Farò il disoccupato ma non l'infermiere di Remo Lugli

Farò il disoccupato ma non l'infermiere Bologna: snobbato il concorso degli ospedali Farò il disoccupato ma non l'infermiere NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE BOLOGNA — Misteri delle cifre, e anche delle aspirazioni al lavoro, della volontà di lavorare. A Bologna sono iscritti nelle liste speciali di disoccupazione 6815 giovani, fino ai 29 anni; nelle liste ordinarie di collocamento gli iscritti sono 24 mila. Se guardiamo i due dati sul piano regionale, troviamo: 23.400 giovani iscritti nelle liste speciali, 112 mila disoccupati nelle liste ordinarie. Sono numeri non indifferenti che denoterebbero una situazione allarmante. Eppure sta accadendo questo: l'amministrazione degli Ospedali di Bologna ha indetto, già dalla fine di giugno, un bando per un corso straordinario triennale per la formazione di 800 infermieri professionali ed ha raccolto finora soltanto 320 domande, mentre siamo ormai alla scadenza del bando, fissata per il 20 settembre. Perché una cosi scarsa partecipazione? Sono tutti laureati i giovani iscritti nelle liste speciali? No, rispondono i dati ufficiali: per quanto riguarda i 6815 disoccupati di Bologna e provincia, che potrebbero essere quelli direttamente interessati al bando, i giovani in possesso di laurea o di diploma superiore sono 582, quelli con un titolo di scuola media (che è richiesto per diventare infermieri) 4279. Vediamo intanto in che cosa consiste l'offerta che è avanzata dalla amministrazione degli ospedali, d'accordo con la Regione e i sindacati regionali. Nel primo anno gli allievi infermieri percepiscono una borsa di studio di 1.200.000 lire, devono fare 40 ore di studio la settimana, compresa l'esperienza pratica, possono mangiare alla mensa degli ospedali per 450 lire al pasto, ricevono divise gratuite. Nel secondo e nel terzo anno fanno 48 ore la settimana tra lavoro e teoria e ricevono 450 mila lire al mese, nette. Al termine del corso sono in possesso di un diploma di infermiere professionale, valido non solo in tutta la nazione, ma anche negli altri Paesi Cee e sono regolarmente assunti con uno stipendio iniziale che dal febbraio prossimo sarà di 547 mila lire nette al mese. «Di fronte a questa scarsa risposta al nostro bando siamo molto perplessi — dice Jordis Grazia consigliere dell'amministrazione degli Ospedali di Bologna —perché riteniamo di offrire una sicura e qualificata professione. Probabilmente i giovani non sono sufficientemente informati sul tipo di lavoro che attualmente spetta a questa categoria e considerano il lavoro d'infermiere dequalificante. Ci sono, sì, da fare dei turni notturni e domenicali, ma il rapporto numerico tra infermieri e malati è molto migliorato rispetto a dieci anni fa. Comunque, di fronte a questi dati viene da chiedersi se la disoccupazione e il bisogno sono reali: Negli ospedali di Bologna e della provincia non si nasconde preoccupazione perche c'è una grande necessità di incrementare i quadri del per sonale infermieristico, appunto di 800 unità nel triennio, di cui 500 nella sola Bologna. Le attuali forze in servizio sono di 1555 infermieri generici e appena 659 professionisti. il vuoto di risposta al bando si riscontra soprattutto a Bologna, Modena, Reggio. Su 1800 posto offerti in sede regionale con bandi provinciali tipo questo degli ospedali bolognesi, le risposte sono state 1400; solo a Ravenna le domande di iscrizione sono state numerose, addirittura eccedenti rispetto ai posti. Armando Galletti, segretario del sindacato regionale ospedalieri, dà questa interpretazione al fenomeno: «72 fatto che in così pochi si siano iscritti ai corsi d'infermiere a Bologna, Modena, Reggio, significa che queste province, delle quali è noto il grande fervore d'iniziative industriali e artigiane, offrono ai giovani molte possibilità di lavoro migliore, anche solo temporaneo o con prospettive più favorevoli per il futuro». Gianfranco Parenti, dell'ufficio studi della Camera del Lavoro, aggiunge che proprio le molteplici possibilità di lavoro precario che sono offerte in queste zone di intensa industrializzazione danno la possibilità ai giovani di rimandare fin verso i trenta anni la scelta di un lavoro definitivo. E non v'è dubbio che iscriversi al corsi per infermieri, con tre anni di scuola, significa abbracciare decisamente questa carriera. "La quale, per la verità — dice l'assessore regionale alla scuola, alla formazione professionale e al mercato del lavoro Gianetto Patacini—non offre sbocchi successivi, non coincide con il desiderio di migliorare successivamente la posizione. Questo è un esempio di una fascia di scarto che emerge in una regione nella quale c'è una realtà di altissima occupazione. Una eccezione che dovrebbe essere presa in considerazione, per poter offrire qualche sbocco a questa carriera per la quale si esige molto dando in cambio, tra l'altro, livelli retributivi che, in rapporto ad altre categorie, erano migliori nel passato». Remo Lugli

Persone citate: Armando Galletti, Gianetto, Gianfranco Parenti