Ultimatum di Dom Mintoff «Roma decida entro lunedì» di Mimmo Candito

Ultimatum di Dom Mintoff «Roma decida entro lunedì» Dopo quello libico per la piattaforma «Saipem II» Ultimatum di Dom Mintoff «Roma decida entro lunedì» » Il premier di Malta vuole una risposta definitiva a due precise condizioni: la neutralità dell'isola e l'esclusione di basi militari DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MALTA — Ora anche Malta ci ha fatto un ultimatum, che scade lunedi. Per quel giorno il governo italiano deve dire si o no alle due condizioni che Mintoff ha posto a ogni ipotesi di accordo politico: 1) accettare la neutralità e l'equidistanza dell'isola dai due blocchi; 2) accettare che nessuna base militare sia mai posta sull'isola. Con un colpo da gran maestro giocoliere, Mintoff ha tirato fuori questa storia segreta parlando a una folla di almeno diecimila persone che riempiva la piccola piazza stesa sul mare di S. Elmo, tra i bastioni gialli delle mura della Valletta e la pietra elegante dell'Auberge Baviera. Mintoff è uno che sa come parlare alla folla, e ha cominciato a raccontare pianamente la lunga storia di questi ultimi dieci anni per lasciare solo alla fine, quando ormai la notte era calata sull'isola, le cose più aspre e polemiche, sino alla vicenda della piattaforma dell'Eni. La quale piattafórma ha mollato gli ormeggi ieri mattina e sta ora rientrando, in rispetto del primo ultimatum che il nostro governo aveva ricevuto 15 giorni fa, quello li¬ bico. Accettando di lasciare il banco di Medina entro la mezzanotte, l'Italia ha compiuto ieri una di quelle manovre che i vecchi ufficiali di un tempo chiamavano ritirata strategica. Che era poi un modo per nascondere con belle parole la realta di una fuga. La nostra «guerra» con la Libia si è conclusa nella vigorosa comparsa di alcune navi militari e di qualche elicottero antisub. Ora tutta questa flotta sta rientrando verso Augusta». X maltesi, che da noi avevano sperato un aiuto ben più consistente, osservano questo traffico con una punta amara di dispetto. Gli appare soprattutto incomprensibile il dispiego di forze militari italiane nella zona di Medina quando poi Roma non aveva alcuna intenzione di far restare la «Saipem LI» dove si trovava. Il gran discorso che Mintoff ha tenuto ieri sera, in uno scenario di passione a metà tra politica laborista e sentimenti nazionalisti, non ha taciuto quasi nessuna delle domande che i maltesi fanno ora a Roma. Non ultima, 'sull'incertezza e la debolezza con cui il nostro governo ha condotto una vicenda che non poteva certamente sfociare in un confronto armato con Tripoli, ma che poteva anche risparmiare l'esibizione delle armi e dei galloni prima della ritirata. Questi 15 giorni di tiramoUa sembrano dovere scontare anch'essi l'atmosfera, diciamo, di non completa serenità che molti osservatori segnalano alla Farnesina. Ma, soprattutto, diventano la conferma indiretta di quali confusioni — e anche perdita di prestigio — possa procurare il non risolto contrasto della nostra diplomazia e della nostra politica mediterranea, tra quella che viene considerata una lobby filolibica e l'altra intesa come lobby filoisraeliana. Ponti governative maltesi non ci hanno taciuto di .aver potuto constatare di prima mano» le contraddizioni che derivano dalle spinte divergenti di queste due forze di pressione, e non pare azzardato collegare queste frasi alla perdurante incertezza con cui si sta tirando avanti la faccenda dell'accordo politico-economico tra Malta e Roma, Anche su questo punto Mimmo Candito (Continua a pagina 2 In quinta colonna)

Persone citate: Dom Mintoff, Medina