Un italiano coinvolto nel Billygate Si aggrava la posizione di Carter

Un italiano coinvolto nel Billygate Si aggrava la posizione di Carter Del caso si occupano ITbi e una commissione del Senato Un italiano coinvolto nel Billygate Si aggrava la posizione di Carter È un avvocato siciliano, che avrebbe reso possibili i contatti tra la Libia e il fratello del presidente - Non solo Brzezinski, ma anche il capo della Casa Bianca incontrò l'incaricato d'affari di Tripoli; Vance ne era stato tenuto all'oscuro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Nuovi particolari, che rendono imbarazzante anche la posizione del Presidente, sono emersi ieri dalle indagini sul «caso Billy Carter». La vicenda dei rapporti tra il fratello del capo di Stato americano e la Libia ha assunto un peso politico superiore al previsto. Oltre al ministero della Giustizia, ne stanno interessando 'l'Fbi e una commissione del Senato, costituita dopo un accordo di democratici e repubblicani. Sebbene neppure lontanamente paragonabile ad esso, lo scandalo minaccia di degenerare in una specie di Wa tergale. I nuovi particolari sono i seguenti. 1) Billy Carter mise in contatto l'incaricato d'affari Ubico a Washington non solo con il consigliere della Casa Bianca Brzezinski, ma anche con il Presidente: il portavoce Jody Powell, nella dichiarazione ufficiale di due giorni fa sulla vicenda, lo aveva taciuto. 2) I rapporti tra la Libia e il fratello del presidente americano furono allacciati su mediazione di un avvocato siciliano. Michele Papa, e dell'ambasciatore libico a Roma Shalouf: esiste quindi un «tramite italiano». 3) I libici offrirono a Billy Carter un milione di dollari, 850 milioni di lire, perché costituisse una «società per l'amicìzia con gli Stali Uniti» a loro nome in Georgia. In sé, la scoperta dì questi episodi non fa che chiarire i legami d'affari tra Billy Carter e la Libia, illustrarne la notevole portata, e'conferma-1 re che avevano come obiettivo l'accesso alla Casa Bianca per Gheddafi. Ma essi gettano sospetti anche sul Presidente. Per rendersi conto dell'eco dello scandalo, ribattezzato «Billygate» dalla stampa, occorre riassumerne brevemente i retroscena. La vicenda si inizia col «tramite italiano». Un italo-americano della Georgia, l'imprenditore edile Mario Leanza, visita la nativa Catania all'inizio del "78. Viene avvicinato dall'avvocato Michele Papa che, ha confermato a Washington il ministero della Giustizia, rappresenta gli interessi libici in Sicilia. Papa chiede a Leanza se Billy Carter è disposto a lavorare per Gheddafi. L'imprenditore non conosce il fratello del Presidente, ma conosce alcuni suoi amici. Entra in scena a questo punto l'allora ambasciatore della Libia a Roma, Shalouf. Nei mesi successivi Shalouf va due volte in Georgia, da Billy Carter, sinché lo convince ad andare a Tripoli. Dal settembre '78 al novembre '79, in seguito agli accordi conclusi a Tripoli, Billy Carter si adopera per ottenere favori per la Libia, nei cui confronti il Presidente segue una linea di freddezza, perché ritiene che finanzi il terrorismo mediorientale. Il 27 novembre del '79, tre settimane dopo la cattura degli ostaggi dell'ambasciata americana in Iran, Billy Carter promuove l'incontro Houderl-Brzezinski. Il consigliere della Casa Bianca chiede all'incaricato d'affari libico che Gheddafi interceda presso Khomeini per la liberazione dei prigionieri^ La vicenda a questo punto s'ingarbuglia. L'ex collaboratore di Nixon William Safire, oggi giornalista del New York Times, rivolge accuse gravi a Billy Carter e al Presidente. Il 2 dicembre '79, i libici bruciano l'ambasciata americana a Tripoli. Il 6 dicembre '79, il Presidente riceve Houderi per protestare contro l'incidente e per ringraziare Gheddafi della mediazione presso Khomeini, peraltro fallita. Billy Carter riceve il primo assegno di cui si è al corrente da Houderi agli inizi del gennaio di quest'anno: sono 20 mila dollari, 17 milioni di lire circa. Si prospettano anche guadagni sino a 20 milioni di dollari, 17 miliardi di lire, se farà acquistare greggio Ubico a una compagnia petrolifera. A marzo, intasca 200 mila dollari, 170 milioni di lire, forse come deposito per la costituzione della ventilata «società per l'amicizia con gli Stati Uniti». Billy Carter dichiara al ministero, della Giustizia, che sì tratta di metà di un prestito che gli fa la Libia. E' in arretrato con i pagamenti delle tasse, e il fisco gli ha confiscato un terreno. La linea di difesa della Casa Bianca, di fronte al comportamento del fratello del Presidente, e a quello del Presidente stesso, è che Billy «è indipendente e incontrollabile» e che Jimmy «è sempre rimasto all'oscuro dei suoi affari e ha accettato i contatti con Houderi solo per il rilascio degli ostaggi». Ma alla credibilità di questa linea ha sferrato un brutto colpo il Dipartimento di Stato, sostenendo che Houderi è ed era avvicinabile tramite un altissimo funzionario suo intimo amico, il sottosegretario Newsom. L'ex Segretario di Stato Vance, inoltre, ha detto che le visite di Houderi alla Casa Bianca gli furono nascoste. Ennio Carette