Lo scandalo del petrolio a Torino quaranta a giudizio, assolto Rivera

Lo scandalo del petrolio a Torino quaranta a giudizio, assolto Rivera Le prime decisioni dei giudici sulla colossale truffa Lo scandalo del petrolio a Torino quaranta a giudizio, assolto Rivera TORINO — Parte da Torino la prima raffica di rinviati a giudizio per lo scandalo dei petroli. Saranno una quarantina i primi a doversi presentare davanti al tribunale per rispondere di contrabbando, associazione a delinquere, corruzione, falso ideologico. Sono petrolieri veri e fasi, funzionari statali e guardie di Finanza corrotte, cisternisti, autisti. Nel giro di alcuni anni (dal "71 al '76) hanno .frodato lo Stato per decine di miliardi, punta dell'iceberg dei duemila milairdi che fanno dello scandalo dei petroli uno dei più colossali della storia nazionale. Quello della Lookhed, al confronto, impallidisce. Il rinvio a giudizio dei quaranta è stato chiesto in questi giorni al giudice istruttore dottor Vaudano dal p.tn. Corsi dopo un anno e mezzo di indagini ricche di colpi di scena, arresti, fughe, sequestri di materiale scottante. La prima «tranche» dell'inchiesta torinese si riferisce al contrabbando di gasolio nel quinquennio '71-'76. Rimane ancora aperta a Torino un'altra corposa fetta di indagini sul traffico illecito di prodotti petroliferi (benzina, oli minerali e derivati) così come succede ih un'altra dozzina di citta del Nord Italia. Punto di partenza delle in¬ dagini dei giudici torinesi è stato un deposito di prodotti petroliferi in Val di Susa, la Isomar di Sant'Ambrogio. Apparentemente l'azienda è modesta, con pochi dipendenti ma in realtà la Isomar ha funzionato per anni quale centro di smistamento del contrabbando di prodotti petroliferi in tutta l'Alta Italia. «Cervelli» del traffico illecito Cesare Chiabotti e il figlio Pietro ora in dorato esilio in qualche accogliente Paese straniero. Per ottenere la libertà provvisoria dopo mesi di carcere avevano dovutoversare 100 milioni di cauzione. Bazzeccole per loro recuperare la somma, poi hanno preferito sparire dall'Italia. Meglio perdere 100 milioni (ma non è detto) che rischiare nuovamente la galera. Semplice il sistema escogitato dai Chiabotti per frodare lo Stato. Vendevano ad uso autotrazione il gasolio destinato a riscaldamento. Il prodotto ha le stesse caratteristiche salvo una diversa colorazione e, negli anni '71-76 oggetto dell'inchiesta, una diversa imposta da versare all'Erario: poche lire per il gasolio da riscaldamento, centinaia per quello ad uso autotrazione. Per riuscire nell'intento dovevano ovviamente «oliare» qualche compiacente funzio¬ nario pubblico o militare della Guardia di Finanza. Le tangenti distribuite dai Chiabotti per corrompere e ottenere una discreta collaborazione non si contano. Scoperti dai giudici hanno così subito il carcere o la denuncia, alti funzionari dell'Utif (è addetto alla riscossione delle imposte di fabbricazione), Gerardo Di Sapio, Enrico Ferlito, Domenico De Fazio Caputo, i marescialli della Guardia di Finanza Angelo Baron e Tito Mastropasqua. Questi i nomi dei rinviati a giudizio: Cesare e Pietro Chiabotti (responsabili Isomar), Giampiero Nobbio (direttore stabilimento Isomar), Enrico Ferlito, Gerardo Di Sapio, Domenico De Fazio Caputo, Giovanni Muscarà (tutti funzionari Utif), Tito Mastropietro, Angelo Barqn (marescialli della Guardia di finanza), Angelo Gianni e Giulio Agus (autisti Isomar), Sandro Lodigiani e Giovanni Trussardi (responsabili società petrolifera Ciei e Cia di Pavia), Bertocchi, Maccari, Piantoni, Castelli, Picinali (tutti autisti Ciei), Vittorio Gazzera (accomandatario società Caraglio Petroli), Franco Tansi (procuratore società Scom), Giuseppe Zunino (responsabile, società Sir), Antonio Villata (amministratore Petrolsole di Candiolo), Francesco Dorialiso, Sante Rondi- na (autisti trasportatori), Giovanni Pavan (acquirente gasolio), Francesco Arnaldi (responsabile Busto Petroli di Busto Arsizio), Giovan Battista e Federico Gamarini (responsabili Sip di Brescia), Pietro e Carlo Traversone, Francesco Moia (responsabili Nuova Petrol di Trezzano sul Naviglio), Enza Ciampi. Giovanni Fontanelli, Paolo Maestroni (responsabili Petrolchimica Sebrina di Trescore Balneario), Giuseppe Tescione (responsabile Tien), Giovanni Bordogna, Giovanni Arrigoni, Luigi Valota, Gianfranco Calvi, Luigi Damioli, Michele Barbieri, Battista Volpi, Germano Arrondel (tutti autisti Tien). Nell'inchiesta era entrato all'inizio anche l'ex capitano del Milan e attuale vicepresidente Gianni Rivera, imputato di falsa testimonianza e di concorso in contrabbando. Tra gli assegni sequestrati dai giudici ce n'era anche uno di SO milioni corrisposto dalla Isomar a Rivera. Come mai? In un primo tempo l'ex «golden boy» non seppe dare spiegazioni poi ha ammesso di aver ricevuto la «tangente» per forniture tra la Isomar e la società petrolifera dell'allora presidente del Milan. Albino Buticchi. Per i due reati Rivera è stato prosciolto. Guido J. Paglia