Il Parlamento ha «assolto» Cossiga ma il pci non dà tregua al governo

Il Parlamento ha «assolto» Cossiga ma il pci non dà tregua al governo Archiviato il caso Donat-Cattin, Berlinguer riparte all'attacco Il Parlamento ha «assolto» Cossiga ma il pci non dà tregua al governo Respinte le richieste d'un supplemento d'istruttoria (presentata dai comunisti) e di stato d'accusa contro il presidente del Consiglio per violazione di segreti d'ufficio - Franchi tiratori nella votazione - Divergenze nel gruppo del pei del Senato - Berlinguer attacca di nuovo il segretario della Cgil Lama ROMA — Le Camere riunite hanno assolto ieri Cossiga a larga maggioranza e pei, radicali e neofascisti hanno perso le loro rispettive battaglie politiche. Si è chiuso un «processo» inutile, dal quale il presidente del Consiglio è uscito a testa alta. Ma Berlinguer non gli darà tregua. A poche ore dalla votazione, il leader comunista ha pronunciato al Festival delle donne a Roma un discorso aspro e intransigente, nel quale si conferma la linea dura contro il governo, nel Parlamento e nel Paese. Sull'altro fronte, il tripartito esce raffonato dal dibattito parlamentare. «E ora il Presidente del Consiglio — come ha detto il segretario de Piccoli — confortato da un voto cosi largo, può riprendere serenamente la sua attività». Per Cossiga, si sono pronunciati -secondo coscienza» anche psdi e pli. Le votazioni che hanno portato all'assoluzione del presidente e alla definitiva archiviazione del «coso» sono state due. Con la prima, è stata respinta la richiesta del pei di un supplemento di istruttoria. Ci sono stati 416 voti favorevoli al supplemento 507 contrari. Hanno votato 923 tra deputati e senatori. Alla maggioranza tripartita sono mancati 7 voti. Al tripartito più psdi e pli, 46. Su chi siano e da dove vengono questi 46 « franchi tiratori» sono subito cominciate le solite, frenetiche quanto inconcludenti congetture ed ipotesi. Si fa l'ipotesi della sinistra de. Ma le risposte sono un coro unanime e sdegnato: «Assurdo. Chi cerca tra di noi i franchi tiratori non capisce niente né della de né della sua storia. Non esistono e non possono esistere manovre politiche su una vicenda come questa. Se ci fossero state, i franchi tiratori sarebbero stati molti di più e avrebbero affossato Cossiga». Il presidente dei deputati de, Gerardo Bianco, non vede «manovre politiche». «I franchi tiratori — ci dice — sono dei frustrati o degli isolati». Il vicesegretario del psi Claudio Signorile dice che nella sinistra del suo partito non vi sono state defezioni. Si sa che Mancini non ha votato; ha però motivato pubblicamente la sua scelta. Lombardi, invece, si è schierato serenamente con il suo partito. «I franchi tiratori vengono dal preambolo de — ci dice Signorile—chi ha votato contro Cossiga ha il cuore nel pentapartito. E' gente che ce l'ha con Cossiga e vuole Indebolirlo». Signorile parla di «manovra molto vasta, di una operazione in corso cominciata con il discorso di Saragat». Allora liberali e socialdemocratici? Zanone nega seccamente. Pietro Longo ci dice: «Siamo all'opposizione, se avessimo voluto impallinare Cossiga prima di farlo lo avremmo tranquillamente detto. Si dimentica che il voto di un socialdemocratico, il presidente Reggiani, ha salvato Cossiga all'Inquirente!? n psdi, con il suo voto, ha salvato il tripartito». Si va verso un pentapartito? Longo: «La situazione politica generale va completamente rivista. C'è una situazione di paralisi»- Dopo questa prima votazione, rimaneva la possibilità di mettere in stato d'accusa e mandare davanti alla Corte Costituzionale il Presidente del Consiglio per i reati di violazione del segreto di ufficio e favoreggiamento. Quest'ultima ipotesi (favoreggiamento} cadeva soprattutto per volontà del pei. Si decideva, contro il parere di radicatile missini, di votare solo là violazióne; se fosse stata respinta, «cadeva automaticamente — ci ha spiegato ieri il vicepresidente dei deputati pei Spagnolli — anche il favoreggiamento». Da fine giurista, Spagnolli ha anzi corretto il termine di «violazione del segreto d'ufficio», in «rivelazione» del segreto stesso. Ammette che nel suo partito qualcuno, una «piccola minoranza», avrebbe preferito votare per entrambe le ipotesi di reato. Nega divergenze profonde nel pei, del quale sottolinea la coerenza e «l'esigenza di chiarezza». Voci di forti divergenze nel pei riguardano soprattutto il gruppo del Senato. La richiesta di mettere sotto accusa Cossiga per violazione (o rivelazione) del segreto d'ufficip è stata respinta alle 14J20, senza «suspense»: 370 a favore della richiesta; 535 contro. I votanti sono stati 905. Tutti i parlamentari della sinistra indipendente tranne 7 non hanno partecipato al voto. Cosi pure qualche comunista. Risultato: nel fronte delle sinistre sono mancati oltre 40 voti contro Cossiga. Berlinguer ha rilevato come fosse stato dovere dei comunisti, dopo l'archiviazione del caso all'Inquirente per manifesta infondatezza, portare il caso in Parlamento attraverso la raccolta delle firme. «Nel dibattito parlamentare — ha aggiunto — è stato rafforzato il nostro convincimento che l'on. Cossiga ha detto a Donat-Cattin qualcosa che, per il suo ufficio, non doveva assolutamente dire». Ma il segretario comunista sembra intransigente anche con autorevoli esponenti del suo partito: sul contrasto con Lama, ha detto che «il pei non può svolgere ruoli di copertura per scelte sbagliate di altri». Luca Giuralo

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