Diecimila: allo sprint trionfa Yifter

Diecimila: allo sprint trionfa Yifter Diecimila: allo sprint trionfa Yifter Battaglia a cinque (tre etiopi e due finnici) per le medaglie - Viren, 4 medaglie d'oro nelle due ultime Olimpiadi, è quinto - Argento a Maaninka che precede Kedir - Mondiale dell'Olizarenko negli 800 - Munkelt supera Casanas DAL NOSTRO INVIATO MOSCA — La domenica dell'atletica olimpica, Mennea sempre a parte, visto che il caso di Mennea è davvero quel che si dice un caso a sé, è cominciata al mattino con la serie dei 400. Si è rivisto Juantorena, il cubano braccato giorni fa al suo arrivo nel villaggio, lasciato in pace quando si accertò che non aveva niente da dire e probabilmente poco da fare ai Giochi, riscoperto ieri mattina per una sorta di devozione al suo mito di primo uomo al mondo (Montreal 1976) capace di vincere i 400 e gli 800 olimpici nella stessa edizione dei Giochi. Juantorena, operato in aprile al tendine del piede destro nella «clinica degli atleti» di Lipsia, dov'è stata operata anche la saltatrice Ackermann, è finito terzo (andavano avanti i primi quattro) in 46"69, precedendo il nostro Tozzi (47"01): sembravano, i due, un vecchio cavallo che si ritrova sulla strada amica e un puledro che scopre di saper galoppare. Avanti anche gli altri due italiani: Zuliani, secondo nella sua serie in 47"16, Malinverni, lui pure .secondo in 47"63. Di pomeriggio, nel sole, nel vento, lo stadio Lenin si è riempito di gente, 80 mila almeno. Ci sono state subito 1 le semifinali dei 110 hs, Azzime, senza gli statunitensi, specialmente senza il divino Nehemiah, e le serie dei 100 hs, con donnarde gagliarde. Niente a che vedere con l'attesa messianica del giorno prima per Ovett, Coe, Simeoni, Ackermann... Parliamo ovviamente di atletica ecumenica, con personaggi papali. Per i sovietici dello stadio Lenin però bastava ed avanzava la gara degli 800, con tre atlete in maglia rossa finaliste. Nadezhda, Olizarenko-Mushta, 27 anni, 1,65, soldatessa e studentessa, sinora grande piazzata in tante gare, ha vinto stando sempre in testa, per metà corsa davanti alla nostra Dorio, per l'altra metà davanti alla connazionale Mineyeva, che attaccandola l'ha come spinta ulteriormente avanti. Al passaggio 56"41, chiusura in l'53"42, record del mondo, arrotondato a l'53"5 come accade a tutte le gare sopra i 400 metri, dove i centesimi sono arrotondati al decimo per eccesso. Il record precedente era suo e della connazionale Kazankina, l'54"9. Le sovietiche (Olizarenko, Mineyeva, Providokhina) hanno preso tutte il metallo di questa gara, che è sempre una bella miniera per loro, anche se, talora, sa addirittura un po' di strapaese. Gabriella Dorio è finita ultima, con le gambe spaccate dal passaggio forse troppo veloce. Cercava il nuovo record italiano (quello attuale, suo, è di l'57"7), ha fatto soltanto l'59"2, però ha messo nella gara tutto il suo coraggio. Ha soltanto 23 anni, anche se sembra che corra da una vita, e ci pare che, anche attraverso le sconfitte, stia trovando la giusta determinazione. Intanto sparavano i giavellottisti, con fischi degli spettatori sovietici per il tedesco dell'Est Hanisch, un favorito, a prò di Kula, che lanciava in casa. Vince Kula sul connazionale Makharov, con un lancio di 91,20, Hanisch è terzo. Mai in gara il magiaro Paragi, primatista mondiale con 96,72, ieri soltanto decimo. Cuba ha perso l'oro dei 110 hs perché il suo Casanas ha inventato soltanto nel finale della finale una sorta di scatto epilettico, decidendosi finalmente ad aggredire Munkelt tedesco dell'Est, senza insistere ancora a volerlo infilare in eleganza. Il 13"39 di Thomas Munkelt, ventottenne, sulle piste da' nove anni, fa ridere o piangere gli americani, che avrebbero dominato questa prova. Da segnalare, in tema però di rimpianti senza alternative e — pensiamo — sen-' za più un' altra Olimpiade di