Malta: ultimatum di Mimmo Candito

Malta: ultimatum Malta: ultimatum (Segue dalla 1" pagina) ; , ' n e i n , i l Mintoff non ha avuto grandi i riguardi: «E' impossibile die diciamo tutti e due che l'accordo c'è, che lo abbiamo concluso, e poi, quando si tratta, di firmare, l'Italia dice sempre "Non ora, non ora". Non è se-, rio continuare così. Dobbiamo, finitore contemporaneamente e da quel momento l'accordo è valido». Ha fatto un attimo di pausa e poi ha aggiunto: «Se l'accordo fosse stato firmalo a luglio, quando Roma diceva che tutto era concluso, certe cose amare di questi giorni forse non sarebbero avvenute». Dalle parole che ha detto ancora Mintoff pare chiaro che il disaccordo (se cosi Io si può chiamare) è tutto politico, e che la parte economica del negoziato è ormai risolta. Ma questo disaccordo tocca soprallu ito la capacità della nostra politica estera di assumere in modo convincente ruoli o scelte. Il problema, come.non è difficile raccogliere negli ambienti diplomatici dell'isola, non è nemmeno di malinteso prestigio. Ma;piuttosto di ere dibilltà e di coerenza rispetto à pàrtners con cui dobbiamo operare nella regione Sud del Mediterraneo. Questi 15 gior ni di balletto polltico-diplo malico sembrano averci nuo eluto non poco agli occhi di Malta, che guarda con sempre maggior interesse alla Francia e alla Germania. SI parla con rafforzata insistenza di un accordo tra Malta e Parigi dopo quello tra Malta e Roma, mentre la presenza del capitale tedesco è considerata elemento decisivo in tutto questo gran dispiego di can cellerle. Le incertezze dell'accordo romano restano legate a una specificazione di quella eiau sola ohe stabilisce soltanto «garanzie della neutralità maltese andie sul piano militare-. Dietro questa clausola c'è in realtà un monstrum po litico, che vuol mettere assie me. due posizioni oggettivamente inconciliabili: quello degli schieramenti politico militari (l'Italia è uh Paese della Nato), con la neutralità Invece dei non-allineati (che è quella di Malta). Gli interessi di Mintoff, perciò, non sano esattamente qdsldnlmTtqppbdccrisncsMdmps a I e e l quelli che intende salvaguardare l'Italia. Però con una di1 stinzione abbastanza articolata. Quando il leader maltese dice che «non accetterà mai nessuna base militare su Malla», sembra rivolgersi a Roma, ma in realtà parla con Tripoli. E ricorda, a chi sa intendere, che lui sta facendo questo passo, verso l'Europa pròprio perché Ha rifiutato in passato la richiesta libica di basi. Mintoff soffre moltissimo di questa nuova situazione, che lo rende debole agli attacchi dei suoi avversari politici e rischia di fargli perdere il busto di leader della nazione, tenuto stretto per nove anni con una gestione personalistica e ricca di colpi di scena. Ma certamente la faccenda del petrolio, su cui puntava moltissimo, costa cara al suo prestigio e all'economia dell'isola. Il discorso di ieri sera ha comunque messo in rilievo un altro punto, che merita ricorr dare. Sempre, in tutta la lunga storia dei rapporti tra Tri-: poli e Malta, Mintoff ha tenuto, a distinguere chiaramente tra le posizioni di Gheddafi e quelle degli altri libici (soprat tutto Jallud): nelle sue frasi, il colonnello è venuto fuori con grande rilievo, come un leader sincero, franco, amichevole, mai doppiogiochista, ma contornato da cortigiani peri colosi. Mintoff ha dato la sensazione che vuol mantenere a Tripoli . una porta sempre aperta, Mimmo Candito

Persone citate: Gheddafi, Jallud, Malla