Vergine e madre di Furio Jesi

Vergine e madre Il mito della Madonna in uno studio laico Vergine e madre Marina Warner: «Sola fra le donne»; trad. di Attilio Carapezza, con una nota di Furio Jesi; ed. Sellerio pag.422, lire 12 mila. Tutti i miti non sono soP tanto una storia, ma uno specchio delle credenze, dell'anima di un popolo; assurgono al simbolo di un'Atena Poliade, di una Venere troia-uà, o più semplicemente incarnano il destino di ognuno: la passione di Osiride, di Orfeo, di Dioniso; drammatizzano il fascino rovinoso della Bellezza, la brutalità della Forza, l'intelligenza dell'astuzia. Così l'Europa ha concentrato e proiettato nella Vergine Maria non solo e non tanto un ideale di perfezione, quanto ha tentato di risolvere una dualità inconciliabile. . E' la tisfcentrale di un Jolto studio di Marina Warner, ricercatrice inglese, passata essa stessa dal culto della Madonna d'un'infanzia estasiata a quello critico di una figura comunque centrale nella piscologia, nell'arte, persino nella storia occidentale di duemila anni. Una ricerca, dunque, che è anche un viaggio privato, ma tutt'altro che isolato, un pellegrinaggio a rovescio di quelli di Charters o della stazione di Santa Maria Maggiore. Il suo senso profondo è appunto in quel contrasto vita-morte, integrità-maternità, umano-divino che ancora una volta si proietta in questa donna e sulla cui conciliazione - distruzione la Chiesa cristiana si. è tormentata e imposta con straordinaria destrezza. < Modello definitoriamente irrangiungibile, superiore a ogni essere umano e di esso inferiore all'uomo, vertice di poesia e di teologia e culto, compromesso, contaminato, involgarito: la Warner mostra in continuazione nella sua analisi non cronologica ma abilmente combinata di tempi e di temi — abilmente anche agli effetti della lettura del suo testo — la polarità del motivo mariano, gli equivoci, in fondo, su cui si fonda. Lisi ritrova, nella prima parte, nella presentazione delle scarse e diverse fonti dei vangeli, canonici e apocrifi, e nelle formulazioni dei dogmi e degli attributi: Vergine, Sposa, Regina, Madre. Come tale essa entra via via (anche come antologia di citazioni e di passi — ma diffidare di quelli latini, spesso scorretti — // volume della Warner, integrato al fondo da una nota di Furio Jesi, è prezioso e interessante), nelle sottigliezze pericolose di un Origene e nelle discussioni partogenetiche; nell'accesa teologia di un Bernardo di Chiaravalle e nell'assimilazione alla sposa sensuale del Cantico dei cantici; ispira la poesia trobadorica, i confusi sentimenti petrarcheschi, la valutazione del matrimonio e dell'adulterio, della maternità e del celibato, della perfezione e della teologia dell'atto umano. Ma forse solo così il mito ha potuto alimentare, accanto a estasi nevrotiche, in un flusso ininterrotto e tutt'altro che univoco, una tremenda ricchezza di sentimenti, e, da'un lato, l'altissimo riscatto della donna, poniamo, nella ferma costruzione dantesca, dall'altro la definizione secca di un suo ruolo secondario. Ciò che alla fine di questa cavalcata rimane nella riflessione è la perennità dei tempi nelle entrate e nelle uscite nel mito e del mito. Ciò che turbava la serentià del Simposio platonico, che faceva respingere Isthar da Gilgamesh, che si piace immaginare tormentasse Salomone davanti alla bella sunamita, arriva intatto all'esame di Freud e di Jung, fa discutere anche antropologi e comparatisti. Se tutto nell'ipostasi rimane confuso, è per la poca chiarezza che la storia ha potuto portare nella nostra natura là dove non giunge il lume della ragione. Carlo Carena ■Ni'' ■ .'• Piero della Francesca: «Madonna orante», part.

Luoghi citati: Chiaravalle, Europa