C'erano due piloti sul «Mig 23»? Smentite, dubbi, ancora mistero

C'erano due piloti sul «Mig 23»? Smentite, dubbi, ancora mistero L'inchiesta sull'aereo libico caduto in Calabria C'erano due piloti sul «Mig 23»? Smentite, dubbi, ancora mistero Non ancora chiarita la presenza di due paracadute, d'una valigia militare e forse di due caschi - L'autopsia dell'aviatore libico non ha rivelato se il pilota è morto per infarto, come sostiene il governo di Tripoli - La tesi della fuga dalla Libia ROMA — L'autopsia del pilota del «Mig 23» libico precipitato venerdì scorso sulle montagne della Sila, in Calabria, non ha risolto nessuno degli interrogativi sollevati dalla vicenda. La versione ufficiale del governo di Tripoli addebitava a un malore improvviso, probabilmente di origine cardiaca, l'incidente. Il pilota avrebbe perso conoscenza mentre si trovava in volo di addestramento a 11 mila metri di quota, in spazio internazionale, e il pilota automatico, impostato con rotta Nord, avrebbe portato il «jet» a schiantarsi sulla «Timpa del magaro». Per accertare se veramente l'aviatore era stato colpito da infarto i resti di Ezzeadan Kola — cosi si chiamava il militare libico — sono stati riesumati, e sottoposti ad autopsia a Crotone. Il cuore del pilota però, al momento dell'impatto, è stato devastato dalle costole. Non è stato possibile ai medici determinare quali erano le condizioni dell'apparato cardiaco prima che il, «jet» si schiantasse contro la roccia. E' una delusione per quanti si attendevano dall'esame dei sanitari elementi di chiarezza in quello che si presenta ancora come un mistero. La zona attorno a «Timpa del magaro» è tuttora presidiata dai militari, per un raggio piuttosto ampio. Esercito, carabinieri e polizia sono accampati in forze. Gli elicotteri sorvolano continuamente le vallate e le zone circostanti, a bassa quota. «Si tratta di un fatto del tutto normale — dicono al ministero della Difesa , Il punto in cui cade un aereo militare diviene a tutti gli effetti sona militare. E lo resta fino a quando ogni minimo passetto del velivolo non viene recuperato». Agli estranei e ai giornalisti è assolutamente vietato avvicinarsi, e tanto meno prendere fotografie. Le immagini scattate da un ragazzo del posto con una «Polaroid» sono state sequestrate. Un tale spiegamento di forze e la permanenza di militari a cinque giorni dall'incidente, hanno fatto circolare le voci e accreditato le ipotesi più disparate. Quella che presenta maggiori elementi di suggestione, anche se è stata smentita dal ministero della Difesa, è la seguente. Fra i rottami sono stati trovati due paracadute, semi aperti; subito c'è chi ha pensato che un collega di Ezzeadan Kola fosse sopravvissuto all'incidente, e restasse nascosto, forse ferito, fra le gole di quella montagna imr pervia. Il secondo paracadute però è, con ogni probabilità, quello montato sulla coda di ogni jet. per rallentarne la corsa una volta che ha toccato terra. E il «Mig 23» precipitato sulla Sila era, come si sono affrettati a ricordare al ministero della Difesa, «mo noposto e monomotore». Ma secondo altre voci all'esame della commissione d'inchiesta vi sarebbero due caschi trovati nella zona dove il velivolo è precipitato. Il se condo paracadute inoltre sarebbe di colore arancione e si sarebbe trovato a venti metri dal corpo del pilota. Anche una valigetta in stoffa di tipo militare ha sollevato dubbi e perplessità. Sempra poi con fermato che sul corpo del pi Iota tumulato a Castelsilano non siano stati riscontrati'segni di bruciature, nonostante nella zona dell'impatto si sia sviluppato un incendio (di modeste proporzioni). La vicenda dei due paracadute è poi resa più intricata dalle varie versioni che ne vengono date: secondo alcuni idue paracadute sono del pilota e del seggiolino eicttabile, secondo altri Invece del pilota e del velivolo (freno di coda); secondo altri ancora, i paracadute dovrebbero essere tre (seggiolino, pilota, freno-coda). Tutti gli interrogativi e le ipotesi rimangono valide. E' stato escluso che si trattasse dì una missione di spionaggio; ma se Ezzeadan Kola voleva rifugiarsi in Italia, perché non si è messo in contatto, una volta entrato nel nostro spazio aereo, con gli operatori della Difesa? E se è vera la tesi del malore, perché il jet libico, volando a quote normali, non è stato scoperto e intercettato?

Persone citate: Ezzeadan Kola, Kola

Luoghi citati: Calabria, Castelsilano, Crotone, Italia, Libia, Roma, Tripoli