Fanno poesia con i gesti

Fanno poesia con i gesti DUE SCIENZIATI SFATANO I LUOGHI COMUNI SU SORDI E MUTI Fanno poesia con i gesti Non è vero che senza parlare gli uomini non avrebbero potuto sposarsi, cacciare, farsi la guerra - Lo dimostrano in un trattato i coniugi Klima, americani, lui linguista, lei psicologa - Il linguaggio gestuale consente ai jordomuti di esprimere, con precisione, anche concetti filosofici, poesie, giochi di parole Poco gusto ci sarebbe a fare scienza, se la natura rivelasse i suoi intimi segreti a chi la osserva direttamente, in modo occasionale, scevro da teorie e concetti. Ansi, in tal caso, di scienza non ci sarebbe affatto bisogno. Per fortuna, oper disgrazia, a seconda dei punti di vista, la scienza è invece mestiere difficile. Essa riesce spesso a sovvertire i dati apparentemente più solidi della nostra intuizione. Quanto indubitabilmente solida c immota ci sembra la Terra e quanto è evidente il percorso del Sole! Eppure, tutti oggi sanno che il Sole sta fermo e la Terra si muove. Le scienze naturali, intendo la fisica, la chimica, la biologia e l'astronomia, ci hanno ormai abituati a simili capovolgimenti del senso comune. Teorie ieri di avanguardia, diventano oggi l'abbiccì per generazioni di scolari. Poco, o non abbastanza, è invece mutato nelle opinioni correnti sulla natura umana. E' ben vero che le cosiddette scienze dell'uomo sono assai più giovani e assai più malcerte delle scienze della natura, eppure una.certa mole di dati si è andata accumulando, mentre nuove e comprovate teorie stanno sovvertendo le nostre più comuni intuizioni. Ecco- o ò di t, u è a r o n m a, il ioo na ti e» e 8, a la n1 a oi n' o, sma ne un esempio recente e fecondo. Si tratta dei lunghi e approfonditi studi sul linguaggio gestuale dei sordi e muti dalla nascita condotti dalla psicologa Ursula Bellugi-Klima e dal linguista Edward Klima. I coniugi Klima, operanti nel quadro dell'istituto Salk a San Diego in California, sono i co-autori di un trattato appena pubblicato delle edizioni universitarie di Harvard. I segni del linguaggio ne è il titolo, una profonda revisione di molti luoghi comuni sulla natura del linguaggio ne è inevitabile conclusione. Vediamo, per sommi capi, quali sono i luoghi comuni che il libro dei Klima squaglia come la neve al sole. Prima di tutto la troppo semplice risposta alla troppo semplice domanda: perclié esistono le lingue? Che diamine, diciamo noi all'unisono, per comunicare! Lo sanno anche i bimbi. Si dice pappa quando si vuole comunicare che si ha fame, si chiama mamma quando si vuole comunicare il desiderio di averla vicina.. Fin qui niente da obiettare. Però l'idea die il linguaggio serve per comunicare va, di norma, ben oltre, troppo oltre. Siamo sinceri! Ciò che intendiamo dire è che le lingue naturali, poniamo l'italiano, l'inglese, lo swahili e il kukakuka, si sono evolute nel corso della immemoriale storia dell'uomo perché senza di esse non avremmo potuto cacciare, farci la guerra, sti-. pulare contratti, sposarci e intessere commerci. Questo è semplicemente falso, come ce lo dimostra il libro dei coniugi Klima. I sordomuti, servendosi del loro linguaggio gestuale, riescono benissimo a discutere di politica, dì metafisica, dì caccia e di biologia con la stessa precisione e, udite bene, alla stessa velocità di noi che sentiamo e parliamo. Esiste una documentata storia dei linguaggi gestuali spontaneamente prodotti dai sor< domati, la quale copre un arco di 150 anni, dai tempi del benemerite abate francese Charles Michel de l'Epée. ' il particolare .idiòma studiato dai Klima è lo Ameslan (American sign language), la cui struttura logica profonda è in tutto identica a quella di analoghi sistemi in uso presso le comunità di sordomuti \di altre nazioni. Essi non sono basati sulla fonetica, cioè non sillabano con i gesti le lettere dell'alfabeto. Tutti i tentativi fatti in questo senso ,sì sono rivelati