BORSE ECONOMIA E FINANZA
BORSE ECONOMIA E FINANZA Mentre si fanno ipotesi sulFintervento della Zanussi La vicenda Indesit si sblocca solo col respònso delle banche TORINO — Sul caso Indesit è sceso negli ultimi giorni un silenzio sospetto: da quando, venerdì della scorsa settimana, durante un incontro al ministero del Lavoro, il sottosegretario Zito si è impegnato a sentire le banche per verificare se siano o no disponibili a riaprire i rubinetti del credito all'azienda in difficoltà, nessuno, né l'azienda stessa, né i sindacati, né l'assessorato all'Industria della Regione Piemonte è più riuscito a sapere con precisione che cosa stia accadendo. L'unica notizia circolata in questi giorni lui tutta l'aria di una provocazione: il ministro dell'Industria Bisaglia sarebbe favorevole ad un intervento della Zanussi, la maggior industria italiana di elettrodomestici. Questo però, secondo il sindacato, comporterebbe il fallimento della Indesit: inoltre, poiché la Zanussi sarebbe interessata agli stabilimenti del Sud resterebbe irrisolto il problema di quelli torinesi e dei loro dipendenti Anche questa notizia fa parte del mistero che in questi giorni circonda la vicenda; infatti, benché sia stata riportata da qualche giornale, non è stata né smentita né confermata: resta sospesa a mezz'aria contribuendo ad accrescere la confusione. Ieri, per tentare di sbloccare la vicenda, la Firn nazionale ha avuto un incontro con un gruppo di parlamentari. Questi si sono impegnati ad intervenire immediatamente sul governo affinché questo senta rapidamente le banche (dovrebbe farlo il sottosegretario al Lavoro Bressani). La risposta degli istituti bancari è determinante. C'è infatti un piano di risanamento presentato lall'azienda che, se ha quh.cne possibilità di riuscita, richiede che non si perda tempo; anche i sindacati attendono di conoscere la posizione degli istituti di credito perché entro venerdì devono pronunciarsi sulla richiesta di cassa integrazione straordinaria per 8500 dipendenti «Se la risposta delle banche fosse negativa — dicono alla Firn — e quindi il piano di risanamento non potesse partire sarebbe del tutto inutile la cassa integrazione». Il piano finanziario dell'azienda si basa su sei punti: 1) disponibilità entro il 31 luglio di 54 miliardi sotto forma di finanziamento bancario in conto corrente; 2) mantenimento degli attuali fidi bancari per 45 miliardi (14,5 miliardi in conto corrente e 30,5 miliardi come anticipo sulle esportazioni; qualche banca, invece, tenderebbe ad incamerare le somme man mano che giungono i pagamenti dall'estero senza riattivare il credito nella misura corrispondente); 3) ottenimento della cassa integrazione straordinaria e liquidazione dei crediti relativi maturati fino al 30 settembre, circa 17 miliardi; 4) pagamento entro la fine di settembre da parte del ministero delle Finanze di una serie di crediti a favore della Indesit: 1,3 miliardi come rimborso dazio, 2,8 miliardi come rimborso Iva, 800 milioni come rimborso di acconti di tasse non dovute, in totale, secondo l'azienda, 4,9 miliardi; 5) pagamento da parte della Cassa per il Mezzogiórno di crediti a favore della Indesit rappresentati dai contributi sui prestiti agevolati per la costruzione degli stabilimenti di Teverola, in provincia di Caserta, pari a 5,1 miliardi; 6) accettazione da parte dei fornitori di un piano di pagamenti proposto dalla società (ma qualche fornitore sarebbe invece deciso a chiedere il falliménto). Intanto la Indesit ha assicurato che pagherà ì saldi degli stipendi di luglio e l'anticipo di metà agosto; lia chiesto invéce di spostare alla fine di settembre il pagamento del premio di produzione. v. rav.
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