I produttori di omogeneizzati chiedono controlli sulla carne

I produttori di omogeneizzati chiedono controlli sulla carne Oggi saranno annunciate le iniziative contro il sequestro I produttori di omogeneizzati chiedono controlli sulla carne «Non è colpa nostra se i vitelli vengono allevati con gli estrogeni» Il provvedimento avrà probabilmente serie ripercussioni sulle vendite MILANO — Il bando ministeriale ai cibi omogeneizzati colpisce un grosso mercato: il giro d'affari oscilla fra 1 quaranta e i quarantacinque miliardi l'anno. I produttori che dominano la scena sono pochi e si contendono le loro quote a suon di costosissime campagne pubblicitarie. Alla Piasmon tocca la parte del leone, con il sessanta per cento del mercato. Segue la Gerber, che fa capo a una multinazionale americana,' con il venticinque per cento. Il resto è spartito fra la Dieterba, che a sua volta è controllata dalla Plasmon, e la Bultoni. Quanto alla Bracco, che con le tre prime imprese qui citate è oggetto del «provvedimento cautelativo» di Aniasi, non di omogeneizzati si occupa, ma di liofilizzati. Per gli uni e per gli altri l'accusa è la stessa, o per meglio dire è identico il sospetto: la presenza di estrogeni, imputati di accelerare lo sviluppo sessuale delle bambine, di favorire un processo di femminilizzazione dei maschietti. Naturalmente c'è fermento, fra i produttori dei prodotti incriminati. Giampietro Borasio, che oltre a dirigere la Plasmon presiede all'associazione che raggruppa gli industriali del settore, preannuncia adeguate risposte alla disposizione ministeriale. Le iniziative, che saranno annunciate oggi, avranno forse carattere giudiziario. La posizione dei produttori è nota: 'Noi utilizziamo per confezionare i nostri alimenti la carne che troviamo sul mercato, non è colpa nostra se quei vitelli, se quei polli sono trattati con gli estrogeni in misura illegale. Ci sono organi di controllo apposta per verificare le caratteristiche della carne prodotta o importata in Italia: se costoro facessero il loro dovere il problema non esisterebbe». Borasio ha qualcosa da aggiungere: «Se verrà confermata la presenza degli estrogeni nei nostri prodotti, del che è lecito dubitare visto che ci sono analisi contrastanti da un laboratorio all'altro sulle stesse partite, allora vorrà dire che queste sostanze non sono soltanto nei nostri vasetti, ma anche nella carne di vitello che si vende in macelleria che si serve nei ristoranti, nelle comunità, negli ospedali negli asili-nido» '. Il presidente degli industriali della alimentazione dice di attendere con fiducia il verdetto dell'Istituto superiore della sanità, dove è pendente l'appello degli interessati. Ha un'accusa da rivolgere al ministero: "Se questo è un sequestro cautelativo, è poco serio limitarlo agli omogeneizzati, così s'ingannano i consumatori facendogli credere a un rapporto estrogenicibi per l'infanzia, mentre semmai il rapporto correttto è estrogeni-allevamento». Un dirigente commerciale della Gerber ricorda come sul settore dietetico, prima della tegola burocratica, sia caduta una tegola storico-sociale: il calo delle nascite. Ovvio che un fenomeno di questo tipo non angusti soltanto i demografi, ma anche chi proprio fra i neonati ha il suo mercato. Ci sono prodotti in particolare, come il latte in polvere, che hanno duramente risentito della riduzione delle nascite. Altri, come gli omogeneizzati ora sotto processo, si sono rifatti allargando le fasce di consumo: gii alimenti per l'infanzia sono infatti anche alimenti per la vecchiaia, e vanno molto bene per chiunque abbia problemi digestivi. Cosi per questi vasetti di carni già masticate e quasi digerite, «da un po' di tempo il consumo si è stabilizzato». Adesso, comunque vada a finire la questione degli estrogeni, si profilano alcune difficoltà. «In una fase iniziale dovremo scontare una certa contrazione dei consumi». Un settore come questo, che tanto si affida al bombardamento pubblicitario, non può infatti non risentire nella pubblicità negativa implicita in questa vicenda. Non ci sono invece preoccupazioni sul fronte della conservazione. La disposizione di Aniasi ha bloccato le vendite, si parla di almeno una quindicina di giorni, poi tutto dipenderà da quelli dell'Istituto superiore. Tonnellate di merce sottratta alla vendita si accumulano cosi nei magazzini: «Afa non ci sono problemi, dicono gli interessati, perché le nostre confezioni sotto vuoto sono a lunga conservazione, fino a cinque anni e oltre». Cosi, in attesa che si faccia luce, i produttori di pappe proteiche per bambini e vecchi affilano le armi a. v.

Persone citate: Aniasi, Borasio, Gerber, Giampietro Borasio

Luoghi citati: Italia, Milano