appello, che Casanas perdette l'oro di Montreal per tre centesimi di secondo contro il francese Drut, e che ieri lo ha perso per un centesimo di secondo contro questo tedesco antico quanto lui. Le semifinali dei 400 metri femminili hanno esaltato Marita Koch e Christina Lathan, entrambe della Ddr, e hanno visto la resa dolente, l'addio anche al sogno di Irena Szewinska, la polacca di 34 anni che dal 1974 vinceva ai Giochi, che ha fatto un figlio ed è tornata sulle piste a fare leggenda: ultima nella semifinale della Lathan, ultima in 53"13, dolce, triste, brutta e serena. Si è chiusa la giornata con quelli dei 10.000. Tre etiopi contro due finlandesi. Nimits Yifter, ufficialmente 35 anni, un metro e 62, di bruttezza ascetica e di vecchiaia lampante; Tolossa Kotu, 28 anni, alto, magro, capelli a cespuglio; Mohammed Kedir, 26 anni ma già raggrinzito quasi quanto Yifter; Lasse Viren, 31 anni, 1,80, barba guerriera, quattro gare olimpiche vinte, sui 5000 e sui 10.000, le ultime due in assenza di africani, una vita misteriosa, epifanie ogni quattro anni, storie misteriose di cambi di sangue, di operazioni alla Frankenstein; Kaarlo Maaninka, 27 anni, connazionale ma non vassallo di Viren. I tre etiopici davanti, i due finlandesi subito dietro. Per metà gara il britannico Forster con quei cinque. Poi un duello Etiopia-Finlandia, fra gente che più diversa al mondo non c'è. I tre neri andavano in testa a turno, strappando. Viren cuciva con calma i distacchi, Maaninka sempre dietro. Viren, proprio quello entrato in finale per caso, per il colpo apoplettico che fece fuori, in eliminatoria, a 200 metri dal traguardo, l'irlandese Treacy, Viren cambiato in tre giorni, per chissà quali alchimie. Passaggi: 2'53"17 ai mille metri, 5'42"5 ai 2000,8'27"5 ai 3000, 11'24"5 ai 4000, 14'03"5 ai 5000,15'50 ai 6000. Ai 6500 metri Viren addirittura attaccava, reale. Yifter in persona saltava il gruppetto. Yifter, con la maglia arancione, non verde come tutti i suoi connazionali: prende soldi per conto suo, cioè, si vende direttamente alle ditte. Grande gara. Ecco gli ultimi passaggi: 19'35"5 ai 7000, 22'23"5 agli 8000 (breve attacco di Maaninka), 25'09"5 ai 9000. Ultimi due giri: Viren attaccava agli 800, Kedir rispondeva. Penultimo giro ancora tattico, ma ormai con gli spasmi della fatica, della paura sui volti dei pedoni non più magici: e i due grandi tabelloni luminosi dello stadio Lenin offrivano impietosamente questa anatomia devastata. Nell'ordine, Kedir, Viren; Yifter, Kotu, Maaninka ai 400 metri. Lo stadio fiorito del bianco-blu finlandese, tutta la gente venuta da Helsinki a invocare il «sisu», il raptus feroce che possiede i suoi atleti, i suoi soldati. Ai 300 metri Viren è in tèsta: ma dietro, Yifter si frustava le cosce con le mani e partiva come un cavallo superando Viren, andando a vincere. Il grande finnico era solo quinto, mentre Maaninka rinveniva per l'argento togliendolo a Kedir. II tèmpo di 27'42"7 lascia tranquillo (la gara è stata tattica) il record mondiale del keniano Rono, costretto a boicottare. Il «crono» della vittoria olimpica è peggiore (anche di 11") del tempo con cui l'italiano Venanzio Ortis arrivò, secondo, due anni fa agli europei di Praga, dietro al finnico Vainio, ieri tredi-, cesimo. Per tutti, nello stadio, l'elettrochock che soltanto questo grande podismo può dare anche senza primato. Merito di Yifter, graduato dell'esercito etiope, a proposito del quale si dice che sia ultraquarantenne: comunque per le glorie olimpiche Yifter è nato ieri (a Monaco fu terzo nei 10.000 e non potè .disputare i 5000 perché sbagliò l'orario e si presentò tardi al via, a Montreal boicottò con gli altri africani). Merito anche di Viren, probabilmente non finito, che farà la maratona. g- P- o. 1 L'anziano etiope Yifter

Luoghi citati: Cuba, Ddr, Etiopia, Finlandia, Helsinki, Monaco, Montreal, Mosca, Praga