fallimentari. Voler imporre ai non senzienti una struttura propria ai senzienti è un intollerabile atto di imperialismo linguistico. : / linguaggi gestuali spontanei possiedono una grande fluidità e un'enorme creatività proprie. Essi possiedono una loro grammatica, una loro sintassi e una loro prosodia. In Ameslan si compongono poesie, si fanno giochi... di parole (cioè imbrogli di gesti creati apposta per far ridere), si fondono i segni con più ampi movimenti ritmici per ottenere l'equivalente visivo delle nostre canzoni. I gesti singoli si fondono del tutto naturalmente in unità più complesse, esprimenti concetti come «sempren, «tutto il tempo che», «ogni anno» e così via. Quindi un primo luogo comune è sfatato. Non c'era bisogno di inventare i linguaggi parlati per fare tutto ciò. die l'uomo ha fatto. Avremmo potuto evolvere altrettanto bene restando tutti sordi e muti. Capitale era, ovviamente, possedere un cervello capace di articolare gesti e significati. Gli scimpanzè possiedono una sia pur rudimentale capacità di comunicare a gesti. Bastava che i nostri progenitori sviluppassero quella e sipoteva fare a meno della parola. E' andata come è andata, e tanto meglio. Ma nfrvc«mtlpcrdèicl■vuvccp non era «obbligato» die così fosse. Le lingue parlate naturali non sono il prodotto inevitabile dell'evoluzione sociale dell'uomo, né questa «presuppone» obbligatoriamente il linguaggio verbale. Secondo luogo comune sfatalo dal libro dei Klima: che i linguaggi gestuali siano delle pantomime «trasparenti», cioè goffe imitazioni della' realtà. In linguistica si dice die una parola come «gatto» è opaca, cioè non assomiglia in nulla a un felino, nè richiama alla mente il miagolio, o le movenze del gatto. ■Le espressioni chicchirichì o vroom-vroom (per indicare un veicolo a motore) sono invece dette «trasparenti», cioè chiunque dovrebbe poterle capire senza apprenderle. In Ameslan le espressioni trasparenti non sono né più né meno rumorose die in inglese o in italiano. Ve ne sono, ma sono abbastanza marginali. Lo Ameslan va «imparato» esattamente come ogni altra lingua naturale. I bimbi sordomuti incappano, proprio come i nostri bimbi, in errori, in ambiguità e in svarioni. Nelle nostre lingue vi sono delle lenità semplici come ì fonemi e le sillabe. Nei linguaggi gestuali spontanei vi sono dei cheremi (dal greco per «mano») o dei signemi, composti da due o più cheremi. Se noi possiamo ricevere «fatto» quando invece è stato detto «gatto», i sordomuti possono capire «votazione» quando invece è stato presentato il segno «caffè». I due gesti relativi presentano infatti differenze tanto piccole quanto tra fatto e gatto. Il libro di Ursula Bellugi e di Edward Klima è ricco di questi dati, ben illustrati da foto e schizzi. Sono tutti interessanti e molti sono anche divertenti. Infine, cade anche il luogo comune più tenace e più stolido, quello che consiste nell'assimilare linguaggi parlati e intelligenza. Chi non articola bene i suoni e si esprime inadeguatamente in parole, viene troppo spesso considerato un minorato mentale. Dietro l'apparente. cortina del mutismo si celano invece intelligenze del tutto normali, quando non addirittura eccezionali. In Ameslan vi sono poeti, cantastorie, conferenzieri e scienziati. Si narra die T.B. Macaulay, poi destinato a una brillantissima carriera di letterato, non avesse profferito una sola sillaba ancora all'età di 8 anni. Dai familiari ritenuto un povero meschinello, un bel giorno esclamò tutto d'un fiato, rivolto a un'amica di famiglia che gli aveva sbadatamente versato del thè bollente su una mano: «Signora, la sua preoccupazione è esorbitante. La morsa del dolore si è già alquanto allentata». Fosse stato sordomuto e avesse espresso a gesti questa forbitissima e civilissima frase, lo avrebbero continuato a credere semideficiente, per il resto della sua vita. M. Piattelli Palmarini

Luoghi citati: California, San Diego