Speleologo genovese è salvato nell'orrido profondo 800 metri

Speleologo genovese è salvato nell'orrido profondo 800 metri La lunga e paurosa avventura sotto il massiccio delle Apuane Speleologo genovese è salvato nell'orrido profondo 800 metri Portato all'aperto dopo trenta ore dalla «voragine del Cordia» - Il giovane, 25 anni, era caduto in un laghetto del fiume sotterraneo Vidal NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE LUCCA-— Al momento di uscire dai cunicolo, gli hanno bendato gli occhi perché l'ira* protfvrsa lttce non gli facesse male, dopo quarant'ore di permanenza nell'Antro del Corchia, che snoda le sue gallerie per dieci chilometri, sotto il massiccio delle Apuane. Erano le 13 quando lo speleologo Roberto Masotto. 25 anni, rappresentante di commercio genovese, iscritto al gruppo CAI di Mondovl, è stato messo su una barella e quindi, con un'ambulanza, portato all'ospedale di Seravezza. Il padre del giovane, Mario, e la madre, Renata, accorsi sulle Apuane dalla mattina di domenica, hanno avuto appena il tempo di stringergli la mano e vedere che lui sorrideva, malgrado il viso tirato dalla sofferenza. Una piccola folla di alpinisti salutava e ringraziava i cinquanta uomini della delegazione speleologica del Soccorso Alpino, che hanno partecipato al difficilissimo recupero a ottocento metri di profondità, con oltre trenta ore di lavoro. Roberto Masotto, che ha una frattura al piede sinistro, ma forse anche all'altro (al momento non è stato possibile stabilirlo) era rimasto vittima dell'incidente verso le 22,30 di sabato, quando stava per raggiungere la parte terminale della voragine del Corchia, la più profonda d'Italia, unitamente ad altri del gruppo «Issòl» di Genova, tre amici belgi e fortunamente un medico, anch'egli di Genova, Valerio, Pastorino. Il .giovane, • che avevia affrontato già altre quattro volte l'escursione ed è. considerato un esperto, mentre procedeva su un difficile sentiero a strapiombo sulle cascate del fiume sotterraneo Vidal, era caduto per l'improvviso cedimento di un masso. L'acqua gelida del laghetto aveva attutilo il colpo; tuttavia non aveva potuto muoversi per il dolore alle gambe. i compagni, dopo le prime cure e dopo averlo portato in un punto asciutto della voragine, erano risaliU à chiedere aiuto. L'organizzazione dei soccorsi si era iniziata verso le 4 di domenica. Da Firenze, Genova, Bologna, Massa, Viareggio erano stati mobilitati gli specialisti del CAI. I soccorritori, organizzati a squadre, per tutta la giornata di domenica sono scesi nelle gallerie, attraverso la bocca del «Serpente», raggiungendo il ferito e compiendo con lui, di volta in volta, poche decine di metri, data la difficoltà che presentava l'ascesa, con salti di alcune decine di metri ed in cunicoli dove a stento un uomo riesce a passare carponi. In tutte queste ore Roberto Masotto ha ricevuto le curo da una équipe di tre medici del Cai che a turno lo hanno seguito nella marcia di ritorno. Il tratto più difficile è stato quello finale, verso l'ingresso del «Serpente», poiché l'angusto cunicolo non permetteva l'uso di una barella. I cinquanta uomini sono secsi allora nel cunicolo e, stando seduti, l'uno fianco all'altro, si sono passati il ferito. «Non è stato facile trasportare il traumatizzato in quelle gole — dice uno del Cai — ma l'impresa veramente improba sono slati questi ultimi metri, dove- non ci si poteva quasi muovere e dove, tirando Masotto, avevamo paura di fargli male», o.m.

Persone citate: Corchia, Masotto, Pastorino, Roberto Masotto, Vidal

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Genova, Italia, Lucca, Massa, Viareggio