni diverse. Avevamo dimostrato una larga disponibilità, e vogliamo raggiungere un'intesa, anche rivedendo qualcuna delle nostre richieste iniziali'. C'è, dunque, un residuo di speranza. E pare che ieri sera vi sia stato un accenno alla ripresa dei contatti. Intanto, rischiano di accusare malesseri, per le conseguenze della crisi che affligge Marghera, anche stabilimenti di Ferrara e Mantova, che sono collegati alla zona industriale veneziana. « Vuol sapere il nostro giudizio? — conclude Geromin —. Secondo noi questo atteggiamento della Montedison manifesta da una parte una chiusura di tipo sindacale e dall'altra, pensiamo, l'intento d'inserirsi nel grosso gioco di spartizione dei finanziamenti Le preoccupazioni nella città lagunare si accumulano, in questo periodo. Venezia sta portando un carico pesante. Nel quadro delle vertenze, è entrata ultimamente anche quella dei vigili del fuoco aderenti al sindacato autonomo Cnavf-Cisal, che intendono protestare contro il «comportamento antisindacale» di un dirigente del corpo e chiedono il ritiro di alcuni rapporti che riguardano il personale: l'agitazione dovrebbe riflettersi sul traffico intenso dell'aeroporto «Marco Polo». Un inizio di settembre davvero tormen. tato, per la «Serenissima». Giuliano Marchesini

Persone citate: Bruno Geromin, Bruno Oeromin, Caio Duilio, Geromin, Luciano Favaretto, Panfido, Tessera

Luoghi citati: Ferrara, Mantova, Milano, Venezia