Lancillotto balla meglio di Artù alla corte danzante di Avalon di Brendan Fitzgerald

Lancillotto balla meglio di Artù alla corte danzante di Avalon Lo spettacolo nel programma del London Festival Ballet Lancillotto balla meglio di Artù alla corte danzante di Avalon LONDRA — Quasi tutti sanno qualcosa di re Artù e della sua corte; dopo aver visto « Viaggio ad Avalon-, uno spettacolo su quel tema del London Festival Ballet, alla Royal Festival Hall, pochi si sentirebbero più informati, e qualcuno si sarà anche accorto del fascino di questa leggenda tragica, che brilla ancora attraverso il tempo. Il coreografo australiano Barry Moreland ha messo un re Artù americano (Jay Jolley) alla testa della sua corte nebbiosa. Viaggio ad Avalon incomincia col re steso, come un cavaliere, sopra una tomba, poi una Donna del Lago (sotto forma di Manola Asensio dalle gambe infinite, una ballerina che si è formata alla scuola della Scala, ma da alcune stagioni è una delle soliste principali del Festival Ballet) gli da respiro tramite la sacra spada Excalibur. Dopo il lungo incontro con questa femmina fatidica, Artù inizia la sua fatale avventura. Il suo sposalizio rituale con Guinevere (Mary McKendry) continua con il massimo erotismo, il quale però non va al di là dell'emblematico, perché la coppia è subito ricoperta con un velo. La linea dinamica ed atletica di Jolley risponde bene al suo impegno drammatico, ma una suggestione persistente di adolescenza fa sembrare il suo Artù pericolosamente leggero: la presenza di Lancelot, ballato con sicurezza da Jonathan Kelly, sembra quasi sopraffare il re, mentre negli incontri di Artù con il figlio bastardo Mordred (un modello di minaccia plastica nell'interpretazione di Ken Wells) troppo del peso drammatico si sposta sul rampollo. La coreografia di Moreland è un impasto di tecnica classica e contemporanea. Non apre nuovi spazi ma è quasi sempre coerente, sostenuta dalla partitura mobile e magica composta da Peter Maxwell Davies. Nato in Inghilterra ma molto influenzato dai suoi studi a Roma con Goffredo Petrassi, Maxwell Davies qui va da temi celtici alla musica concreta. Viaggio ad Avalon («Journey to Avalon») usa una versione estesa del suo Missa super l'homme scritto nel 1968, la sua distesa tonale include tocchi aggressivi di jazz per un confronto fra Artù e Mordred — forse la scena dove Moreland ha trovato i suoi più forti effetti. I valori cromatici evanescenti della musica trovano riflessi nei bei costumi firmati da Nadine Bayliss, dove il colore somiglia molto alla tavolozza del pittore preraffaellita inglese Burne-Jones, una giusta e forse inevitabile fonte figurativa per indugi arturiani. Nei vari passaggi vocali di Viaggio ad Avalon il soprano Mary Thoma canta con grande carica emotiva ma ben poco dell'azione scenica arriva a vette simili. Questo balletto di Barry Moreland potrebb'essere condensato oppure dilatato, in entrambi i casi ne avrebbe beneficio. Condensato, la tensione teatrale diventerebbe ben più mordente di quello che è ora, un misto fiacco di impressionismo e d'astratto; dilatato — e certamente la leggenda del «Passato e futuro Re- richiede una narrazione estesa — questo viaggio onirico potrebbe sviluppare situazioni appena accennate. Comunque sia, sembra che questa corte di re Artù arriverà quest'anno in Italia, a Roma, per la stagione del Teatro dell'Opera — se le voci sentite a Londra non sono del tutto fiabesche. Un viaggio nel senso opposto, abbastanza insolito, se non unico nell'ambiente di scambi italo-britannici, è sta-. to fatto da un altro componente di questo programma del London Festival Ballet. Metamorfosi, un balletto di Geoffrey Cauley sulla omonima composizione per ventitré archi di Richard Strauss, visto per la prima volta, al Comunale di Firenze nell'inverno del '79. Pretenzioso nella presentazione, povero di coreografia sembrava allora Metamorfosi; ed ora a Londra conferma quella prima impressione. Accolto tiepidamente dal pubblico e dalla crìtica inglese, è quasi inesistente dal punto di vista della danza. Quello che ha di notevole deriva prettamente dalla regia e dall'allestimento scenico, tutte e due di chiarissima discendenza Ronconi-Pizzi. Per un balletto l'allestimento è un involucro, e dentro Metamorfosi c'è il vuoto. Brendan Fitzgerald Ml Ai è l D dl L l bll Vii Al i Ld Manola Asensio è la «Donna del Lago» nel balletto «Viaggio a Avalon» in scena a Londra

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