I sogni proibiti dei chicanos

I sogni proibiti dei chicanos A milioni tentano di entrare clandestinamente negli Usa I sogni proibiti dei chicanos Sono messicani o abitanti di altri Stati centro-americani, come i tredici morti la settimana scorsa nel deserto dell'Arizona - La maggior parte ingrossa il sottoproletariato di Los Angeles, San Antonio, Austin e Houston, o è confinata in «colonias» sporche e affollate DALLA REDAZIONE DI NEW YORK NEW YORK — La settimana scorsa, nel deserto di Sonora, in Arizona, immortalato da John Ford nei suoi film western, sono morti di sete tredici, o forse più, immigrati clandestini provenienti da El Salvador. Ognuno aveva pagato sino a un milione di lire per mettere piede nella favolosa America: il suo sogno di benessere è svanito nei 60 gradi all'ombra, tra i cactus e presso le montagne a cono, dove immaginava invece di trovare giardini e grattacieli. Due sopravvissuti al caldo soffocante sono stati accusati dì aver fatto entrare illegalmente il gruppo attraverso il confine messicano, e rischiano di essere condannati per omicidio. L'accusa riguarda Nunez Guardaeo, salvadoregno, che avrebbe organizzato il viaggio, e Preciaeo Navarro, messicano, che avrebbe fatto da guida. Sono stati condannati à pagare un'ammenda di 50.000 dollari ciascuno, ma se saranno riconosciuti responsabili dell'immigrazione illegale, potranno essere condannati a cinque anni di detenzione. L'episodio è stato particolarmente tragico, ma non è né il primo né l'ultimo lungo i 3000 chilometri di confine fra Usa e Messico. L'immigrazione clandestina è infatti la «piaga maledetta», come la chiamava Steinbeck, degli splendidi, assolati territori americani che dal Pacifico corrono all'Atlantico: la California, l'Arizona, il Nuovo Messico e il Texas. Si calcola che ogni anno un milione circa di persone, per il 70-80 per cento messicani, varchi i confini illegalmente. La maggioranza sono «braceros», braccianti agricoli, uomini abituati a lavorare una stagione, che rientrano in patria con soldi sufficienti ad assicurare la sopravvivenza della famiglia per l'inverno. Ma molti vengono in America per restare, e formano le coorti di «chicanos» che ingrossano sempre di più il sottoproletariato di Los Angeles, Phoenix, Albuquerque, San Antonio, Austin e Houston. L'ex direttore all'Immigrazione, Leonel Castillo, ritiene che gli immigrati clandestini siano 6 milioni, ma secondo i giornali sono il doppio. La storia di questa immi grazione è drammatica e inquietante. I territori in cui si snoda fanno parte dell'epopea del West, con la Monument Volley, Fort Apache, città di frontiera come El Paso, vicende quali la sfida all'O.K. Corrai. I coloni che vi arrivarono intorno al 1870, delusi della corsa all'oro in California o ansiosi di sfuggire all'industrializzazione dell'Est, vi trovarono prima pascoli per il bestiame in vallate isolate, poi minerali sulle montagne. Ma per sopravvivere nel deserto bisognava imparare dagli indiani, che tenevano pietruzze in bocca per salivare e resistere alla sete, e conoscevano le soroenti d'acqua. I discendenti dei coloni non amano i «chicanos», portatori di una cultura diversa, del cattolicesimo, e soprattutto di famiglie numerose e salari bassi. Li emarginano nelle «colonias», insediamenti di migliaia dì persone, dove si ricreano le condizioni di sottosviluppo di certe aree del Centro America: niente acqua, niente impianti igienici, niente strade. Da Washington, il governo federale cerca di tenerli lontani. Dove sorgono importanti nodi urbani, stradali e ferroviari di confine ergono fili spinati, reticolati, palizzate, tanti piccoli muri di Berlino. Sceriffi in automobile, con cani, pattugliano le carrozzabili. La legge prevede che non possano entrare negli Stati Uniti più di 20 mila im¬ migranti l'anno, e più di mille braceros» stagionali dal Messico. Per Leonel Castillo, le «colonias» con le loro «casitas» di fango e i ghetti ispano-americani delle metropoli sono bombe a orologeria». Casato propone una revisione dei trattati consolari tra gli Stati Uniti e il Messico, El Salvador, il Guatemala e il Nicaragua, dove la repressione politica spinge la gente a scappare. Egli sottolinea che è impossibile pattugliare 3300 chilometri di frontiera, desertici verso il Pacifico, segnati dal celebre Rio Grande verso l'Atlantico. Spiega che i clandestini passano dì notte, carichi di borracce per non fare la fine degli sventurati della settimana scorsa, o a nuoto, o a guado, seminudi, dove il Rio Grande si riduce a un ruscello. Ci vorrebbero le intere forze armate americane per respingerle. Non pochi, tra i «chicanos», riescono a fare fortuna. Hanno già amici o parenti negli Stati Uniti, qualcuno con la cittadinanza americana, che li guida nei meandri del diritto e dell'industria. Dopo qual¬ che anno, costoro lasciano i ghetti e le «colonias», e danno vita a comunità esemplari. Sono buoni lavoratori, buoni padri di famiglia. Imprimono a parti intere della California, dell'Arizona, del Nuovo MessiiMiiiiiMiiiiitiiMiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiimiiiiM CENTO ANNI FA GAZZETTA PIEMONTESE (Sabato 17 luglio 1880) Gli arresti CATANIA — Rigorosissime visite domiciliari ed importantissimi arresti venivano praticati a Catania in seguito a dispacci venuti da Roma e dal potere giudiziario di Siracusa. Gli arrestati erano quattro e fra essi vi è compreso il cavaliere della Corona d'Italia Sebastiano Gallo, consigliere comunale e provinciale, ex candidato del collegio di Vizzini. Altro arrestato è certo Sgrai, detto Montecristo, per le non poche ricchezze sapute accumulare in tempo brevissimo e in modo non a tutti conosciuto. co, del Texas, caratteristiche proprie: la musica, le chiese, il rispetto per la patria d'acquisto. Contribuiscono all'evoluzione di una nazione nuova, la «Mexamerica», come ha scritto la Washington Post. Il loro peso politico è notevole: lo sapeva bene Nixon, che lo usava, lo ha scoperto di recente Kennedy, alfiere dei diseredati. I più tuttavia trasferiscono solo geograficamente la miseria e lo sfruttamento. Sono vittime tre volte: dei contrabbandieri, che monetizzano i loro sogni; di affaristi senza scrupoli, che li taglieggiano vita naturai durante (per una «casita», ci vogliono 10 dollari di deposito, e poi 10 al mese per l'intera permanenza). Infine del pregiudizio popolare, che assume forme impressionanti: c'è chi spara se scorge un ispano-americano sulla sua proprietà. Ogni anno nel Texas si celebrano processi contro gli assassini di immigrati clandestini che rubacchiano nelle cucine per sfamarsi. Tutto ciò contribuisce a generare una criminalità «chicana», forme mafiose, odi di clan e di razza.