Memorie di un'orfana: sogni figure e affetti disperati di Dacia Maraini

Memorie di un'orfana: sogni figure e affetti disperati Memorie di un'orfana: sogni figure e affetti disperati Il primo romanzo della Prato, una donna «alla fine della sua vita» Dolores Prato: «Giù la piazza non c'è nessuno', ed. Einaudi, pag. 282, lire 6500. Le blonde erano trine bionde, fatte di invisibile filo di seta cruda, un po' più carico del bozzolo. Arrivò da Roma un vestitino e tutte le blonde della terra furono su di lui: color miele limpido, color fiato, volavano. Arricciate furono messe intorno al collo e fecero mantellina sulle spalle coprendomi anche la sommità del braccio... Al fascino della cosa in sé, soffio di seta arabescata, si univa quello della parola — attenta alle blonde—diceva la zia quando indossavo quel vestito. E io appesantita da quella leggerissima trina me ne andavo seria e dignitosa sapendo di portare a spasso le blonde». Questo lo stile immaginifico, fascinoso e struggente del primo romanzo di una donna •alla fine della sua vita». La prosa riprende, ma senza bamboleggiamenti letterari, un poco alla maniera di Elsa Morante o di Garda Marques, il procedere morboso e dilatato della fantasia infantile, ricalcando attraverso un Un-, guaggio ricco di sensualità e di metafore, i suoi miti, le sue feste, i suoi inesorabili dolori e le sue meravigliose gioie. Dolores, ovvero Dolo? viene abbandonata dalla madre e raccolta «per pietà» da uno zio prete che vive a Treja nelle Marche con una sorella nubile. I due, pur volendole bene, non sanno darle né carezze né giochi né attenzione né felicità. Ciascuno vive per sé, in una spartana solitudine di adulto. La zia assorbita dalle sue letture. Lo zio alle prese con i suoi unguenti e le sue invenzioni, Dolo, abbandonata a se stessa, cresce selvatica imparando le cose per vie tra¬ verse, senza mai chiedere niente, mescolando immaginazione e realtà con la sensibilità tesa dì un corpo timido e solitario. Solo più tardi, quando questo piccolo nucleo artificiale di affetti si sarà sciolto (lo zio se ne va in Argentina a fare fortuna, la zia si chiude nel suo dolore, la ragazzina viene messa in collegio) salterà fuori quanto si fossero amati e quanto avessero avuto bisogno l'uno dell'altro pur non essendoselo mai detto. Ma i tempi erano sbagliati, come dice Dolores, e quando da bambina spasimava per un abbraccio della zia, la zia girava per casa corrucciata senea vederla; quando diventa adulta lei, è la zia a chiederle attenzioni e carezze, le viene in uggia e la tratta male. Ma il vero amore, colui che colora di sé l'infanzia della bambina, è lo zio prete. Un uomo dai mille talenti: aggiustava le pignatte come fossero gioielli, fabbricava unguenti risanatori, conosceva tutte le piante medicinali, le erbe, le radici da cui fare tisane, costruiva cento cose utili e straordinarie; aveva un'idea per niente bigotta della religione, era tollerante, generoso, gentile. Solo non riusciva a guadagnare abbastanza per sé e per i suoi cari e questo era il suo cruccio, ma anche, come insinua la nipote, la scusa per assecondare il desiderio di viaggi e di avventure. Alcuni personaggi fra cui un gatto e un pappagallo rimangono nella memoria con la precisione e l'incanto delle cose vissute attraverso la tenerezza crudele del ricordo. Dacia Maraini

Persone citate: Dolores Prato, Einaudi, Elsa Morante, Garda Marques

Luoghi citati: Argentina, Dolo, Marche, Roma