Cinque omicidi e naia battaglia notturna la sola certezza è il nome delle vittime

Cinque omicidi e naia battaglia notturna la sola certezza è il nome delle vittime Polizia e carabinieri indagano sulla sanguinosa guerra tra bande Cinque omicidi e naia battaglia notturna la sola certezza è il nome delle vittime Sono tutti collegati o possono essere divisi in due clan distinti? - Ogni ipotesi ha basi accettabili - Comunque c'è un legame col traffico di droga e col controllo della prostituzione Una lunga teoria di corone di fiori appoggiate lungo il muro dell'obitorio, e su ognuna di esse il nastro a lutto con lo slesso, laconico saluto: «Gli amici». Cosi Lorenzo De Vito, ucciso martedì pomeriggio a colpi di pistola in via Gubbio, ha ricevuto l'altra mattina l'estremo omaggio da quel mondo silenzioso e imperscrutabile cui apparteneva. Attorno alla vittima dei killer;;, un piccolo pregiudicato pugliese «commerciante d'auto», sono comparsi tanti fiori, corone costose, vetture eleganti ed anonimi «amici» : una cornice che non può non lasciare perplessi, misteriosa, enigmatica come lo stesso omicidio ed il suo movente. Ma quasi nulla di ciò che sta accadendo nel mondo della malavita torinese appare in questi giorni comprensibile. Poche ore prima dei funerali di Lorenzo De Vito, giovedì alle otto di sera, era morto ammazzato in corso Palermo un altro pregiudicato, Vincenzo Suraci, 48 anni, calabrese, trapassato da un intero caricatore di colpi calibrò nove sparatogli nella schiena da killers In auto. Nelle settimane precedenti c'erano stati gli omicidi di Gaetano Catalano, sgozzato a Trana, e di Paolo di Gennaro, fulminato da sicari davanti al Maria Adelaide, mentre fra i quattro delitti aveva fatto da intervallo la furibonda sparatoria con lupara e bombe a mano in piazza Carlina. Guerra per bande, si è detto, richiamando tutti i possibili moventi: dalla droga al contrabbando, alle bische, alla prostituzione. Ma un fatto sono le ipotesi, e un altro le prove certe. E su questo fronte neppure la biografia di Vincenzo Suraci è slata di aiuto alle indagini. Originario di Reggio Calabria, occupato molto saltuariamente come muratore, l'uomo era già stato denunciato per tentato omicidio, truffa ed altri reati comuni ; si è saputo che non abitava in via Emanuel 11 come scrit¬ to sul documenti, e che suo fratello, Giuseppe, è latitante e ricercato per l'omicidio del boss mafioso Giorgio De Stefano, assassinato nel novembre '78 sull'Aspromonte; infine l'autopsia ha confermato che ad ucciderlo sono stati otto colpi alla schiena, trapassanti. Tutto qui, e non è molto. Mancano collegamenti chiari tra questo delitto ed i precedenti, e manca soprattutto il movente: droga, sgarro tra malviventi, lotta di clan? L'auto rubata qualche giorno prima dell'agguato ha un'affinità con l'omicidio di Paolo Di Gennaro, e forse non è una semplice coincidenza che il giorno del furto della vettura sia stato martedì, lo stesso in cui veniva trucidato Lorenzo De Vito. Dal canto suo, la polizia trova nel delitto Suraci analogie forse utili con un fatto di sangue ancora precedente: l'assassinio di Giuseppe Jurato. in un bar di corso Principe Eugenio il 9 maggio di quest'anno. Anche in quell'occasione l'auto era stata rubata prima del delitto e anche allora, come gloedl sera, i killers avevano lasciato l'arma scarica sul sedile della vettura. Un comportamento da sicari professionisti, che si liberano dell'arma in quanto unico mezzo di prova che potrebbe incriminarli. Ma, a parte il gioco delle analogie, qualche luce nelle indagi-1 ni già s'intravede, anche se la polizia e carabinieri si muovono forse su tracce diverse. Secondo 11 capo della Mobile, Fersini, impegnato nella caccia ai killers con il vice, Sassi, vi sarebbejjrmai un collegamento abbastanza preciso (anche se tenuto per ora nascosto) tra gli omicidipatalano, DI Gennaro, e la sparatoria di piazza Carlina: tutti episodi con lo stesso denominatore comune, la droga, che potrebbe consentire svolte a breve termine nelle indagini. Moventi e matrici diverse avrebbero poi, sèmpre secondo la polizia, 1 delitti De Vito e'Suraci, forse più vicini agli interessi del racket che controllano bische, contrabbando e altri.'settori del crimine organizzato in città: può darei che qualche arresto — si dice — abbia lasciato scoperti alcuni posti «di coniando» e sia quindi scoppiata la lotta per conquistarli, con ordini che si intrecciano anche dal carcere. Secondo i carabinieri, invéce, un unico filo collegllerebbe tutti e quattro gli ultimi delitti: uno sgarro compiuto da sei persone a danno della malavita organizzata, nel settore della droga o del contrabbando. Ed ora, ad uno ad uno, i colpevoli starebbero scontando la mortale imprudenza. L'ipotesi, tanto affascinante quanto tragica, lascia però un dubbio di fondo: comèKbblano potuto, cioè, le ultime vittime farsi sorprendere indifese dai killers dopo aver visto cadere i primi complici. Anche -la risposta a questo interrogativo è rimandata ai prossimi giorni, sempreché la catena sanguinosa di delitti non s'allunghi ■k Uscito in libertà provvisoria dalle Nuove il 15 giugno dove era detenuto per furto, Salvatore Paone, 19 anni, via Tevere 32, Rivoli, è stato arrestato ieri dal maresciallo dei carabinieri Cavallo. In un mese di libertà il giovane pregiudicato aveva rubato sei motocicli e scippato due donne. «E' l'unico modo che conosco —ha confessato al sottufficiale — per procurarmi ì soldi die mi servono».

Luoghi citati: Reggio Calabria, Rivoli, Trana