Nella contesa fra Malta e Libia il nodo delle piattaforme marine

Nella contesa fra Malta e Libia il nodo delle piattaforme marine E' l'unico punto di discordia in una «Costituzione dei mari» Nella contesa fra Malta e Libia il nodo delle piattaforme marine ROMA — A chi appartiene veramente il banco di Medina, oggetto della contesa tra Malta e la Libia nella quale è stata coinvolta l'Italia? Chi ha il diritto di cercare il petrolio in quei fondali? Non è che l'ultimo capitolo di una vicenda che ha coinvolto, in tempi recenti, altre nazioni incapaci di raggiungere un accordo sullo sfruttamento delle piattaforme sottomarine prossime a due o più Paesi. Qualche anno fa, per analoghe ragioni, Grecia e Turchia erano sul piede di guerra e lo stesso accadde per Cile e Argentina, Colombia e Venezuela. La posta in gioco è ricchissima e spiega il perché delle diatribe. La soluzione del problema sembra tutt'altro che prossima. E' questo, infatti, l'unico punto ancora lontano dalla soluzione nei lavori affrontati dalle nazioni aderenti all'Onu per stilare una «Costituzione dei mari». Per il resto i lavori — conclusisi a Ginevra una decina di giorni fa — dei delegati alla Conferenza sulla Legge del Mare hanno portato alle soglie di un trattato che potrebbe essere ratificato nel 1982. E' pronto un documento di 180 pagine in cui oltre 300 articoli coprono più o meno l'intera possibile giurisdizione marittima (c'è persino la definizione di isola: -Un'isola è un'area di terra formatasi naturalmente, circondata dall'acqua, e che resta al di sopra dell'acqua durante l'alta marea-). Uno dei delegati italiani alla conferenza, Gianfranco Giorgolo, del ministero degli Esteri, conferma che quest'opera ciclopica (i lavori si sono iniziati sei anni fa) è a buon punto. Non vi sono più grandi elementi di contrasto in seno alla prima commissione, quella Che si occupa di stabilire un'autorità internazionale per i fondi marini e il loro sfruttamento. Si riconferma in pratica l'antico dettato (1609) del giurista olandese Grazio: -Il mare appartiene a tutti-. Un patrimonio comune il cui sfruttamento sarà demandato a una Impresa Internazionale. E neppure i lavori della terza commissione, sulla ricerca scientifica e l'inquinamento, presentano punti di attrito. Ma resta la seconda commissione, sul diritto classico internazionale e le sue innovazioni, e con l'auspicata codificazione della zona economica esclusiva: 200 miglia per ogni nazione costiera.' Ecco il punto. lì mare è di tutti, ma non dentro quella fascia E in molti casi quella fascia può essere di non facile determinazione, quando si tratta di stabilirla per Stati adiacenti o che si fronteggino. E' il caso, per esempio, di Italia e Jugoslavia, separate da ben meno delle 400 miglia necessarie a evitare ogni disputa, ed è il caso, appunto, di Malta e della Libia (ma anche di Italia e Libia; l'isola di Lampedusa, per esempio, è più vicina alia Libia che non il banco di Medina). Come risolvere questi casi? Spiega il dottor Giorgolo «Purtroppo per questa materia vi sono due scuole di pensiero. Vi è chi sostiene il principio della linea mediana e dell'equidistanza (e tra questi è l'Italia) e chi invece privilegia i cosiddetti "principi equitativi"-. In che cosa consistono queste due enunciazioni? •I fautori della prima tesi dicono che le acque dovrebbero essere attribuite, quando si tratti di due Stati adiacenti, secondo una linea mediana. Se invece si fronteggiano, ecco l'equidistanza: in pratica, si fa a metà. La divisione secondo i principi equitativi, invece, è assai più complessa, in quanto andrebbe fatta tenendo conto di fattori quali la popolazione delle nazioni interessate, l'importanza che per esse rivestono le attività marittime, e così via. Dati sempre opinabili e dunque divisione difficile-. Seguendo il primo criterio, l'Italia ha già concluso gli accordi con la Tunisia, la Jugoslavia, la Spagna, la Grecia. E' ancora aperta la questione, invece, con Francia e Algeria. -Nel caso Malta-Libia — spiega Giorgolo — la Texaco chiese di effettuare certi sondaggi sulla uose di un primo tracciato. La Libia disse no, e la Texaco indietreggiò di 15 miglia, convinta di essere al di fuori delle pretese libiche. Ma cosinone stato-. Secondo Giorgolo, il ricorso alla Corte internazionale dell'Aia potrebbe costituire, oltre a una soluzione del problema contingente, anche un buon esempio per gli altri casi (alcuni davvero complicati: basti pensare che le isole greche sono a sole 3 miglia dalla costa turca). -I lavori della Conferenza — spiega il funzionario della Farnesina — si riapriranno ti 9 marzo, e questo è l'unico problema grave ancora in piedi Se non si raggiungesse un accordo, il testo della convenzione finirebbe per non menzionarlo, limitandosi a auspicare accordi tra i singoli Stati-. m. f.

Persone citate: Gianfranco Giorgolo