Von De Kerkhof in Olanda, la Lazio allo sfascio?

Von De Kerkhof in Olanda, la Lazio allo sfascio? La retrocessione in serie B ha provocato un terremoto nel ritiro della società romana Von De Kerkhof in Olanda, la Lazio allo sfascio? René ha lasciato sabato notte San Terenziano su ordine dell'Eindhoven - Il club olandese non ha ancora ricevuto i 430 milioni pattuiti - Problemi anche con altri giocatori - Lenzini non vuole dimettersi - Puntualizzazione di Castagner DAL NOSTRO INVIATO SAN TERENZIANO — René Van de Kerkhof era partito da poco per l'Olanda accompagnato dal suo manager Van de Berg per ordine dei dirigenti della sua società Psv Eindoven. Sanguin cercava un mezzo per rientrare a Roma: aveva prenotato l'ultimo aereo per Venezia, da dove avrebbe raggiunto Vicenza. Greco girava per i saloni dell'albergo cercando un po' di comprensione al suo affanno. Mastropasqua e Spinozzi volevano spiegazioni, pronti anche loro a lasciare il ritiro. Era un sabato drammatico per la Lazio. Pareva che una caduta verticale fosse inarrestabile. Il giorno prima la Commissione d'appello aveva decretato la retrocessione in B. Un gruppo di dirigenti aveva chiesto le dimissioni di Lenzini, ma il presidente aveva convocato una riunione urgente presso un albergo romano e nelle ore piccole della notte s'erano alzate voci grosse, senza che un accordo fosse sottoscritto. A San Terenziano Castagner aveva tentato di frenare la caduta. Era un compito difficile. Da Amsterdam era giunto il procuratore di René Van de Kerkohf e chiedeva spiegazioni, mentre dall'Olanda il presidente del Psv Eindoven, Groenewelt, tramite l'amministratore Ploegsma, pretendeva che il giocatore tornasse subito a casa. Arrivavano anche i giornali olandesi. Il «Voetboe International» titolava cosi: «Va.n de Korput e Van de Kerkhof no pay no play». Era una richiesta immediata di soldi al Torino ed alla Lazio. A portare aiuto a Castagner verso mezzogiorno arrivava anche Umberto Lenzini. Era un uomo in evidente difficoltà. La sentenza lo aveva avvilito, ma più che altro era moralmente distrutto dalla richiesta fatta da alcuni suoi collaboratori, ohe pretendevano le sue dimissioni. Urlava con quanto fiato aveva in gola: «Dimettermi da che? Da quanto è mio? La Laeio è mia all'83 per cento. Per la Lazio ho dato la vita ed il patrimònio. Che colpa ho se siamo andati in B per una sentenza-della Caf? Non penso di lasciare.. Sarebbe un atto di vigliaccheria». L'ambiente era in piena crisi, la bufera pareva spazzare tutto e tutti. Molti giocatori chiedevano la rescissione del contratto, la società era spaccata in due con i dirigenti che lasciano solo Lenzini nel momento più difficile. Pareva il crollo. Finalmente nel pomeriggio avanzato arrivava anche il direttore sportivo Moggi e si metteva a rattoppare le pezze più gravi. Moggi parlava con René ed i suoi amministratori. Il motivo del rientro era soltanto il ritardato pagamento del milione di fiorini, oppure il Psv Eindoven ci aveva ripensato, e cercava di annullare il contratto facendo leva su clausole non rispettate? Si tentava di parlare con Amsterdam, ma il presidente era fuori sede. Il manager di René smaniava. Sventolava il giornale di cui abbiamo già parlato: «Non pagare, non giocare». Finalmente si contattavano ad Amsterdam sia Groenewelt sia Ploegsma. ma il presidente e l'amministratore delegato insistevano per l'immediato ritorno di René Moggi tentava di precisare: «René torna a casa perché i dirigenti dell'Eindoven temono che un eventuale infortunio possa complicare il problema». Ed aggiungeva: «Abbiamo tempo di pagare il milione di fiorini (quattrocentotrenta milioni di lire) entro il 10 agosto. Ma dobbiamo prima sapere se la Lazio può tenersi lo straniero anche in serie B». Pareva un problema risolto con l'impegno verbale di Righetti. Ma quest'ingaggio non c'è: «Non ho ancoraparlato con il presidente della Lega. Spero di farlo al più presto. Dirò a Righetti che ci sentiamo il diritto di aver René Van de Kerkhof se non altro come parziale contro-, partita alla grave ingiustizia della retrocessione decretata il 25 luglio a campagna acquisti conclusa». Partito René il lungo e triste sabato laziale non era finito. Mugugnavano e addirittura protestavano i nuovi.. Bigon. confermando la sua classe anche nei rapporti umani, faceva da intermediario. Parlava in veneto con Sanguin, che pareva il più deciso. Greco si era accordato con Lenzini, ma Moggi provvedeva a ridurre subito1 l'entusiasmo dell'ex granata annullando l'impegno preso dal presidente. Moggi alle dieci di sera convocava tutti i giocatori e Castagner ad un colloquio con il presidente Lenzini, ed il buon «sor Umberto» raccontava tutta la sua passione per la Lazio, il suo amore per la squadra. Moggi raccomandava l'unità. Improvvisamente i gioca-' tori facevano quadrato. Bastavano poche promesse e tutti, anche i più recalcitranti, si dichiaravano disposti a rimanere. Alla burrasca subentrava la bonaccia. Qualche nuvola superstite però ricordava il temporale. Greco diceva: «Io farò soltanto i miei interessi. Se mi accontentano bene, se no torno». Sanguin, un ragazzone timido e deciso allo stesso tempo, annullava il biglietto aereo per Venezia, gli altri dissidenti rientravano nei ranghi. Lenzini poteva radunare attorno ad un tavolo i giornalisti. Moggi ed alcuni tifosi. Al brindisi con champagne, il presidente, il solo dirigente presente, diceva: «Brindo contro la sfortuna della Lazio. In questi anni ne ho viste e sofferte di tuttii colori». Tutto finito? Certamente no. Che i tifosi rimangano vicini alla squadra conforta ma non basta. I prezzi di abbonamento non saranno ritoccati: la mancanza di grandi matches sarà compensata dalle quattro partite in più. Resta il problema econo-. mico determinato ed aggravato dalla rinuncia del Milani a Giordano e si deve risolvere subito il caso René Van de Kerkhof. C'è chi dice che il Psv Eindoven tenti di tutto per annullare il contratto, ma Moggi ha aggiunto: «René giocherà con la Lazio se saremo autorizzati a tesserarlo». Sarà anche vero: ma se Van de Kerkhof è della Lazio, perché i dirigenti olandesi si sono preoccupati di un suo possibile infortunio in allenamento, al punto di obbligarlo a rientrare in patria? E poi c'è il problema tecnico che Castagner ha precisato con la solita attenzione : «Avevamo costruito una squadra attorno all'olandese. Ora se non torna più che posso fare? Mi manca già una punta e Chiodi, ammesso che concordiamo con il Milan, potrà giocare soltanto a fine ottobre. Sono problèmi difficili da risolvere. La Lazio ha urgente bisogno di tranquillità per lavorare molto». E' il messaggio di un allenatore giovane ed intelligente. Giulio Accatlno