Carter coinvolto dal fratello nello scandalo «Billygate»? di Ennio Caretto

Carter coinvolto dal fratello nello scandalo «Billygate»? Il presidente al punto più basso della sua popolarità Carter coinvolto dal fratello nello scandalo «Billygate»? Gli avrebbe inviato telegrammi del Dipartimento di Stato riguardanti la Libia - Il Capo della Casa Bianca ha annunciato ieri alla televisióne la consegna di una testimonianza scritta alla commissione inquirente del Senato DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Con una mossa a sorpresa, diretta a sottrarre ai suoi avversari l'iniziativa nel «Billygate», lo scandalo dei rapporti tra suo fratello Billy e la Libia, il presidente Carter ha annunciato la consegna e la pubblicazione, all'inizio della prossima settimana, di una sua testimonianza scritta alla sottocommissione alla Giustizia del Senato. In un'improvvisa, breve comparsa alla televisione, Carter ha dichiarato di essere ansioso «di rispondere di persona a ulteriori domande in maniera consona alle responsabilità del mio incarico il più presto ■ possibile». La mossa del Presidente ha destato sensazione ed è stata interpretata come una conferma della gravità dello scandalo e del peso che Carter attribuisce al suo esito. Il Presidente Carter ha preso l'iniziativa poco prima che un deputato repubblicano, Harold Sawyen membro della commissione Giustizia della Camera, facesse una clamorosa denuncia. Sawyer ha affermato che Billy ricevette dal fratello, e tenne in casa, telegrammi del Dipartimento di Stato riguardanti la Libia e la sua attività. Billy lo avrebbe svelato a un alto funzionario del ministero della Giustizia, Joel Lisker, e a un agente dell'F.B.I. L'incartamento relativo sarebbe stato inviato alla commissione della Camera dallo stesso ministero. Un deputato democratico, Rold Volkmer, ha confermato che Billy ricevette i telegrammi dal fratello.'ma non ha saputo dire se essi erano del Dipartimento di Stato. Se le rivelazioni dei due deputati risulteranno rispondenti a verità la posizione del presidente si farà molto crìtica. Carter ha scatenato la sua offensiva prima di questa denuncia. Nelle ore. immediatamente successive, non ha fatto alcun commento. Il Presidente ha convocato d'improvviso la stampa alla Casa Bianca per dare lettura di una sua dichiarazione. Scuro in volto, ha detto che il giorno in cui testimonierà si sottoporrà alle domande dei giornalisti. «JVon ho nessun dubbio» ha aggiunto «che la completa esposizione dei fatti dimostrerà chiaramente che mio fratello non ha mai influito sulle mie decisioni sulla Libia né sulla politica del mio governo. Sono anche convinto che i fatti chiariranno che né io né nessun altro del mio entourage abbiamo mai cercato di interferire nelle indagini del ministero della Giustizia su mio fratello». Carter se ne è quindi andato senza fare precisazioni, lasciando in sospeso alcuni punti di importanza fondamentale non tanto per lo scandalo in sé quanto per il congresso del partito democratico, che si inizierà a New York ni agosto. Formalmente, il congresso dovrebbe sancire la candidatura di Carter alle elezioni di novembre. Ma potrebbe sfociare in una rivolta contro il Presidente. I punti in sospeso sono: Carter si presenterà alla sottocommissione giudiziaria del Senato, le cui inchieste sono pubbliche, e in televisione prima dell'll agosto? O chiederà di deporre più tardi in privato, ossia alla Casa Bianca, o addirittura in segreto, adducendo motivi di sicurezza nazionale? La sensazione dominante è che Carter voglia reclamizzare al massimo la sua versione dei fatti con la testimonianza scritta, ed evitare l'interrogatorio prima del congresso. Senza dubbio, questo appare il motivo piti logico del contrattacco del Presidente. Il Billygate è nato come un colpo di testa di suo fratello, ma ha poi assunto un significato politico. Vi è il sospetto che il capo di Stato e di governo americano abbia favorito l'attività del fratello: e soprattutto che abbia interferito nelle indagini del ministero della Giustizia. A quest'ultimo proposito, il ministro Civiletti ha ammesso di aver avuto un colloquio sul Billygate con il Presidente lo scorso giugno. Civiletti ha però sostenuto di non aver violato il segréto d'ufficio, e non ha offerto le sue dimissioni. Carter non solo non gliele ha chieste, ma ha affermato che non gliele chiederà. La portata dello scandalo è illustrata dalla quantità di documenti richiesta dalla sottocommissione alla Giustizia del Senato. Essa si è rivolta non solo alla Casa Bianca e al ministero, ma anche alla da, i servizi segreti, al Fbi, alla Agenzia per la sicurezza nazionale, al dicastero dell'Energia, e a una compagnia petrolifera, la Charter, alla quale Billy Carter avrebbe dovuto procurare greggio libico. Le ripercussioni del Billygate sull'opinione pubblica e sul partito democratico stanno diventando disastrose per il Presidente americano, anche a causa di queste incertezze e contraddizioni. L'ultimo sondaggio ha accertato che la sua popolarità è scesa al punto più basso mai registrato da un Presidente: solo il 22 per cento degli elettori approva il suo operato in genere; questa percentuale scende al 12 per cento per la sua gestione dell'economia. A New York, alla Convention, lo scandalo minaccia così di provocare tra i democratici una lotta fratricida che tornerebbe a tutto vantaggio dei repubblicani. Intanto emerge come elemento unificatore — e questa è un'altra sorpresa — il segretario di Stato Muskie. Negli ultimi giorni si erano costituiti gruppi a favore della candidatura del vicepresidente Mondale e di quella del senatore Jackson, sostenitore degli interessi industriali e militari. Da ieri si parla solo di Muskie come terzo uomo tra Carter e Kennedy. La cosa più interessante e che, interpellato dal partito, Muskie ha ribadito la propria lealtà al Presidente, ma non ha detto che rifiuterebbe la nomina. Il segretario di Stato fu già candidato alla vicepresidenza con Humphrey nel '68. Ennio Caretto

Persone citate: Billy Carter, Civiletti, Harold Sawyen, Joel Lisker, Kennedy, Mondale, Sawyer

Luoghi citati: Libia, New York