Mosca, diva all'acqua e sapone

Mosca, diva all'acqua e sapone GLI SVAGHI CHE ATTENDONO I TURISTI DELLE OLIMPIADI Mosca, diva all'acqua e sapone Edifici riverniciati, musei rimpolpati di mostre d'arte popolare; balletti e spettacoli teatrali - Un consiglio al visitatore straniero: meglio non staccarsi dal gruppo - Qui domina il «kolossal» e il concetto di «tutto, tutti insieme» Vecchi tempi Ho appena accennato un rimpianto per la «capitale bettoliera» dei poeti, conosciuta solo sui libri. I caffeucci sull'Arbat che piaceva tanto a Bulgakov, la «bohème» delle comitive erranti e, certamente, le follie di quelli che sfuggivano sema guardare per il sottile all'incubo della miseria, vivendo ogni giorno come se potesse essere l'ultimo. E subito lui mi ha fatto di rimando la tirata contro i tempi della «Nuova politica economica», sulla corruzione di quegli Anni Venti; ma è significativo che se la sia presa tanto. Furono comunisti come lui a «schiumare la Nep», come scriveva, allora la «Pravda»; poi ad accompagnare le «svolte» staliniane e con queste, un collettivismo preoccupato da ben altro che dal «tempo libero», nemmeno previsto dagli imperativi costruttivisti. «Con tutto quello che ci è capitato, con la guerra, eravamo troppo occupati a sopravvivere per provare a divertirci», commenta il vecchio bolscevico. Cambiati i tempi, il divertimento è diventato riposo e cultura. E' questa la formula di svago che trovano i turisti olimpici nelle grandi città del «socialismo reale». Oltre agli edifici riverniciati di fresco, ai musei rimpolpati da mostre d'arte popolare, ai ristoranti riforniti di vodka e caviale. Il tutto in formato gigante: perché i sovietici sono un popolo di 264 milioni di abitanti e solo a Mosca ce ne stanno quasi dieci; e perché il concetto di «tutto, tutti insieme» ha spinto verso il «kolossal» alla De Mille, che nelle tntemioni serve anche — nel pensiero della propaganda totale — ad «epater le bourgeois» che arriva dall'Occidente ed i villani che arrivano dalle campagne. Appéna varcata la frontiera, al visitatore straniero va dato un solo consiglio: non , staccarsi dal gruppo, il turista individuale qui oèun uomo dì Stato o è almeno una celebrità; diversamente non merita molta considerazione, il sistema non lo prevede. I giovani russi se ne lamentano. Scrivono ai giornali per reclamare una manciata di balere in cui entrare, ballare, incontrare un ragazzo o una ragazza ed uscire insieme per i fatti loro. I sociologi consigliano il potere di assecondarli, meglio il «rock» dell'eroina; meglio l'amore dell'alcol tracannato direttamente dalla bottiglia per ubriacarsi prima. Ma a Mosca discoteche pubbliche non ne esistono ancora. Si balla nei club delle fabbriche, in qualche ritrovo .della gioventù comunista, nei ristoranti aperti fino alle 23. A questi ultimi hanno accesso anche i turisti e potranno gustarvi le specialità delle cucine regionali, se riusciranno a resistere alle decine di decibel sparati dalle orchestrine munite di amplificatori elettronici. Anni addietro, l'apertura di un ristorante-cabaret al primo piano dell'Hotel Inturist, a quattro passi dalla Piazza Rossa, fu un avvenimento. Oggi non lo è più e chi riesce a procurarsi la valuta straniera necessaria, preferisce imbucarsi nel bar notturno ben fornito di su- peralcolici. Come quel giovane polacco che sere addietro cercava di convincere in varie lingue alcuni nottambuli a dargli dollari in cambio di sloti o di rubli. Un commercio da evitare, se non si vuole incorrere nei rigori di qualche miliziano. Meglio accontentarsi di qualche barzelletta, sfogo dei sudditi d'ogni regime totalitario. O di una passeggiata nei cortili della centralissima via Gorki, ore diritta ed austera, una volta serpeggiante dorsale della città con il nome di Tverskaja. C'è ancora il vecchio Hotel Lux, dove vissero i capi dell'«Internazionale», da Tito a Togliatti, a Maurice Thorez. Oltre alla scena sportiva, per le Olimpiadi saranno sulle ribalte i protagonisti del balletto, da Maja Plisetskaja alla Pavlova, del teatro classico e moderno, della musica. Dal teatro Bolshoì al conservatorio, ogni sera è previsto uno spettacolo od una replica. Al teatro del celebre Obrazov, le sue marionette presenteranno due o tre pièce tra le più ardite e divertenti del repertorio: «Don Juan», «La divina commedia», con i pupazzi che fanno all'amore, viaggiano per il mondo intero, lanciano frizzi a destra e a manca, come non è permesso in nessun altro teatro. Ma qui si tratta di burattini e la censura è meno rigida. Vale davvero la pena di vederli e il teatro, tenuto con cura eccezionale, ospita anche un museo mondiale della marionetta. Ma Mosca non è New York e ci tiene ad evitare la confusione. Tutto va visto nell'atmosfera del Paese, una babele di razze, lingue e culture per le quali è stata programmata i'uniformità. Gli omosessuali ci sono e di tanto in tanto si incontrano davanti al Bolshoi; ma il gay qui non è di casa e ai «diversi» è richiesta molta discrezione. «Diverso» va bene, purché non lo dia a vedere. Anche gli amanti della bottiglia, quasi uno sport nazionale, sono stati consigliati, con parole e con partenze obbligate dalla capitale, a ritrovare i valori della sobrietà. Come direbbe il mio anziano conoscente, anche i «Giochi» sono serviti a «scremare il barile». . ' il ' ' r ■ Ir f M L'I Mosca. L'Italia alla sfilata inaugurale: bandiera olimpica e il cartello del Coni

Persone citate: Bulgakov, De Mille, Maja Plisetskaja, Maurice Thorez, Pavlova, Togliatti

Luoghi citati: Italia, Mosca, New York