Giardini, storia di un trionfo sfumato

Giardini, storia di un trionfo sfumato Il tiratore azzurro ha perso lo spareggio dello «skeet» finendo 5C Giardini, storia di un trionfo sfumato MOSCA — Tutto in fumo con il penultimo sparo nel buio. Cosi il romano Celso Giardini, 22 anni, perito in floricoltura nel rispetto del proprio cognome, ha mancato una medaglia che sembrava ormai sicura. «Ho chiuso gli occhi nel momento in cui è uscito il piattello, un battito di palpebre ed ho sbagliato un colpo che non ho mai fallito in vita mia». Con queste parole l'azzurro del tiro al piattello skeet ha commentato l'errore commesso nello spareggio a cinque che lo ha relegato sotto il podio, quinto per ordine di errori. Giardini, il più giovane di tutti, sentiva l'importanza del momento. I primi colpi sono stati centrati. Bene anche alla quarta piazzola. Ed ecco la quinta, «la più difficile: aveva appena commentato il veterano Garagnani, fin dal primo giorno tagliato fuori dalla lotta. Due singoli e una «coppio¬ la»: quattro colpi in tutto da sparare da quel punto. A vuoto il primo, a vuoto il secondo (rispettivamente il 14° e il 15°). Gelo nel clan azzurro. Poi Celso si è ripreso e, messa a segno la «coppiola», non ha più sbagliato. Al termine della serie però si è trovato in terza posizione a quota 172 con il cubano Castrino e il danese Rasmussen, protagonisti di «en plein», davanti per un punto (173 a 172). Tutto da rifare nell'ultima serie. Giardini sbagliava il decimo piattello (primo di «coppiola», ma chiudeva a quota 196 al pari di altri quattro: Rasmussen, Castrino, lo svedese Carlsson e il cecoslovacco Pulda. Una commedia degli errori per tutti. Spareggio a cinque, dunque, per l'attribuzione delle medaglie.. Nella serie di 25 piattelli il primo a sbagliare era Pulda al 12". Gli altri erano sempre centrati. Al 24" piattello, un singolo diritto, l'errore di Giardini con quel disco giallo maligno a perdersi intatto tra le betulle. Poi l'ultimo bersaglio sbriciolato, ma tutto era perduto perché Castrino, ultimo della serie, non sbagliava. Sconforto azzurro. Occhi rossi del dirigente Sabino Panunzio, lacrimoni di Giardini, commozione della medaglia d'oro Giovannetti' che aveva seguito trepidante la prova del romano. Celso Giardini guardava tutti attorno a lui come a chiedere una parola di conforto, poi lo sfogo. «Non si può perdere una gara in questo modo — ha detto — l'ho perduta nella prima serie di stamattina, non nello spareggio. Ma questo vento maledetto ha schiacciato improvvisamente la traiettoria del bersaglio e così è accaduto anche per il successivo. Ero in forma perfetta». «Ho molta rabbia — ha continuato — ma sono soddi¬ sfatto del piazzamento colto alla mia prima Olimpiade, a 22 anni. Loro, gli altri del barrage, sono professionisti. Io non lo diventerò mai, non voglio nausearmi di skeet. Ho fatto la mia prima competizione a 16 anni e mi alleno gareggiando. Sparo soltanto due volte la settimana nel campo di tiro che ho aperto sulla via Aurelio». Qualcuno ha detto che l'errore di Giardini sia stato figlio dell'emozione, della giovane età dell'azzurro. «E' figlio dello sport — ha rettificato subito Panunzio — il nostro bilancio è comunque positivo: un primo e un quarto porto all'Olimpiade nelle due specialità del tiro a volo». SARA SIMEONI vinse l'argento a Montreal 1976, quando 1 giornali erano in sciopero, e la «cosa» venne trattata con un giorno di ritardo. Stesso destino questa volta, a Mosca, e per la medaglia d'oro.

Luoghi citati: Montreal, Mosca