In Europa pesa l'ipoteca di 7 milioni di disoccupati di Renato Proni

In Europa pesa l'ipoteca di 7 milioni di disoccupati In Europa pesa l'ipoteca di 7 milioni di disoccupati La politica antinflazionistica dei governi tende a sacrificare i posti di lavoro - Diminuisce il potere contrattuale nelle fabbriche BRUXELLES — L'Europa del lavoro attraversa un periodo di profondo travaglio. A Bruxelles, il presidente della Confederazione dei sindacati europei, Kok. ha affermato che dal vertice di Venezia «è emersa l'intenzione dei governi di lasciare aumentare la disoccupazione», che l'attuale terapia antinflazionistica «non funziona» e che si devono cercare «nuove soluzioni». Il quadro delle relazioni sociali nella Cee sta peggiorando. In Gran Bretagna, i minatori (reponsabili della caduta del governo conservatore di Heath nel 1974) chiedono aumenti salariali del 35 per cento, in Italia non tutta la base sindacale approva le misure anticrisi del governo di Cossiga. In Francia, i sindacati smentiscono Barre quando afferma alla televisione che la sua politica economica salvaguarderà il potere d'acquisto dei lavoratori. In Germania, l'espansione è quasi nulla da diversi anni. Il movimento dei lavoratori europeo probabilmente teme un fenomeno che si sta delineando sempre più nettamente: le «ragioni di scambio», in sostanza la sua forza contrattuale, sono mutate negli ultimi anni a suo sfavore. Il salario, come il redditto nazionale, torna ad essere una variabile dipendente Ma è stato dimostrato che il «salario flessibile» è un mito economico, quindi la perdita di potere d'acquisto da' parte dei lavoratori può essere teorizzata ma non facilmente imposta, anche alla presenza di sette milioni di ! disoccupati nella Comunità. Tuttavia, negli Anni Trenta, i lavoratori americani accettarono il taglio reale dei salari e nel 1978 la «Chrysler Corporation» ha ottenuto importanti concessioni dalla «United Auto' ■Workers' Union». Si potrebbe, allora, tentare di controllare i prezzi, ma i panettieri tedeschi, nel periodo della iperinflazione del '23, dimostrarono l'inefficacia di tali misure. Le ragioni di scambio per il sindacato europeo stanno effettivamente mutando in seguito ad una serie di scoli¬ volgimenti. Il primo è il co-' stante aumento del prezzo del petrolio, per cui il surplus dei Paesi petroliferi passerà da quasi zero nel 1973 a 120 miliardi di dollari-, (di cui 33 sono dei Paesi della Cee) nel 1980. La disoccupazione, e parliamo in massima parte di quella involontaria, affligge sette milioni di persone mentre nel '73 era sotto di due milioni di unità. C'è poi la concorrenza dei Paesi in via di sviluppo. Ora arriva in Europa la rivoluzione della microelettronica, che ridurrà l'occupazione dei «colletti bianchi», dopo che decenni di affannose innovazioni tecnologiche avevano trasferito |nei servizi milioni di «colletti blu». Inoltre, sono cambiati i rapporti d'influenza politici. I governi, secondo l'accusa della Cee, sono pronti a sacrificare in parte l'occupazione nel tentativo di arrestare l'inflazione, mentre i .■sindacati resistono alla mobilità, chiedono più occupazione, una settimana lavorativa più corta e non accettano il «salario flessibile» (in Italie, i ritocchi alla scala mobile, ammesso che essa sia una garanzìa e non ,il contrario). La crescita economica si verificherà, o non avverrà, in base alla sintesi, anche sociale e politica, di queste esigenze che a molti appaiono contrastanti. , E' un fatto che la politica pura e le considerazioni sociali stanno prendendo il sopravvento sulle analisi economiche di tipo accademico, anche perché «tre economisti forniscono cinque risposte differenti». Ma tutti sono d'accordo sul principio che si deve agire positivamente sul rapporto tra inflazione e disoccupazione. Per il mondo del lavoro ci 'sono dilemmi t pratici: più posti di lavoro ò più alti sala- • ri? Più assistenza sociale ai disoccupati e un orario ridotto oppure più investimenti produttivi? Raramente, il mondo economico occidentale è stato cosi scardinato come adesso, per parafrasare Shakespeare. Ecco' perché, in certi Paesi, ci si ri- ' volge al diciannovesimo secolo con le esigenze del ventesimo e, dalla parte opposta, sì fa il contrario. Renato Proni

Persone citate: Barre, Cossiga, Shakespeare

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Venezia