Begin nemico di se stesso di Giorgio Romano

Begin nemico di se stesso OSSERVATORIO Begin nemico di se stesso Negli ultimi tempi si è notato che è aumentata l'intransigenza e la retorica estremista del governo di Begin. Perché? Questo atteggiamento è andato di pari passo con una maggior fermezza da parte dei governi europei e dell'America e con un deterioramento dei rapporti con l'Egitto. E' difficile stabilire un rapporto di causa-effetto tra la cresciuta solitudine di Israele e la sua rinnovata rigidezza, ma si può sicuramente parlare di crescenti influenze reciproche. Mentre la fondazione di nuovi insediamenti nei territori occupati ha segnato una battuta d'arresto per mancanza di fondi e divergenze interne, si sono moltiplicate le dichiarazioni di principio e gli atti di carattere provocatorio. La proposta di una deputatessa dell'opposizione per una nuova legge che dichiari Gerusalemme unita «capitale indivisibile» di Israele (proposta che inizialmente aveva irritato il governo, perché superflua, dopo che la città era stata unificata con una legge nel 1967) è diventata occasione per una corsa sfrenata alle professioni di fede patriottarde (e chi si mostra meno zelante è accusato di lesa patria). Il proposito di trasferire gli uffici del primo ministro nella zona Est di Gerusalemme ^criticato anche djiv gli Usa e da Bonn) è stato un'inutile provocazione. Il trasloco del premier dalla zona dei ministeri a un'altra lontana e scomoda, a tredici anni dalla riunione di Gerusalemme e dopo tre anni di governo Lìkud,.vuol essere solo un gesto di protesta che, in quanto tale, è stato condannato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu (dove gli Stati Uniti non hanno opposto il veto) e dai Paesi della Cee a Venezia. La sproporzionata reazione di Israele a queste condanne ha guastato le sue buone ragioni e reso difficili i rapporti anche con i Paesi europei più «moderati». Tutte le occasioni (dai discorsi dei candidati per le elezioni americane alla vendita dell'uranio francese all'Iraq fino agli articoli della stampa egiziana) sono sembrate opportune per aspre polemiche e attacchi verbali che sono la negazione della trattativa e rendono più difficili i rapporti con tutti. Lo si vede nei confronti dell'Europa dei Nove o delle Nazioni Unite, dove la convocazione dell'Assemblea generale non indica soltanto il prevalere dei Paesi arabi ma anche il completo isolamento di Israele, che si può prevedere diventerà ancor maggiore dopo le elezioni americane. Si può presumere che, perduti con Dayan e Weizman gli elementi moderatori (ed erano anche le personalità di maggior prestigio del governo), Begin — circondato a ogni livello da «uomini-si» e da estremisti — ceda sempre più alle sue propensioni ideologiche e settarie e si appoggi sui gruppi di estrema destra, che nel '77 lo avevano criticato per la sua «arrendevolezza» verso l'Egitto. Da quando è al potere Begin si è visto successivamente contestato o abbandonato dalle correnti massimaliste 'dèF-'sùo stesso p'àrtì.lo.che.hanno votato contro gli accordi di Camp David o hanno fondato nuovi movimenti. Mentre tutti i sondaggi d'opinione danno il suo partito perdente nel caso che le elezioni si tenessero oggi, il premier spera di recuperare volgendosi alla destra, e bolla come traditori tutti coloro che ritengono che il compromesso sui territori occupati sia l'unica via d'uscita. Le elezioni politiche sono ancora lontane ma per Begin la campagna elettorale è già cominciata. Giorgio Romano Begin: persi Dayan e Weizman si appoggia agli estremisti

Persone citate: Begin, Dayan, Weizman