Un piano di rivolta che svegli la città

Un piano di rivolta che svegli la città Un piano di rivolta che svegli la città Ivo Prandio: «Il progetto», ed. Vallecchi, pag. 138, lire 5000. Una città veneta, presentata come dormiente in un tempo sbadato, immemore; un gruppo di amici che vogliono decidere qualcosa d'importante, qualcosa che svegli la città-bella addormentata (quest'eccentrica confraternita, si vede bene, la ama con struggimento, almeno quanto la campagna). L'invenzione — direbbe Bioy Casares — di un sogno. Si tratta del Progetto di Ivo Prandln, veneto del Polesine, al suo terzo libro di narrativa. Il gruppo, dunque, forse di giovani — ma giovani un po' fané, dagli estri già invasi da una adesiva nebbia autunnale — progetta una rivoluzione: da provveduti rivoluzionari, hanno la loro notte di covo, la notte in cui bisogna fare il piano dell'assalto o dell'insediamento subdolo. Questa notte campale, ha i confini incerti del sogno: ma, come acutamente osserva Luigi Baldacci, in una nota di copertina, 'l'impressione di essere coinvolti in una realtà che non sia solo alternativa o immaginaria è fortissima*. C'è l'osteria, c'è un sapore di contadina ritrosia e saldezza nell'aria: tra piatti e bicchieri che portano il mangiare e il bere, si alza una discussione corale, smargiassa e strampalata, che viene da aspirazioni e da rinunce stagionate come il vino e come il vino capaci di dare, dopo tanto tempo, ebbrezza e fantasia, baldanza polemica e malinconia. " Come nel romanzo precedente. Quando cadde quella cosa del '78, il dirigibile caduto rivelava morte e mistero uniti da un flemmatico senso dell'ineluttabilità e dell'inutilità, anche qui un morto, un «caduto» più Immaginario che reale, ineluttabile e inutile, rivelerà al gruppo il segno d'una colpa, più immaginaria cs che reale, che ognuno di loro si porta addosso. Anche ne II progetto come in Quando cadde quella cosa Prandln narra con il paziente zelo di un entomologo: registra gli squilli dei passi o il fruscio degli occhi che guardano nella notte, il cambiamento di un colore, un gesto esiguo o un suono opaco, l'insistenza di un richiamo, di un rintocco. C'è nel Progetto un vivo di personaggi e di movimenti che dà gusto all'avventura: Mirco, figura equestre e declamante e, insieme, di un surrealismo che esprime comica tragicità — tra Cola di Rienzo e un dagherrotipo dalla testa di falco di Max Ernst — è quella che maggiormente colpisce. E Roberta, una figura femminile ambigua: fatta per rimuovere 1 dolori o per aggravarli, per ordire una rivoluzione o intralciarla irrimediabil mente' Rossana Ombres

Persone citate: Bioy Casares, Luigi Baldacci, Max Ernst, Rossana Ombres